Niente bottigliette d’acqua, niente tappi per le orecchie, niente esercizi fisici. Il rischio che Joaquin Guzman, da tutti conosciuto come El Chapo, possa evadere è troppo alto e quindi l’isolamento durissimo nel supercarcere deve continuare. A deciderlo è stato il giudice distrettuale di Manhattan che ha accolto i timori della Procura secondo la quale la lista dei desiderata avanzata dai legali del Chapo sia parte di un piano per la fuga dal Metropolitan Correction Center di Lower Manhattan, istituto blindatissimo di New York. Guzman, 61 anni, ex signore della droga, ancora oggi per molti è il boss del cartello messicano di Sinaloa.

El Chapo da due anni e mezzo vive nel più duro isolamento: una cella angusta, scarsissima luce, un letto di cemento e nessun contatto col mondo esterno se non alcune chiamate rigorosamente filtrate e sotto controllo. Nessun telefono personale o computer, a fargli compagnia nelle interminabili giornate solo una tv in bianco e nero e della musica in filodiffusione. Per questo i suoi avvocati hanno chiesto alcune “integrazioni”: due ore di esercizi all’aria aperta ogni sette giorni e accesso allo spaccio del carcere per acquistare almeno 6 bottiglie d’acqua a settimana e tappi per le orecchie. Ma nonostante sia stato finora un detenuto modello – nessuna infrazione o sanzione disciplinare – il giudice ha risposto di no.

Dal tetto del blindatissimo Metropolitan Correction Center, d’altra parte, qualcuno ha già provato a fuggire: accadde nel 1981 quando un detenuto provò a scappare con l’aiuto di un elicottero. E El Chapo ha un bel curriculum di incredibili e rocambolesche evasioni da due supercarceri messicani: nel 2001 con l’aiuto di alcune guardie carcerarie e nel 2015 scavando un tunnel sotto il vano doccia.

Gli avvocati del detenuto parlano di “accanimento” contro il loro assistito e di “condizioni crudeli e disumane” che violano l’ottavo emendamento della costituzione americana, quello che protegge il diritto dei detenuti ad avere un trattamento umano. El Chapo – affermano – dopo oltre 27 mesi di privazione della luce del sole e di aria fresca comincerebbe ad accusare seri problemi fisici e psicologici: sintomi di affaticamento mentale, privazione del sonno, mal di testa quotidiani.

Le autorità respingono al mittente le accuse: El Chapo ha sufficiente spazio nella cella e la finestra è di dimensioni adeguate. E se permettergli di stare all’aria aperta è un rischio troppo grande, un pericolo può essere costituito anche dagli articoli che vuole acquistare, articoli che nelle sue mani potrebbero essere usati come armi. A preoccupare le autorità non c’è solo una possibile fuga, ma anche il fatto che il signore della droga possa ancora avere la capacità di minacciare e mettere a tacere testimoni. La parola d’ordine dunque è solo una: mai sottovalutare uno come El Chapo.

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