TUTTI I DATI DAI PAESI EUROPEI - In Germania la Merkel crolla, ma resta primo partito con l'alleato bavarese Csu. Exploit delle liste ambientaliste anche in Francia (terzi), Irlanda e Finlandia. Conservatori in testa in Polonia con oltre il 40%, mentre in Spagna e Portogallo i socialisti vanno oltre il 30% voti. Tories affondano nel Regno Unito
Verdi in Germania al 25%, i socialisti volano in Spagna e Portogallo oltre il 30%. Marine Le Pen che scavalca Macron in Francia e il premier greco Alexis Tsipras che, sconfitto, chiede elezioni anticipate. Nel Regno Unito, dove permane lo stallo per il mancato divorzio della Ue, come da previsioni vince il Brexit Party di Nigel Farage con oltre il 32% mentre i Tories di Theresa May sprofondano al 10-12%. Guardando a Est, invece, in Ungheria è plebiscito per Fidesz di Viktor Orban che sfonda il 52%, mentre in Polonia i conservatori al governo di Diritto e Giustizia volano oltre il 40%.
Sono questi i primi dati che emergono alla chiusura delle urne nei 28 Paesi andati al voto per eleggere il nuovo Europarlamento (qui i dati che riguardano l’Italia) e secondo le ultime proiezioni il Ppe ha 177 seggi, S&D 147, Alde 101, i Verdi 70, i Conservatori e riformisti europei 60 seggi, Europa delle Nazioni e della Libertà (Enl) – nel quale siedono anche Salvini e Le Pen – 57. Una tornata di Europee che registra l’affluenza più alta degli ultimi 20 anni e segna la prima inversione di tendenza rispetto a un progressivo, inesorabile incremento dell’astensionismo registrato dal 1979, quando per la prima volta i membri dell’Europarlamento vennero eletti a suffragio universale. Per quanto riguarda l’affluenza complessiva, si tratta della più elevata degli ultimi venti anni: secondo le stime diffuse dal portavoce del Parlamento europeo per i 27 Paesi si avvicina al 51%. Dipenderà poi dall’affluenza registrata nel Regno Unito, se sarà al 49% o salirà al 52%. Dati che segnano una sensibile inversione di tendenza. Nel ’79, infatti, l’affluenza alle urne nell’allora Comunità europea formata da otto Paesi membri fu del 61,8% per scendere poi mano a mano fino 42,6% del 2004 nell’Ue a 28. Ecco la situazione nel dettaglio:
Germania
In Germania le proiezioni delle 23 confermano il trend per le elezioni europee offerto dagli exit poll diffusi alla chiusura dei seggi, alle 18. La Cdu, con l’alleata bavarese Csu, è il primo partito con il 28,1%; la Spd si attesta al 15,5, perdendo l’11,8%; i Verdi sono il secondo partito con il 20,8 (+10,1); la Linke raggiunge il 5,5%, perdendo l’1,9% e l’Afd si ferma al 10,9%, con un +3,8%. I liberali della Fdp sono al 5,4%. Tutti gli altri partiti ottengono il 13,4%.
Francia
In Francia il Rassemblement National di Marine Le Pen primo partito con il 24,7% dei voti. La Republique en Marche di Emmanuel Macron è al 21,62%. Sorpresa della lista Europe-Ecologie le Verts. Secondo le prime stime, i Verdi guidati da Yannick Jadot sono il terzo partito alle Europee, con il 13,1% dei voti, scavalcando la destra dei Republicains dati all’8,3%. Socialisti e France Insoumise di Melenchon a pari merito con il 6,7%, entrambi oltre la soglia di sbarramento del 5%.
Ungheria
Affluenza record (42,3%) e vittoria travolgente di Fidesz, il partito del premier Viktor Orban, alle europee in Ungheria, dopo una campagna tutta giocata in chiave anti-immigrazione.
Secondo i dati quasi definitivi dell’ufficio elettorale nazionale, Fidesz ha ottenuto il 52,3% dei voti. Secondo partito sono i democratici (Dk) con il 16,3%, poi Momentum (liberali) al 9,7%, i socialisti (Mszp) al 6,6% e Jobbik (nazionalisti) al 6,5%. Sotto lo sbarramento di 5% tutti gli altri partiti, prima di tutto i Verdi (Lmp), gli estremisti di destra e le altre formazioni minori.
