Si sono presentati spontaneamente in procura a Genova quattro poliziotti del Reparto mobile coinvolti il 23 maggio scorso negli scontri, seguiti alla manifestazione contro il comizio di CasaPound, durante i quali è stato colpito il cronista di Repubblica, Stefano Origone. Il giornalista è stato manganellato e scalciato da alcuni agenti, anche mentre era a terra e ormai inoffensivo, e riportò la frattura di due dita della mano oltre a contusioni al volto e al torace.
Tutti sono indagati per lesioni aggravate, due di loro hanno ammesso di aver colpito di Origone mentre gli altri hanno riferito di non aver partecipato direttamente ma di avere visto la scena solo alla fine. Altri due poliziotti non è escluso possano presentarsi in procura nelle prossime ore come hanno fatto oggi i colleghi. La mossa dei poliziotti era mirata a fornire la propria versione ed è arrivata, sei giorni dopo i fatti, all’indomani dell’interrogatorio davanti al pubblico ministero Gabriella Dotto del dirigente del commissariato Nervi, Stefano Perria. Come racconta Repubblica, era lui il capo del Reparto mobile dal quale si è staccato il gruppo dei 7 che ha accerchiato Origone. Tra questi, in quattro-cinque hanno usato i manganelli e colpito con i calci il giornalista, salvato solo dall’intervento di un funzionario di polizia, Giampiero Bove, che lo conosce personalmente.
Stando alle notizie di stampa, l’inchiesta affidata alla Squadra mobile e coordinata dal procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, è vicina a una svolta per l’identificazione di tutti gli agenti coinvolti e dagli uffici della procura era stata fatta filtrare la speranza che “le persone che hanno partecipato a quel pestaggio si riconoscano nei video e facciano un passo avanti”. Nei prossimi giorni, intanto, sarà ascoltato anche il responsabile del servizio di ordine pubblico, Giovanni Giuliano. Un accerchiamento che avrebbe spinto gli agenti che si sono riconosciuti nei video a presentarsi davanti ai magistrati.
“Come procuratore non posso che compiacermi per la collaborazione della polizia che dà la misura di un senso istituzionale di elevato profilo. A differenza di quanto profetizzato da alcuni c’è stata un’ampia collaborazione dei dirigenti della Polizia nel consentire di arrivare a far chiarezza”, ha detto il capo della procura di Genova Francesco Cozzi definendo quello dei poliziotti che hanno picchiato Origone un “comportamento non accettabile”.
Riguardo alla collaborazione della polizia, Cozzi ha indicato “in particolare i dirigenti della mobile e della Digos Marco Calì e Francesco Borré”. Il loro contributo serve per consentire “di arrivare a far chiarezza sui due aspetti: da un lato la ricostruzione della scena e della dinamica dei fatti di piazza, in secondo luogo degli autori dei comportamenti violenti da entrambe le parti”, ha detto Cozzi. Stretto riserbo sui contenuti degli interrogatori ma è chiaro che dovranno essere valutate le posizioni e i comportamenti di ciascuno e in particolare attribuire “un’identità a ogni condotta” visto che Origone “ha ricevuto prima un colpo di manganello, poi un calcio, poi altri colpi mentre era a terra”.