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Cardano al Campo, il figlio della sindaca ammazzata è il candidato consigliere più votato: “Le idee non si uccidono”

Massimo Poliseno è il figlio di Laura Prati, assassinata il 2 luglio 2013 dall'ex vicecomandante dei vigili urbani del paese varesino, che era stato sospeso dal servizio dopo una condanna per peculato. Ha ottenuto 315 voti: "Grazie a mia mamma, quelle preferenze sono anche per lei"
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La lista “Cardano è” aveva visto la luce appena un mese fa, ma è riuscita a conquistare il 22% dei voti conquistando due seggi. Uno è di Massimo Poliseno, che da solo ne ha raccolti 315 riuscendo ad entrare in consiglio comunale a Cardano al Campo, provincia di Varese, come recordman di preferenze. Si accomoderà nella stessa aula in cui sua mamma, Laura Prati, sedeva sullo scranno del sindaco a capo di una giunta del Pd prima d’essere uccisa da un ex vigile urbano negli uffici del Comune.

Ed è a lei che è andato il primo pensiero del neo-consigliere del paese varesino: “Grazie a mia mamma perché quelle preferenze sono per me, ma anche per lei – ha scritto Poliseno su Facebook – sono la perfetta dimostrazione di quello che dico sempre: le idee non si uccidono, le idee se valide troveranno sempre qualcuno pronto a raccoglierle e farne tesoro. Io con le sue ci sono cresciuto e ora tocca a me portarle avanti come meglio posso”. 

La sindaca Prati venne uccisa nel luglio 2013 dall’ex vicecomandante dei vigili urbani Giuseppe Pegoraro, condannato in via definitiva all’ergastolo nel febbraio 2019 dopo due processi d’appello. Il 2 luglio di sei anni fa Pegoraro fece irruzione nell’ufficio della prima cittadina armato di fucile e sparò verso Prati, che morì dopo 20 giorni e un intervento chirurgico, durante il quale venne anche colpita da un aneurisma.

L’ex vigile aveva anche tentato di uccidere il vicesindaco Costantino Iametti. Secondo la ricostruzione dei giudici, il blitz di Pegoraro, armi in pugno, sarebbe stato riconducibile al rancore nei confronti dei vertici dell’amministrazione comunale perché sospeso dal servizio in seguito a una condanna per peculato.

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