I 21 eurodeputati che spettano all’Ungheria sarebbero così ripartiti: 13 a Fidesz, democratici 4, Momentum 2, socialisti 1, Jobbik 1. Gli eletti dei democratici e dei socialisti aderiranno certamente al gruppo socialista (S&d) a Strasburgo, quelli del Momentum al gruppo liberale (ALDE), il deputato di Jobbik al gruppo degli indipendenti, mentre è ancora in bilico l’appartenenza futura degli eletti di Fidesz, sospeso dal Ppe. “Sceglieremo il nostro gruppo in funzione della politica futura del Ppe”, ha avvertito Orban, lasciando aperta la questione.
Spagna
Il Psoe del premier Pedro Sanchez ha vinto le elezioni europee in Spagna. Con l’85% dei voti scrutinati, i socialisti hanno ottenuto il 32,94% dei voti, pari a 20 dei 54 seggi assegnati al Paese, i popolari ne ottengono 12, Ciudadanos 7, Podemos 6, mentre l’estrema destra di Vox ne prende tre.
Regno Unito
Il nuovo Brexit Party di Nigel Farage trionfa con il 32%, secondo una prima proiezione nazionale della Bbc, che dà i LibDem filo-Ue secondi al 19% (+11%), il Labour terzo in calo al 16, i Verdi (due punti in più) all’11, e i Tory solo quinti crollati al record negativo storico dell’8%. Secondo il sito Europe Elects, i partiti a favore del Remain raggiungono il 40%, mentre quelli per una ‘hard brexit’ sono al 35,1%.
Polonia
Il partito ultraconservatore Diritto e Giustizia (PiS/Ecr) di Jaroslaw Kaczynski è in testa nel voto per le Europee in Polonia col 42,40%. Lo segue a stretto giro la Coalizione europea, la lista unica formata dai principali partiti di opposizione, tra cui la Piattaforma civica di Donald Tusk. Emerge dalle stime sulla base degli exit poll, pubblicate dal Parlamento europeo. Kukiz’15, gli alleati del M5S, col 4,10% non riescono invece a superare la soglia di sbarramento, fissata al 5% in Polonia.
Austria
Volano in Austria i popolari di Sebastian Kurz, che pure domani deve affrontare un voto di sfiducia. Secondo dati ufficiali ma non ancora definitivi in attesa dei voti per posta, l’Oevp avrebbe il 35,5% dei voti, l’8,5% in più rispetto al 2014. Il risultato, ha sottolineato il presidente del partito, Karl Nehammer, è “un forte voto di fiducia nel cancelliere Kurz“. Tiene l’estrema destra del Fpoe, travolto dallo scandalo dei presunti finanziamenti russi in cambio di appalti, che è costato le dimissioni al leader Heinz-Christian Strache: avrebbe il 18,1 per cento, l’1,6% in meno rispetto a cinque anni fa. Secondi i socialdemocratici, con il 23,6%, in lieve calo rispetto al 24,1% del 2014, mentre quarti sono i Verdi, con il 13%, seguiti dai liberali del Neos, all’8,1%.
Grecia
In Grecia il principale partito di opposizione Nea Dimokatia di Kyriakos Mitsotakis (centrodestra) che fa capo alla famiglia del Partito popolare europeo, è in testa con il 36%, secondo i primi exit poll diffusi da Europe Elects. Il partito di sinistra Syriza, del premier Alexis Tsipras, tiene con il 27%, ma scivola al secondo posto. Arretra la formazione di estrema destra Alba Dorata, che si attesta al 6%. Nel 2014 Syriza aveva ottenuto 6 seggi (26,57%), Nuova Democrazia 5 (22,72%), Alba Dorata 3 (9,39%).
Danimarca
Secondo gli exit poll in Danimarca i socialdemocratici, guidati dalla leader Mette Frederiksen, sono in testa con il 22,9%, un risultato migliore di oltre 3 punti percentuali rispetto alle elezioni del 2014 (19,1%). Al secondo posto, i liberali di Venstre, con il 20,5%, in aumento dal 16,7 di cinque anni fa. Crollano invece gli euroscettici del Partito del popolo danese, dato al 13,2% rispetto al 26,6% del 2014. Il Partito socialista danese, di stampo ambientalista, otterrebbe invece il 12,3% dei consensi (+1,3%). L’ala più di sinistra del Paese è data al 9,4% con la Sinistra radicale (+2,9%) e il partito dei Rossi-Verdi al 6,2%. Il Movimento Popolare contro l’Ue otterrebbe il 4,10%, dimezzando il risultato ottenuto cinque anni fa (8,10%).
