Passano dalle tre alle sei ore al cellulare, lo usano anche a scuola nonostante i divieti, non sanno più gestire i momenti vuoti e sono in perenne attesa di una notifica per sentirsi gratificati. È la fotografia che ci consegna l’Osservatorio nazionale sull’adolescenza che ha raccolto i dati su un campione di 3.900 ragazzi tra gli 11 e 13 anni e 9.000 adolescenti tra i 14 e i 18 anni. Il primo numero che emerge è legato al tempo che i ragazzi trascorrono con il telefono in mano: il 46% degli 11-13enni resta attaccato allo smartphone al massimo due ore mentre il 44% dei più grandi arriva a stare al telefono anche sei ore al giorno.
“Più crescono – spiega Maura Manca, presidente dell’Osservatorio – più aumenta il tempo che restano attaccati al cellulare. Man mano che diventano più grandi usano in maniera continuativa lo smartphone. Registriamo persino una percentuale del 14% di ragazzi tra i 14 e i 18 anni che lo usano tra le sette e le dieci ore. Più si allontanano dal controllo genitoriale e più iniziano ad usare giorno e notte il cellulare”. E se alla scuola secondaria di primo grado sono solo l’8% a osare tirar fuori dalla cartella il cellulare, alle superiori si arriva al 59%. “Alle medie – continua Manca – c’è ancora un controllo da parte degli insegnanti, alle superiori sembra non esserci più alcun limite rispetto al divieto. Se fosse un uso finalizzato alla didattica saremmo di fronte ad un elemento significativo ma posso dire dalla mia esperienza di psicoterapeuta che si tratta di un uso strettamente personale”.
Non riescono più a gestire nemmeno i tempi di noia: nei momenti vuoti o di pausa il 64% dei 14-18enni e il 58% dei ragazzi delle medie prende in mano subito il cellulare. “In questo caso – spiega la presidente dell’osservatorio – la differenza tra i pre-adolescenti e gli adolescenti non è significativa. È un dato allarmante. I ragazzi vivono in funzione del dovere avere per forza un input senza riuscire più ad entrare in contatto con se stessi. C’è un bisogno perenne di stimoli. Purtroppo si tratta di un comportamento che riguarda anche gli adulti che in questo campo non danno un buon esempio: in una sala d’attesa o al semaforo si sta attaccati al cellulare come se non si potesse farne a meno”.
La dipendenza da cellulare sembra riguardare comunque più gli adolescenti che i pre-adolescenti: il 51% dei primi, infatti, lo porta sempre con sé (anche in bagno) mentre i secondi si fermano al 39%. Più preoccupante il dato che emerge dalla domanda: “Chatti continuamente su Whatsapp?”. Anche in questo caso i numeri si avvicinano (37% dei 14-18enni contro il 33% degli 11-13enni)
“Va rilevato – precisa Maura Manca – come il chattare continuamente riguardi anche i pre-adolescenti che in teoria non potrebbero essere iscritti ad un social o a WhatsApp. Infine la questione delle notifiche: quasi la metà dei ragazzi cerca continuamente un feedback. È un problema che sta emergendo sotto-forma di dipendenza da notifica. Il numero di queste ultime è per loro un indice di gratificazione. Quando guardano il telefono e vedono che hanno centinaia di notifiche sono appagati perché si sentono ricercati e considerati. Molti di loro non si rendono neanche conto che guardano lo schermo in continuazione, facendo delle vere e proprie gare di notifiche”.