Un sesto posto che sa solo di Europa League, un altro pezzo di storia lasciato andare senza spiegare il perché, un nuovo allenatore e una squadra da ricostruire per far fronte alle possibili partenze. La stagione della Roma si è conclusa tra lacrime e amarezza. E sono soprattutto quelle dei tifosi, costretti malvolentieri a salutare De Rossi e a rincorrere un presidente che gioca a fare il Mark Caltagirone dall’altra parte del mondo. Nella contestazione generale James Pallotta ringrazia Ranieri, “gentiluomo e romanista”, e punta deciso su Gian Piero Gasperini. A meno di sorprese, sarà lui l’allenatore della Roma 2019/2020. Il tecnico piemontese abbandonerà l’Atalanta dopo tre anni fantastici, una qualificazione in Champions e una miriade di giovani diventati uomini: arriverà a Trigoria portando con sé la palma di miglior calcio d’Italia e un altro progetto da far fiorire in carriera.
Gianluca Petrachi è invece il profilo scelto dalla dirigenza per rifondare una rosa che dovrà fare a meno di Edin Dzeko, uscito tra i fischi dell’Olimpico in quella che in tutta probabilità è stata l’ultima partita in maglia giallorossa. L’attaccante bosniaco sposerà la causa interista con Antonio Conte in panchina e una Champions da protagonista. Il direttore sportivo si libererà dal Torino rimpiazzando Frederic Massara, che aveva momentaneamente tamponato l’assenza di Monchi, e avrà subito il compito di abbassare un monte ingaggi che supera i 90 milioni e che dovrà essere decurtato del 20%. A far le valigie sarà sicuramente Manolas: il centrale ha un’appetibilissima clausola da 36 milioni che fa gola a parecchi club italiani e stranieri (Juventus in primis). Il sostituto naturale dovrebbe essere Mancini dell’Atalanta, già bloccato da Monchi nel mese di gennaio, anche se in rialzo sono le quotazioni del collega di reparto Palomino soprattutto in caso di arrivo di Gasperini.
Un altro problema è legato alla questione portiere. Il disastroso Olsen non ha minimamente retto il paragone con Alisson tant’è che nell’ultima parte di stagione ha lasciato il posto a Mirante. Lo svedese saluterà dopo un solo anno, l’ex Bologna – fresco di convocazione in azzurro – invece rimarrà da vice. La pista che porterebbe a Cragno sta per complicarsi (ha appena rinnovato con il Cagliari fino al 2024) mentre le ultime strategie conducono a Perin. Lo juventino non ha giustamente intenzione di vivere un’altra stagione all’ombra di Szczesny e alla Roma potrebbe ritrovare Gasperini, già avuto ai tempi di Genova. Poi c’è la questione Zaniolo, quel talento arrivato tra lo stupore generale nell’affare Nainggolan e diventato subito grazie a Di Francesco un valore aggiunto. Lui dice di voler rinnovare ma dall’altra parte bisogna fare i conti con la tentazione Tottenham: sia per lui che per la Roma, che avrebbe l’opportunità di mettere a bilancio un’enorme plusvalenza.
La Roma che sarà dovrà inoltre risolvere il capitolo legato al nuovo stadio di Tor di Valle: un progetto annunciato per la prima volta a fine 2012, più volte revisionato e messo in discussione. Mancano ancora molti passaggi fondamentali, tra cui quello riguardante l’approvazione della variante urbanistica. In questi giorni Pallotta definirà la prima tranche di pagamento (circa 7 milioni di euro) per l’acquisto dei terreni, soltanto a convenzione approvata invece verserà i restanti 100. I confronti tra i tecnici del Comune e quelli della Roma sembrano andare nella giusta direzione anche se il presidente americano soltanto qualche settimana fa scherzava così: “Nessuno sa quanto tempo è stato necessario per costruire il Colosseo, ma ormai ci siamo vicini”.