Portogallo
I socialisti del premier Antonio Costa al 34% nelle elezioni europee. Secondo i primi dati, il Ps avrebbe il 33,8% dei voti, seguito, dai socialdemocratici al 22,7%, mentre il Blocco di sinistra si attesterebbe intorno al 9,5%.
Finlandia
In Finlandia, secondo gli exit poll, i conservatori del National Coalition Party sono in testa con il 20,9%, seguiti dai socialdemocratici al 16,7 (che perdono così il primato ad appena un mese dalle elezioni politiche), dai Verdi al 14,4 e dal Partito di Centro. Indietro i Veri Finlandesi alleati della Lega di Matteo Salvini, che sono al 13,1%: in calo di 4 punti rispetto alle elezioni politiche di aprile che li avevano consacrati come secondo partito. Liike Nyt, il partito finlandese fondato dal businessman Harry Harkimo, presidente della squadra di hockey su ghiaccio Jokerit, tra i possibili alleati del Movimento Cinque Stelle per formare un nuovo gruppo, non dovrebbe conquistare seggi nel Parlamento Europeo. Secondo i risultati provvisori delle elezioni europee in Finlandia diffusi dal Parlamento Europeo poco fa, i 13 seggi del Paese scandinavo dovrebbero essere distribuiti così: tre al Ppe, tre all’Alde, due ai Verdi, due ai Socialisti, 1 alla Gue/Ngl e 2 all’Ecr. In Finlandia non esistono soglie di sbarramento.
Croazia
In Croazia le prime stime danno in vantaggio i conservatori del primo ministro Andrej Plenkovic con il 23,4 per cento dei voti, che varrebbero quattro europarlamentari che si uniranno al gruppo del Ppe. Al secondo posto, secondo le emittenti croate, vengono dati i socialdemocratici con il 18 per cento delle preferenze che esprimerebbero tre eurodeputati. Avrebbero superato la soglia del cinque per cento necessaria a ottenere seggi altre cinque formazioni politiche, due delle quali di destra estrema. Tra queste cinque anche Muro umano (Zivi zid), alleati di M5s. Queste liste sono solamente uno o due punti sopra il cinque per cento ed è pertanto necessario attendere i risultati ufficiali per conoscere la distribuzione dei mandati.
Bulgaria
In Bulgaria, stando ai primi exit poll, risulta in testa il partito conservatore Gerb del premier Boyko Borissov. L’agenzia Gallup International gli assegna il 30,5% dei voti e sei seggi dei 17 spettanti alla Bulgaria al Parlamento europeo. Seguono il partito socialista all’opposizione, con il 25,4% e cinque seggi, e il partito della minoranza turca, Dps, con il 12,8% e tre seggi. Al quarto posto, con l’8% dei voti, si piazzerebbe il partito nazionalista Vmro con 2 seggi. La coalizione di centrodestra Bulgaria democratica raccoglierebbe, a sorpresa, il 6,5% dei voti superando lo sbarramento del 5,88% e ottenendo un seggio. L’affluenza alle urne, secondo le prime indicazioni, è stata bassa, poco più del 30% (alle politiche si attesta solitamente fra il 50 e il 60%).
Irlanda
In Irlanda il Finn Gail (Ppe, europeista) del premier Leo Varadkar si conferma primo partito, secondo le proiezioni aggiornate di queste ore, con un 29% di voti e una previsione di 4 seggi. Restano al palo gli storici rivali del Fianna Fail (Alde) che nelle parallele elezioni locali sono testa a testa con il partito governo, ma alle Europee rischiano di cedere persino il secondo posto ai Verdi, che volano dall’1,6 al 15%: per di più con 2 seggi probabili (contro solo uno del Fianna Fail) grazie alla concentrazione dei loro consensi in una delle tre circoscrizioni nazionali del Paese, quella di Dublino. Altri due seggi dovrebbero andare allo Sinn Fein (sinistra nazionalista), pur in calo dal 15 al 13%, e due a indipendenti di sinistra (tutti e 4 destinati al gruppo europeo Gue/Ngl). Nessuna forza euroscettica di rilievo era in corsa nel Paese, dove l’affluenza resta attorno al 50%. In totale l’Irlanda elegge 13 deputati, due quali congelati fino a che il Regno Unito non concederà la sua quota ratificando la Brexit.
