Quasi un bambino su tre al mondo non ha il diritto di vivere l’infanzia come merita. La Repubblica Centrafricana è il Paese più a rischio per i minori, mentre Singapore è quello più a misura di bambino. L’Italia è invece all’ottavo posto dietro a Svezia, Finlandia, Irlanda, Germania, Slovenia e Norvegia. È la situazione descritta da Save the Children nell’annuale rapporto sulla condizione dei bambini nel mondo diffuso alla vigilia della Giornata internazionale dei bambini. Per l’Italia è un buon piazzamento, nonostante ci siano 1,2 milioni di minori in povertà assoluta nel nostro paese. Sempre nella graduatoria ben 10 stati africani – di cui 6 colpiti da conflitto – occupano gli ultimi 10 posti.
“Miglioramenti enormi rispetto al passato”
Valerio Neri, direttore generale dell’organizzazione, ha illustrato il rapporto: “Rispetto al passato, le condizioni di vita dei bambini – in tutto il pianeta – stanno facendo registrare miglioramenti enormi”. Il rapporto infatti sottolinea che nel 2000 i minori derubati della propria infanzia erano 970 milioni, un numero che oggi si è ridotto a 690 milioni. “Tuttavia – prosegue il dg Neri – il lavoro è tutt’altro che compiuto. Per questo è fondamentale che i leader mondiali facciano ancora di più e mettano in campo ogni sforzo possibile perché nessun bambino al mondo venga più lasciato indietro“.
I miglioramenti sono evidenti in ogni campo: rispetto al 2000 si registrano 4.4 milioni di morti infantili all’anno in meno mentre il numero di bambini colpiti dalla malnutrizione è sceso di 49 milioni; si contano inoltre 115 milioni di bambini in meno tagliati fuori dall’educazione e 94 milioni in meno coinvolti in varie forme di lavoro minorile. Infine, rispetto a 20 anni fa, il numero di spose bambine si è ridotto di 10 milioni e quello delle gravidanze precoci di 3 milioni. I paesi con i maggiori miglioramenti sono Sierra Leone, Ruanda, Etiopia e Niger e proprio quest’ultimo ha fatto registrare i maggiori progressi in termini di tutela dell’infanzia.
Nel 2016 uccisi 53mila bambini in seguito alle violenze
Al contrario, la cattiva notizia è che sempre più bambini soffrono a causa dei conflitti. Sono infatti circa 31 milioni i minori nel mondo che sono stati costretti a fuggire dalle proprie case nel tentativo di mettere in salvo la propria vita e solo nel 2016 sono stati uccisi 53mila bambini in seguito alle violenze, il 64% di questi solo in Medio Oriente e Nord Africa. Proprio a proposito del Medio Oriente, la Siria figura tra gli unici tre paesi al mondo (insieme a Venezuela e Trinidad e Tobago) dove le condizioni di vita per i bambini non hanno subito alcun tipo di miglioramento negli ultimi 20 anni. Invece nello Yemen rimangono forti difficoltà nel reperire dati aggiornati a causa del devastante conflitto in corso nel Paese ormai dal 2015.
Il lavoro minorile riguarda un bambino su 10 al mondo
Nel mondo 15mila bambini perdono la vita prima di compiere i 5 anni di età. Invece circa 1 bambino su 4 sotto i 5 anni risulta attualmente affetto da malnutrizione. Tra i Paesi al mondo dove l’impatto di questa piaga è più pesante ci sono quelli dell’Africa subsahariana. Ancora, un bambino su 6 al mondo è tagliato fuori da scuola primaria e secondaria. Una percentuale che si alza ulteriormente nei paesi più poveri (dove non va a scuola 1 bambino su 3) e tra i minori rifugiati (uno su due è privato della possibilità di studiare). Il lavoro minorile riguarda un bambino su 10 al mondo: in Africa il 50% dei casi. Ad avere un impatto devastante sulle vite dei minori c’è infine la piaga dei matrimoni e delle gravidanze precoci con 37 milioni di spose bambine stimate nel 2017 e 13 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni che nel 2016 hanno messo al mondo un figlio.