In carcere con l’accusa di associazione per delinquere, Pietro Tatarella (FI) ha raccolto quasi mille voti. Lara Comi, europarlamentare uscente travolta dalla stessa inchiesta, ne riceve 32mila. Il suo destino appeso alle scelte di Berlusconi, altro condannato in cima alla lista dei cinque "impresentabili" della commissione Antimafia, ma raccoglie 557mila preferenze. Débâcle del Pd in Umbria dopo lo scandalo sanità che ha travolto Marini
La legalità è un flebile faro nell’urna. Mentre si votava era in carcere, perché arrestato nell’ambito dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano su appalti e tangenti in Lombardia. E tuttavia Pietro Tatarella, astro nascente di Forza Italia candidato alle europee ha raccolto nella circoscrizione Nord-Ovest quasi mille voti: 465 a Milano e 981 in tutta la circoscrizione. Se si allarga il campo alla provincia di Milano Tatarella ha ottenuto 657 voti, mentre in tutta la Lombardia le preferenze sono state 868. C’è, dunque, anche chi ha votato per Tatarella (in prigione) da fuori regione. Ha fatto il pieno di voti anche un altro esponente di spicco di Forza Italia. L’europarlamentare uscente Lara Comi – indagata per finanziamento illecito dalla Dda di Milano – ha raggiunto quasi 32mila preferenze. Il suo ritorno al Parlamento Europeo dipenderà dalla scelta di Berlusconi: se non opterà per la Lombardia, garantirà la sua rielezione. Ex assistente di Maria Stella Gelmini, resta così in corsa per il terzo mandato. La prima volta aveva raccolto 63mila preferenze, la seconda 83mila, c’è caso che anche al (suo) minimo storico torni sugli scranni dell’Europarlamento, al quale dal 2017 sta pagando a rate 126 mila euro per aver assunto la madre come assistente tra il 2009 e il 2010.
Le inchieste giudiziarie a ridosso del voto sembrano invece aver sortito effetto in Umbria, con la Lega che strappa la “rossa” diventando il primo partito e il Pd che crolla al 23% dal 50 che aveva, evidentemente penalizzato dallo scandalo sanità che ha travolto la presidente Catiuscia Marini e dal balletto sulle sue dimissioni che ha tenuto banco per settimane. Quasi tutti e cinque gli “impresentabili”, annunciati come tali dalla Commissione parlamentare Antimafia, l’indomani del voto sorridono. Silvio Berlusconi in primis, pregiudicato ma ancora imputato di più reati di corruzione (prossima udienza il 10 giugno, a due settimane dal voto) ha ottenuto più di due milioni di voti. L’ex presidente del consiglio, condannato in via definitiva per frode fiscale nel 2013, decaduto per la legge Severino e poi riabilitato nel maggio scorso. Il bollo d’impresentabile per l’ex cavaliere, però, è legato ai procedimenti in corso.
Non ha fatto certo il pieno, ma neppure è rimasto alla cerchia dei familiari l’ex assessore Giovanni Paolo Bernini, lista Berlusconi Fi, condannato a marzo dalla Corte d’Appello di Bologna per corruzione ma in corsa per Parma: per lui dalla circoscrizione centro sono arrivati 724 consensi, che pochi non sono, visto che la Lega che è primo partito ne raccoglie col candidato parmigiano Emiliano Occhi poco più di duemila. Il terzo della “lista nera” è l’europarlamentare uscente Salvatore Cicu, (riciclaggio). I sardi lo bocciano revocando metà delle preferenze che aveva raccolto alle europee del 2014, questa volta arriva quart’ultimo nella lista di FI e ottiene “solo” 28.470 voti. Imputata per associazioni sovversive, la candidata di Casapound Emmanuela Fiorino a Napoli raccoglie 538 voti. La commissione Antimafia aveva poi indicato altri due nomi con riferimento alla Legge Severino, entrambi in corsa per le comunali di Bari. Sono Francesco Lezzi della lista Di Rella Sindaco, su cui pende una condanna per detenzione di sostanze stupefacenti e Annunziata Mega della lista Pensionati, che ha due condanne per ricettazione continuata. Lo spoglio non è ancora iniziato.