Malta
A Malta si conferma la netta vittoria del partito laburista del premier Joseph Muscat, al 55%, secondo le stime delle 18. I centristi del partito nazionalista seguono al 37%. Nell’arcipelago si è votato ieri.
Cipro
A Cipro vince il partito conservatore e membro del Ppe Disy, col 31,8% dei voti, conquistando 2 dei 6 seggi che spettano al Paese nell’emiciclo europeo. Emerge dalle prime stime ufficiali del Parlamento europeo. In crescita anche il partito di estrema destra Elam, che raggiunge l’8,8%, mentre nel 2014 aveva ottenuto il 2,69%. Tiene la formazione di sinistra Akel membro del gruppo europeo Gue/Ngl col 26%, conquistando a sua volta due seggi. I centristi di Diko e il movimento dei social democratici Edek, entrambi della famiglia dello S&D, ottengono rispettivamente l’11,9% e il 9,8% l’altro, entrambi in crescita rispetto al 2014.
Romania
In Romania i primi exit poll danno testa a testa il partito socialdemocratico al governo (Psd) e il principale partito di opposizione, il Pnl (Partito nazionale liberale): entrambi si attestano, secondo i primi dati, al 25,8%. Ottimo risultato che va anche oltre le aspettative per la neoformazione (anch’essa di opposizione) dell’Usr (Unione Salvati Romania, una sorta di Movimento 5 stelle romeno), che secondo i primi exit poll della Curs-Avangarde, sfiorano il 24% delle preferenze. Molto più indietro le altre formazioni e crollo dell’Alde che, almeno per il momento, non ha toccato neppure il 5% delle preferenze. L’affluenza era del 46,34% un’ora prima della chiusura dei seggi alle 21 locali (20 italiane), oltre 20 punti in più rispetto alle Europee del 2014, quando l’affluenza finale fu del 25,5%. Anche il referendum su giustizia e anticorruzione, svoltosi in contemporanea al voto europeo, è risultato valido, avendo registrato un’affluenza di circa il 40%, molto al di sopra del quorum minimo del 30% previsto dalla legge.
Lettonia
Dimezza i propri consensi in Lettonia ma resta primo il partito Unità, dove milita l’attuale vicepresidente della Commissione europea ed ex primo ministro del paese baltico Valdis Dombrovskis. Se nel 2014 il partito ottenne il 46,2% stavolta si è fermato al 26%, secondo le stime pubblicate dal Parlamento europeo. Non sfonda e arriva secondo con il 17,50% il partito filorusso Armonia.
Estonia
Il Partito Riformista è in testa, secondo i risultati provvisori, con il 26,2%, seguito dai socialdemocratici con il 23,3%. I conservatori euroscettici di Ekre sono soltanto quarti, al 12%, superati dal Partito di Centro (Ke). Ekre, appena due mesi fa, alle elezioni nazionali, era risultato il primo partito. Risultato minimo per Ere, gli alleati del Movimento 5 Stelle, fermi all’1,3%.
Slovenia
Stando ai risultati finali pubblicati sul sito della Commissione elettorale nazionale, hanno votato 482.300 cittadini, pari al 28,29% degli elettori. Con il 99,91% delle schede scrutinate, il ticket formato da Partito democratico sloveno (SDS, conservatore) e Partito popolare sloveno (SLS) ha raccolto oltre il 26,43% delle preferenze, seguito dai Socialdemocratici (SD), al 18,64%, e dalla Lista del Primo ministro Marjan Sarec (LMS), che è ora la terza forza del paese, con il 15,58%. Riesce a mandare un deputato a Strasburgo anche il partito dei cristiano-democratici di Nuova Slovenia (NSi), che ha ottenuto l’11,07% delle preferenze. Fra i delusi rimasti all’asciutto figurano gli altri partiti dell’esecutivo di minoranza, dalla Sinistra (Levica), ferma al 6,34%, al Partito dei pensionati (DeSUS), che ha ottenuto il 5,66% dei voti. Intorno al 4% il Partito di Alenka Bratusek (SAB), che ha ottenuto solo una manciata di voti in più del Partito nazionale sloveno (SNS) di Zmago Jelincic. Male il Partito moderno di centro (SMC) guidato da Miro Cerar, ministro degli esteri del governo Sarec, che ha ottenuto l’1,6% dei voti.