I greci votano per l’Europa, ma non per quella di Tsipras. I liberal-conservatori di Nea Dimokratia sono il primo partito nelle urne europee e anche nelle regionali (in 12 su 13 totali), distaccando di quasi 10 punti Syriza e la parabola di Alexis Tsipras. Il premier, ammettendo già nelle prime ore post spoglio la sconfitta, annuncia elezioni anticipate per il 30 giugno, in concomitanza con i ballottaggi delle amministrative. Positiva la prima reazione della borsa di Atene, con i titoli bancari in spolvero. Piraeus Bank ha registrato il maggiore aumento, con un incremento del 18,75%.

Nea Dimokratia registra il miglior risultato dal 1981 mentre Syriza paga anche una strategia che non contemplava, per ragioni tattiche, l’alleanza con il centrosinistra di Kinima (giunto al 7%) e, per ragioni personali, con il movimento Dema dell’ex ministro Yanis Varoufakis (al 3%). Numeri che avrebbero portato Tsipras alla pari con la Nd di Kyriakos Mitsotakis, lanciato a questo punto verso la premiership. Quest’ultimo, figlio di Konstantinos Mitsotakis, primo ministro dal 1990 al 1993 e fratello di Dora Bakoiannis, già ministro degli esteri, è molto vicino alla cancelliera Angela Merkel e lo scorso gennaio è stato l’ospite internazionale dell’annuale conclave della Csu in un castello tedesco.

“Siamo andati contro corrente, mantenendo la nostra integrità. Abbiamo portato il paese fuori dai memorandum – ha detto Tsipras – Siamo riusciti a impostare un piano per la ripresa dell’economia greca, non ci siamo nascosti, abbiamo detto la verità. Abbiamo chiesto con coraggio la fiducia del popolo greco. Il risultato delle elezioni non è degno delle nostre aspettative. Non lo ignorerò”.

Dubbi sulla tenuta dei conti di Syriza arrivano dal capo economista dell’Esm Rolf Strauss, secondo cui sarà difficile ottenere quest’anno un avanzo primario del 3,5% in seguito alle misure annunciate. Parole che si posizionano nel solco di quelle pronunciate da Klaus Regling in occasione dell’Eurogruppo di dieci giorni fa, quando fece trapelare un’oggettiva preoccupazione per le promesse elettorali del primo ministro greco. Il riferimento era alle misure fiscali annunciate da Syriza negli ultimi tre mesi,  che secondo Strauss “non sono realmente favorevoli allo sviluppo a medio e lungo termine, e questo è preoccupante per noi, visto che siamo di gran lunga i creditori a lungo termine della Grecia”.

Quale sarà a questo punto la ricetta liberal-conservatrice per i conti greci? Mitsotakis, formatosi ad Harvard, che il World Economic Forum ha incluso tra i “100 leader futuri più promettenti”, propone uno choc fiscale per far ripartire la Grecia, grazie al 50% in meno di pressione fiscale per imprese e commercianti. L’obiettivo è concedere un po’di ossigeno per favorire una ripresa delle assunzioni. I nodi però si ritrovano alla voce ricapitalizzazioni, imprescindibili per sanare la questione relativa ai prestiti, passaggio sul quale si è espresso anche l’ex premier socialista Kostas Simitis, paventando il rischio di un nuovo memorandum per la Grecia.

Le coperture andrebbero trovate con un nuovo piano di privatizzazioni, lo sfruttamento degli idrocarburi (il cosiddetto comparto gas & oil) che abbondano in Grecia, passaggio questo che si lega a doppia mandata al nuovo ruolo che il paese sta assumendo alla luce dei gasdotti. Non solo il Tap, ma anche il Tanap (con la Bulgaria) e l’Eastmed (con Israele e Cipro) stanno trasformando la Grecia in player strategico nel quadrante euromediterraneo. Ultimo accordo, in ordine di tempo, quello tra Il Cairo e Nicosia per un nuovo elettrodotto il cui cavo passerà dall’isola di Creta.

Non solo energia, c’è anche la geopolitica a giocare un ruolo: da quando il Pentagono ha deciso per il progressivo disimpegno dalla base turca di Incirlik, la Grecia è diventata nuovo hub militare degli Usa nel Mediterraneo orientale, con tre basi a disposizione di mezzi e uomini a stelle e strisce. Inoltre Washington, che ha venduto ad Atene 70 elicotteri OH-58D Kiowa Warrior, non vedrebbe di buon occhio la prospettiva di Huawei pronta ad aprire un polo in Grecia, così come annunciato di recente. Il tutto mentre la Turchia ha avviato la sua più imponente esercitazione militare con la presenza di 130 navi e 25mila uomini nell’Egeo, lì dove Exxon, Eni e Total si sono aggiudicati le licenze esplorative. Esplorazioni che si annunciato anche al largo di Creta e delle isole ioniche.

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