Ha vinto Salvini. Bravo. Ma come ha vinto? Ve lo siete chiesti?
Ha avvelenato il Paese iniettando, giorno dopo giorno, dosi massicce di paura tra gli italiani. Ha riempito il Paese di nemici contro cui combattere. Ha messo gli uni contro gli altri. Ha creato ad arte emergenze che non esistono con l’aiuto complice di media drogati da click e dati d’ascolto. Ha reso il Paese più cupo. Ha corrotto l’opinione a colpi di fake news. Ha sdoganato i razzisti, che non si vergognano più di esserlo, e di esternarlo. Ha risvegliato i fascisti. Ha incattivito le casalinghe, le più accanite sui social, con minacce e auguri di morte postati sulle bacheche tra un fiorellino e un cagnolino da salvare (ma nessuna pietà per chi annega in mare). Ha svilito la religione, brandendo un giorno il mitra e un giorno il vangelo o il rosario. Ha spento la speranza di tanti stranieri onesti di riuscire a diventare italiani. Ha solleticato gli istinti più beceri della gente pur di avere like e condivisioni. Ha allevato e fatto crescere con grande tenacia un popolo web intriso di cinismo e violenza. E adesso, quella violenza e quel cinismo sono usciti dai social. E sono tra noi. Ha scientemente, e per anni, fatto credere che il Paese fosse invaso da stranieri e che i crimini, di qualunque genere, fossero a loro ascrivibili. E poco importa che i dati siano lì, con la loro freddezza e veridicità, a smentirlo. La percezione che ha creato machiavellicamente fra la gente ha generato mostri di cui in molti hanno avuto paura.
Una narrazione inquinata porta a risultati aberranti.
E così, gli italiani hanno votato in massa “il capitano” coraggioso, per essere protetti da questi mostri che nella realtà, però, non esistono. Sono mostri alimentati scientemente in rete, anche grazie a campagne a pagamento. Letteralmente, “si investe sulla paura”. Perché la paura ha un ritorno sull’investimento garantito. Il 34,33 per cento incassato alle elezioni europee dalla Lega è lì a testimoniarlo. Salvini è arrivato a propinare video a pagamento di violenza persino ai minorenni. Cioè, il ministro dell’Interno ha pagato per mostrare clip violente anche ai bambini. Una cosa di una gravità assoluta.
E non ha propinato loro un banale spot elettorale. No. Bensì un video amatoriale trovato chissà dove. Una clip che mostra un ragazzo di colore che minaccia pesantemente un vigile. Non sappiamo come, quando e perché. Quello che sappiamo, però, è che se guardavi un video musicale, un tutorial, una presentazione su Youtube per i fatti tuoi, senza volerlo, ti ritrovavi di fronte una scena di violenza, che spaventa e fa incazzare.
E davvero chiunque potrebbe essere incappato nell’odio propinato da Salvini. L’unico ministro dell’Interno al mondo che paga per mostrare clip violente. Eccola, la campagna per le Europee del leader della Lega Salvini: tra gattini e selfie, un’iniezione a pagamento di violenza, diverbi, insulti, che hanno per protagonisti i “cattivi” extracomunitari. Clip che hanno creato nella nostra società psicosi e odio razziale, come testimoniano i casi quotidiani di xenofobia. Clip del tutto simili a quelle che hanno caratterizzato le campagne di Trump, della Brexit e di Bolsonaro, e che fanno pensare che, dietro, ci sia una strategia della paura comune e ben orchestrata. L’unica differenza è che negli altri Paesi non era di certo il ministro dell’Interno a pagare per diffondere queste clip violente. Solo in Italia è successo questo. Un ministro che evidentemente ha bisogno di creare problemi finti, non riuscendo a risolvere i problemi reali. Infatti mafia, corruzione, evasione fiscale sono sempre lì, fardelli pesantissimi che non permettono lo sviluppo del Paese e ne compromettono il futuro. Ma meglio gettare fumo e paura da capitalizzare subito. E i problemi finti non sono scelti a caso. SWG ha confermato che il 45% degli italiani che ha votato Lega lo ha fatto per via dell’immigrazione.
Per questo, con una raffica impressionante di post e tweet, la Lega ha puntato tutto su questo tema. All’Europa, nemmeno si è fatto cenno. Eppure erano elezioni europee!
Solo nell’ultima settimana di campagna elettorale, Salvini ha praticamente monopolizzato i social. Per capirci, solo su Facebook ha sfornato 186 post e raggiunto 19 milioni e 600 mila interazioni settimanali (Di Maio 55 post, 3 milioni e mezzo, Zingaretti 55 post, 446 mila 600, solo per avere un’idea delle proporzioni). Numeri impressionanti, che dimostrano in modo inequivocabile la sua supremazia social, praticamente senza argine alcuno. Poi ci sono Instagram, Twitter, YouTube, senza considerare le continue apparizioni televisive. Insomma: sfuggire alla sua propaganda è davvero impossibile.
Non dobbiamo quindi stupirci che i suoi “mostri” vengano percepiti come reali da milioni di persone. Lui lo sa bene. Per questo adotta tutte le pratiche, anche le più scorrette, pur di raggiungere il suo obiettivo, e se ne infischia delle regole. L’utilizzo di pratiche come il “vinci Salvini” che altro non è che clickbaiting (acchiappaclick) camuffato da gioco, oppure la scelta di non fermare la propaganda social nonostante il silenzio elettorale, ne sono la dimostrazione. Il risultato elettorale della Lega non deve dunque stupire. È il risultato di una ben orchestrata strategia della paura. Una strategia che ha inquinato il Paese e che ha portato a questo risultato aberrante. Ma che è anche la conferma ulteriore, se ce ne fosse ancora bisogno, che i social network, oggi più che mai, giocano un ruolo determinante sull’opinione pubblica. Dopo aver reso il Paese più impaurito, cupo, cinico, Salvini ha vinto. Ma dalla paura, dalla cupezza e dal cinismo non è mai nato nulla di buono. Mai.