Il procuratore speciale, in linea con le conclusioni del rapporto, ha spiegato che l'indagine non è riuscita a determinare una responsabilità dell'inquilino della Casa Bianca. Ma ci furono le interferenze russe "per danneggiare una persona candidare alla presidenza" ovvero Hilary Clinton
“Se fossimo stati certi che il presidente non avesse commesso un reato lo avremmo detto”. Robert Mueller, il procuratore speciale che ha indagato sul Russiagate, in linea con le conclusioni del rapporto, ha spiegato che l’indagine non è riuscita a determinare una responsabilità dell’inquilino della Casa Bianca come quello di ostruzione della giustizia. “Dopo queste dichiarazioni è importante che il mio rapporto parli da solo” ha dichiarato lo special counsel in conferenza stampa al Dipartimento di Giustizia. “Incriminare il presidente con un crimine non era un’opzione legale che il procuratore speciale poteva considerare in base alle linee guida del dipartimento di giustizia”, secondo cui “un presidente in carica non può essere incriminato”.
Le interferenze russe “per danneggiare una persona candidare alla presidenza”
“Ci sono stati sforzi multipli e sistematici di interferire nelle nostre elezioni” e queste interferenze “meritano l’attenzione di tutti gli americani” ha continuato Mueller ribadendo la conclusione delle sue indagini sulle interferenze russe nelle presidenziali. “Ufficiali dell’intelligence russa, parte dell’esercito russo, hanno lanciato un attacco coordinato al nostro sistema politico“, nel tentativo di “interferire con le nostre elezioni e danneggiare un candidato presidenziale” ha sostenuto il procuratore citando anche “l’uso di sofisticate tecniche informatiche per violare i computer e le reti usate dalla campagna di Hilary Clinton. Rubarono informazioni private, diffusero quelle informazioni tramite false identità online e attraverso WikiLeaks. La diffusione fu progettata e programmate nel tempo per interferire con le nostre elezioni e per danneggiare una persona candidata alla presidenza”.
Wolff: “Mueller aveva redatto tre capi d’accusa per ostruzionismo della giustizia”
Secondo Michael Wolff, in un nuovo libro che sarà il seguito del suo Fire and Fury (il bestseller ha messo in forte imbarazzo il presidente) Mueller aveva redatto tre capi d’accusa per ostruzione della giustizia prima di decidere di metterli da parte. In una nota da lui firmata il giornalista e scrittore, come riporta The Guardian, dichiara che la sua scoperta è “basata su documenti interni che mi hanno dato fonti vicine all’ufficio del procuratore speciale”. Ma Peter Carr, un portavoce di Mueller, ha detto al giornale che “i documenti descritti non esistono”.
Trump: “Sono innocente”, ma portavoce commissione Giustizia: “Spetta al Congresso stabilirlo”
“Niente cambia dal rapporto Mueller. Ci sono state prove insufficienti e perciò, nel nostro Paese, una persona è innocente. Il caso è chiuso! Grazie” il tweet di Donald Trump dopo la dichiarazione in diretta tv del procuratore. Che ha anche aggiunto che non è appropriato per lui testimoniare davanti al Congresso sul risultato del suo rapporto e che se lo farà non fornirà informazioni che non siano nel rapporto. “Al di là di quello che ho detto qui oggi e di ciò che è contenuto nel nostro lavoro scritto, non credo che per me sia appropriato parlare ancora dell’indagine o commentare le azioni del Dipartimento di Giustizia o del Congresso. Spero e mi aspetto che questa sia l’unica volta in cui vi parlo in questi termini. È una mia decisione, nessuno mi ha detto se potrei o dovrei testimoniare su questo argomento. Si è parlato di un’apparizione davanti al Congresso, ogni deposizione non andrà oltre il nostro rapporto”. Ma proprio su questo punto è intervenuto il presidente della commissione giustizia della Camera, Jerrold Nadler: “Spetta al Congresso rispondere ai crimini, alle bugie e ad altri illeciti del presidente dato che Mueller non era in grado di perseguire le accuse”.
Special Counsel Robert S. Mueller III Makes Statement on Investigation into Russian Interference in the 2016 Presidential Election https://t.co/yE1yXU56F9 pic.twitter.com/WZt9KFj8fX
— Justice Department (@TheJusticeDept) 29 maggio 2019