Le “limature” al decreto Sicurezza-bis richieste dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e sulle quali si era arenato l’ultimo Consiglio dei ministri ci sono state: cancellate le multe da 3.500 a 5.500 euro per ogni straniero trasportato in violazione delle Convenzioni internazionali che si sono trasformate in sanzioni da 10mila a 50mila euro per chiunque violi il divieto d’ingresso in acque territoriali, mentre è stata definita con chiarezza l’attribuzione delle responsabilità di limitazione del transito nei mari italiani tra i diversi ministeri di competenza. Se ne va anche l’assunzione del commissario straordinario per velocizzare le notifiche di reati passati in giudicato, ma rimangono le 800 assunzioni in due anni (al costo di 28 milioni di euro, mentre una seconda bozza lo quantificava in 25) e vengono ulteriormente inasprite le pene per le violenze contro pubblici ufficiali, soprattutto se compiute in occasione di manifestazioni o eventi pubblici. È stato introdotto anche un intero capitolo sugli episodi di violenza durante le manifestazioni sportive. Dopo le modifiche Matteo Salvini non ha parlato, mentre il Viminale ha auspicato la discussione del decreto nel prossimo Cdm.
Immigrazione, via le multe per ogni migrante soccorso. Fino a 50 milioni per i rimpatri
A sollevare dubbi di costituzionalità nella prima bozza del decreto era stato soprattutto l’articolo 1, quello che prevedeva multe da 3.500 a 5.500 euro alle imbarcazioni per ogni straniero trasportato dopo un intervento fuori dalle acque territoriali italiane in violazione delle Convenzioni internazionali. Al posto di questo provvedimento, sia nella seconda versione che nell’ultima diffusa, ne è stato inserito uno che punisce chi trasgredisce un divieto d’accesso in acque territoriali dopo la notifica, come successo ad esempio nel caso della nave Sea Watch che si è diretta verso Lampedusa con 65 persone a bordo nonostante la diffida da parte del ministero dell’Interno: “Salvo che si tratti di naviglio militare o in servizio governativo – si legge -, in caso di violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane, si applica a ciascuno di essi la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 10mila a euro 50mila. In caso di reiterazione commessa con l’utilizzo della medesima nave, si applica altresì la sanzione accessoria della confisca della nave, procedendo immediatamente a sequestro cautelare“.
In tema di immigrazione aumentano anche i poteri in mano al ministro dell’Interno che, informando il dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti, quello della Difesa e la presidenza del Consiglio, potrà “limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, salvo che si tratti di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale, per motivi di ordine e sicurezza pubblica“. La norma ha l’obiettivo, tra gli altri, di impedire alle navi delle ong, ogni volta che viene ravvisata una violazione delle leggi sull’immigrazione, di entrare nelle acque territoriali italiane e, quindi, dirigersi verso uno dei porti per effettuare lo sbarco. Impedimento che non può esserci nel caso in cui le organizzazioni riescano a trasbordare i naufraghi su una nave della Marina Militare.
Rimane in piedi lo stanziamento di 3 milioni di euro complessivi nel triennio 2019-2021 per l’utilizzo di agenti di Polizia di altri Stati in operazioni sotto copertura per il contrasto al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Inoltre, in tema di rimpatri viene proposta l’istituzione di un fondo destinato a finanziare “interventi di cooperazione mediante sostegno al bilancio generale o settoriale ovvero intese bilaterali, comunque denominate, con finalità premiali per la particolare collaborazione nel settore della riammissione di soggetti irregolari presenti sul territorio nazionale e provenienti da Stati non appartenenti all’Unione europea”. Un fondo che servirà, quindi, anche a favorire i rimpatri degli extracomunitari irregolari che disporrà inizialmente di 2 milioni di euro per il 2019, ma che, grazie ai tagli al Fondo per i centri di accoglienza, potrà godere di un incremento annuo fino a 50 milioni di euro.
