Un tempo erano loro a cercare riparo sulle nostre coste. Il regime comunista di stampo paranoide di Enver Hoxha si era frantumato e sciolto come un grumo di illusioni a un sole non dell’avvenire. E aveva lasciato sul campo solo una distesa infinita di macerie psicologiche ed economiche. D’altronde il dittatore rosso aveva pensato più che altro alla propaganda, e a dotare la sua nazione di centinaia di migliaia di costosi bunker antiatomici. Mica a investire veramente e seriamente nell’industria, nel terziario o nell’agricoltura. Restava uno scenario di povertà generalizzata e senza fondo. L’unica possibilità superstite era oramai quella di partire, di fuggire via. Soprattutto i più giovani. E quale poteva essere la destinazione del cuore, introiettata dopo essersi sorbiti tonnellate di programmi della nostra tv commerciale, se non l’Italia? Ancora oggi siamo molto amati da quelle parti.

Oltre 25 anni dopo, il fenomeno si capovolge. In Albania sono andati a lavorare con soddisfazione e profitto tanti italiani. E parecchi giovani italiani. La qualità della vita, che costa pure poco, non è più in discussione. E il Paese è risorto, diventando una delle ultime mete di punta del turismo internazionale. Anche giovanile. Tanto da ospitare, in questi giorni, un evento di caratura mondiale, la prima grande rassegna di musica elettronica in terra albanese: l’Unum Festival.

L’appuntamento è sulle spiagge di Rana e Hedhun a San Giovanni di Medua (ossia Shëngjin), sul mare ma circondati dalle montagne, nella parte settentrionale, quasi al confine col Kosovo e il Montenegro. Da venerdì a lunedì 3 giugno vi suoneranno 75 dj dai quatto angoli del pianeta, compreso il più famoso di tutti, il messicano Ricardo Villalobos. E altri mostri sacri della consolle, come il dj e produttore svizzero-cileno Luciano, tra i più talentuosi e amati della scena tech house, e l’italianissimo Joseph Capriati, originario di Caserta.

Ma sarà un po’ l’intero establishment dei piatti sincronizzati a cimentarsi all’Unum, in un ideale saluto collettivo al definitivo decollo dell’Albania sullo scenario globale che conta. Specie per i più giovani. Da Adriatique a Butch, da Andrea Fiorito a Cesar Merveille, da Craig Richards a Dewalta, passando per Dyed Soundorom, Enzo Siragusa, Gianni Callipari, Hajdar Berisha, Joey Daniel. E poi Mike Shannon, Neverdogs, Petre Inspirescu, Raresh, Sonja Moonear, tINI, Tobi Neumann e numerosi altri.

Musica house e techno, spiaggia, mare, party, tramonti: saranno tre gli stage, aperti 24 ore al giorno. E non mancheranno i pacchetti turistici integrati, gli shuttle in moto perpetuo, le possibilità di scoprire il ricco e misconosciuto territorio circostante. La stessa Tirana dista solo un’ora di macchina da Shëngjin, dove pare passò, ai suoi tempi (non per ballare si intende), Giulio Cesare. Decisamente altre generazioni.

L’Unum Festival è realizzato in collaborazione col ministero del Turismo albanese. Sarà un banco di prova fondamentale, per loro. E una scoperta o riscoperta per tutti gli altri.

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