Cinque anni fa Livorno si era risvegliata diversa dopo più di settant’anni: il rosso in città era quasi sparito, nessuno parlava più di destra e sinistra, Berlinguer e Gramsci sembravano solo un lontano ricordo. E a parlare di “rivoluzione” ci pensava uno sconosciuto ingegnere aerospaziale, Filippo Nogarin, che aveva trionfato parlando di verde pubblico, mobilità sostenibile, rifiuti zero e attaccando le “clientele e il malaffare” messe in piedi dal Pd negli anni di governo. “Siamo noi la vera sinistra” esultava il neosindaco arrivando a piedi in municipio. Oggi, a Livorno, quel giorno non se lo ricorda più nessuno. Da laboratorio nazionale che avrebbe anticipato l’exploit del Movimento 5 Stelle in tutta Italia, la città si è allineata al resto del Paese: la vicesindaca grillina Stella Sorgente alle comunali è arrivata solo terza, esclusa dal ballottaggio che sarà una partita a due tra Luca Salvetti (Pd) e Andrea Romiti (centrodestra). E per di più lo schiaffo per i 5 Stelle in città è ancora più forte: Nogarin, che non sarà eletto nemmeno al Parlamento Europeo, a Livorno ha preso solo 1.936 preferenze superato da Matteo Salvini e Simona Bonafè.
Rifiuti, parcheggi e alluvione: perché Livorno ha scaricato il M5s
Se al primo turno di cinque anni fa, il risultato di Nogarin non era stato molto differente da quello di Sorgente (sia pure con un calo di 3mila voti e 3 punti percentuali), è vero che oggi il M5s in città è stato penalizzato dal boom della Lega che alle politiche del 2018 era passato da poche centinaia a 13.793 voti e dall’unione di tutto il centrodestra (che nel 2014 correva con 4 diversi candidati). A pesare sull’esclusione del M5s dal ballottaggio, ci sono alcune scelte “divisive” che la giunta Nogarin ha introdotto negli ultimi cinque anni, spesso con grossi errori di organizzazione e comunicazione: in primo luogo la raccolta dei rifiuti porta a porta spesso senza il coordinamento con Aamps (la municipalizzata che si occupa dell’immondizia), ma anche l’introduzione di 13mila parcheggi a pagamento in tutto il centro e il lungomare osteggiati da commercianti e residenti. Poi c’è il piano del traffico cittadino, finito pure nel mirino di pagine satiriche locali che quotidianamente sfornano meme su Nogarin e le sue decine di rotatorie sparse per la città. Impossibile da trascurare l’alluvione del 9 e 10 settembre 2017 (8 vittime), ferita non ancora rimarginata in città: l’irriperibilità e il “disinteresse”, per usare una definizione dei periti della Procura di Livorno, del sindaco Nogarin quella notte sono state ombre che hanno perseguitato la giunta grillina negli ultimi due anni e in qualche caso anche in campagna elettorale. Infine, la decisione del sindaco di lasciare il lavoro a metà e provare a volare a Bruxelles hanno fatto il resto: Stella Sorgente non è mai riuscita a sostituire la figura – più conosciuta – di Nogarin tanto che la città alla fine le ha preferito due candidati “nuovi” ma noti come il giornalista Luca Salvetti e il poliziotto Andrea Romiti.
M5s perde voti da Lega e Buongiorno Livorno
In attesa dei flussi elettorali, l’impressione è che buona parte dei 3mila voti persi dal Movimento 5 Stelle in cinque anni siano andati sia al centrodestra che in cinque anni ha raddoppiato le preferenze (da 10 a 22mila) ma anche a Buongiorno Livorno di Marco Bruciati, già decisivo al ballottaggio del 2014. Quest’ultimo, appoggiato anche da Potere al Popolo, ha raccolto 12mila voti grazie ad una campagna giocata tutto sui temi del lavoro, ambiente e cultura riuscendo a coinvolgere molti giovani livornesi negli ultimi due mesi. Difficile, invece, che i voti persi dai Cinquestelle siano tornati al Pd che, nonostante il primo posto di Salvetti (34%), in cinque anni ha dilapidato più di seimila preferenze (da 29 a 23mila), parte delle quali finite alla Lega soprattutto nei quartieri popolari.
Il “fronte democratico” contro la Lega
Al ballottaggio del 9 giugno i due aghi della bilancia sulla vittoria finale saranno proprio il M5s e Buongiorno Livorno. Quando il risultato sembrava consolidato, già da ieri in città si è sparsa la voce di un “fronte democratico” a sostegno del Pd per arginare il candidato leghista: Bruciati ha già detto che “ascolterà l’assemblea dei propri iscritti e poi deciderà” mentre non dovrebbero arrivare indicazioni da Sorgente e da tutto il Movimento 5 Stelle che per sensibilità politica a Livorno sarebbe più vicina al centrosinistra ma si trova nella scomoda situazione di governare con il Carroccio a livello nazionale. E così, con ogni probabilità, non ci saranno indicazioni di voto precise. Decideranno tutto gli elettori. Le opzioni sono due: tornare ad alzare la bandiera “rossa” (seppur un po’ sbiadita) o rompere l’ennesimo tabù e consegnare la città che fu del Partito Comunista alla Lega salviniana.