Pene più severe per reati durante manifestazioni. Tolte pene su resistenza passiva
Il Viminale ha scelto la linea del pugno duro nei confronti di coloro che si macchiano di reati commessi durante manifestazioni o eventi pubblici. Nell’ultima versione diffusa, però, il Viminale ha dovuto fare un passo indietro sulle pene legate alla resistenza passiva durante le manifestazioni. Secondo quanto previsto dalla seconda versione del decreto circolata il 21 maggio, la resistenza alle cariche della polizia, anche se svolta senza un’offesa ma con l’utilizzo di barriere come scudi o altri materiali che limitano l’intervento delle forze dell’ordine, sarebbe stata punita. Un inasprimento considerato eccessivo, visto che nell’ultima versione questa parte è stata cancellata, ripristinando così il diritto dei manifestanti a proteggersi in caso di cariche delle forze dell’ordine. I minimi e i massimi di pena, in questi casi, erano stati alzati, così come la durata dei Daspo. È stato reintrodotto anche il concetto di tenuità dell’offesa, eliminato nella seconda versione, e l’inasprimento delle pene per oltraggio a pubblico ufficiale per i quali la seconda bozza stabiliva un aumento di pena che passava a un massimo di 3 anni e 6 mesi, contro i tre anni previsti dal codice penale vigente.
Queste revisioni sono però coincise con l’inserimento di pene più severe nel caso in cui si configuri il reato di interruzione o ostacolo di pubblico servizio in caso di manifestazioni o eventi pubblici. In queste circostanze, la reclusione prevista può arrivare fino a due anni.
Come nella prima bozza circolata il 9 maggio, la nuova norma prevede il divieto di partecipare a manifestazioni o eventi pubblici indossando caschi o altri oggetti e indumenti che limitano il riconoscimento della persona. La pena per i trasgressori prevederà l’arresto da due a tre anni e il pagamento di un’ammenda da 2mila a 6mila euro, in aumento rispetto alla versione precedente.
Più rapidità nella notifica delle sentenze, 800 assunzioni ma niente commissario
Il ministero dell’Interno, attingendo dal Fondo per il federalismo amministrativo, ha stabilito lo stanziamento di 28 milioni di euro (erano 25 nella seconda versione) nel biennio 2019-2020 per l’assunzione di 800 persone a tempo determinato per “eliminare l’arretrato relativo ai procedimenti di esecuzione delle sentenze penali di condanna” ed evitare così che condannati in via definitiva debbano attendere le lungaggini burocratiche prima dell’applicazione della pena. Cancellata, rispetto alla prima bozza, l’idea di assumere un commissario straordinario che gestisca le operazioni.
Aumentato di 500 unità anche il contingente di personale delle Forze armate in occasione delle Universiadi 2019 di Napoli, per una spesa stabilita in 1,2 milioni di euro da recuperare sempre dal Fondo per il federalismo amministrativo.
Tolleranza zero per i violenti negli stadi
Il nuovo testo ha introdotto anche un intero capitolo che non era presente nella precedente bozza dal titolo “Disposizioni urgenti in materia di contrasto alla violenza in occasione di manifestazioni sportive”. Tra i provvedimenti, c’è l’allargamento delle aree vietate ai colpiti da Daspo, con l’introduzione anche delle zone di sosta, passaggio o transito di coloro che partecipano o assistono alle manifestazioni. Il divieto di partecipazione è poi esteso anche nel caso in cui il reato sia stato commesso all’estero o, viceversa, varrà anche per le competizioni fuori dai confini italiani se la persona è colpita da Daspo in patria. Il periodo di stop, inoltre, sarà aumentato.
Le società sportive non potranno inoltre fornire sovvenzioni, contributi o facilitazioni “di qualsiasi natura, compresa l’erogazione di biglietti e abbonamenti o titoli di viaggio a prezzo agevolato o gratuito” a coloro che stanno scontando un Daspo o per coloro che sono stati condannati, anche se con sentenza non definitiva, per reati commessi durante manifestazioni sportive.
Inoltre, coloro che “risultino gravemente indiziati di un delitto commesso in occasione o a causa di manifestazioni sportive” potranno essere oggetto di fermo di polizia.