L’ultima a metterci piede è stata la Reyer Venezia, uscita vincente dal quarto di finale più brutto dei playoff scudetto di basket. La squadra lagunare è la semifinalista che mancava alla Serie A (87-62 a Trento, MarQuez Haynes 23 punti) per completare il quadro degli accoppiamenti più scontati.
Alla fine, c’è la storia del campionato tra le quattro sopravvissute: Milano, Cremona e proprio Venezia hanno sostanzialmente fatto corsa a parte per le prime tre posizioni, mentre dietro è stata bagarre per accedere agli altri 5 posti che garantivano il pass per le sfide scudetto, con Sassari coinvolta ma solo perché non ha mai giocato a pieni giri nelle mani di coach Vincenzino Esposito. Poi è arrivato Gianmarco Pozzecco e, dopo la Final Eight di Coppa Italia, correva il mese di febbraio, la Dinamo ha praticamente solo vinto. Insomma, il puzzle delle semifinali sembrava proprio destinato a essere questo.
I guai sono tutti per l’Olimpia Milano di Simone Pianigiani, uscita con mille incertezze dal faccia a faccia con la Sidigas Avellino, costretta a gara-5 e aggrappata a James Nunnally per continuare a inseguire il bis tricolore, e ora accoppiata al peggior cliente possibile. Per quanto visto nei quarti, Sassari allo stato è invincibile. E ha la struttura per mettere davvero in difficoltà i biancorossi, col vantaggio di affrontare Milano in una serie su 5 partite – non su 7 come sarebbe accaduto in finale – e di conseguenza non margini minori di correzione da parte dei campioni in carica in caso di eventuali svarioni. Possiamo dirlo, quindi: Olimpia-Dinamo ha il sapore della finale anticipata e chi vincerà sarà la candidata numero uno allo scudetto. A bocce ferme, la squadra di Pozzecco parte 50-50 per diversi motivi, nonostante il fattore campo.
In primis la fiducia: non perde da 80 giorni, mentre l’Olimpia ha avuto un girone di ritorno al minimo sindacale e ha ceduto 2 volte di fronte a una Avellino costretta a fare i numeri per sopperire alle assenze. Poi lo stato di grazia degli italiani: Pozzecco ha rigenerato Achille Polonara, Stefano Gentile e fatto fiorire Marco Spissu. Pianigiani, invece, i suoi li usa poco e le prestazioni sono lì a testimoniarne il peso specifico. Terzo: Milano ha due incognite pesanti come Nemaja Nedovic, appena rientrato, e Mike James, ancora in infermeria. Ultimo, ma non meno importante: la stazza fisica di Sassari, soprattutto vicino a canestro, non ha nulla da invidiare a quella dell’Olimpia, che spesso “gioca” con i propri centimetri quando è in difficoltà. Jack Cooley e Rashawn Thomas saranno clienti scomodi. Si inizia al Forum di Assago mercoledì alle 20.45.
Ventiquattr’ore più tardi si alza il sipario su Vanoli Cremona-Reyer Venezia. Qui, per quanto visto nei quarti, i favoriti sono i lombardi di Meo Sacchetti. Più fresca (ha chiuso la serie con Trieste sul 3-1) e più pimpante (segna più di 80 punti da 11 partite; mentre i lagunari ne hanno realizzati meno di 70 in 4 partite contro Trento, andando sotto i 60 in due occasioni), Cremona ha dalla sua anche il fattore campo e un Andrew Crawford in formato Eurolega.
Negli ultimi mesi, invece, coach Walter De Raffaele ha visto i suoi uomini migliori giocare a intermittenza senza riuscire ad avere punti di riferimento costanti in attacco. Certo, Sacchetti predica un basket molto libero, dove la difesa è arma opzionale per vincere le partite e questo potrebbe favorire Venezia nel ritrovare ritmo e fiducia. Ma se la Vanoli gioca la sua pallacanestro, senza pensare troppo a cosa c’è in palio, il coach della Nazionale potrebbe trovarsi a rivivere quanto fatto a Sassari nel 2014/15, quando si giocò (vincendolo) lo scudetto. Magari affrontando proprio con la “sua” Dinamo, ora allenata da quel Pozzecco che ha distillato le ultime gocce del suo talento a Capo d’Orlando proprio sotto la guida di Sacchetti. Uno strano incrocio del destino a sei vittorie dal materializzarsi sul parquet.