Un po’ dopo mezzanotte di domenica arriva il colpo di scena. Le prime proiezioni propongono quei risultati delle elezioni europee che verranno poi confermati nella notte, risultati netti e piuttosto clamorosi, con Matteo Salvini oltre il 30% e i Cinque Stelle ben al di sotto del 20. La prima proiezione è ancora troppo prudente e assegna alla Lega un 32 che diventerà poi 34. Ma i nuovi dati sono sufficienti per smentire completamente quelli che sono circolati fin lì, frutto dei vari exit poll e per annullare tutti i discorsi fatti fino a quel momento. Infatti Mentana, l’unico conduttore che in questi casi ci mette la faccia e non ha paura di dire come stanno le cose, se ne esce con una battuta che dovrebbe entrare nella storia della tv.
Signori – dice ai suoi ospiti – tutto quello che abbiamo detto finora non vale niente, facciamo come se non avessimo parlato. Insomma quasi due ore di talk da cancellare, da dimenticare, da buttare. Due ore in cui si era ragionato (si fa per dire) di una Lega attorno al 28, di un testa a testa tra Pd e Cinque Stelle per il secondo posto, di Berlusconi vivo oltre il 10%. Tutto andato in fumo alla prima proiezione, per non parlare di quelle successive.
In quelle quasi due ore se ne erano sentite di tutti i colori. Non può mancare, in casi come questi, un certo Capezzone che a Matrix su Canale 5 si lancia in un peana della destra che vince con tutti i suoi leader: Salvini, Meloni e anche Berlusconi che sta andando oltre la soglia del 10%. Infatti… Ma il problema serio non è Capezzone, ci mancherebbe. Il problema che non riesco a non pormi e neppure a risolvere è quest’altro: perché si fanno ancora gli exit poll che non ci azzeccano mai? Questa volta Mentana ha pure spiegato che, visti certi errori del recente passato, il meccanismo di rilevazione era stato affinato, reso più complesso per migliorarne l’efficienza. Fatica sprecata. Gli exit poll anche nella versione più articolata non funzionano, si appiattiscono sui dati dei sondaggi preelettorali e vengono clamorosamente smentiti dai dati reali.
Ma allora perché farli e passare due ore a commentarli? Ora io capisco che le reti televisive devono riempire in qualche modo quelle due ore che vanno dalla chiusura dei seggi all’uscita della prima proiezione; capisco persino i giornalisti che partecipano alla discussione su numeri farlocchi e capisco ovviamente i Capezzone e simili devono tirare l’acqua al loro mulino. Ma i sondaggisti, alcuni giovani, altri più in là con gli anni e quindi dotati teoricamente di una certa esperienza, che vanno in video a sparare cifre che saranno smentite nel giro di un’ora, perché hanno ancora voglia di fare queste figure? E i conduttori perché se li portano in trasmissione visto che poi devono rivelare, chi con più coraggio chi tacendo, che tutto quello che è stato fin lì offerto è solo fuffa?