Nel Codice della strada “riformato” ci sono varie buone cose, ma anche qualche grande dimenticanza. Non si può che gioire per l’inasprimento delle sanzioni contro chi guida con il cellulare o chi parcheggia sui marciapiedi; finalmente è stata introdotta la casa avanzata al semaforo, tipica dei paesi bike friendly, cioè la linea di arresto avanzata per i ciclisti in modo che possano partire per primi e non respirare il gas di scarico; e anche l’obbligo di mantenere una distanza di 1,5 metri al momento del sorpasso di una bicicletta da parte di un’auto.
Sono state introdotte, grazie anche alla pressione delle associazioni e della campagna “School streets-le strade ai bambini”, le strade scolastiche. Dopo aver combattuto per anni contro l’inciviltà dei genitori che vorrebbero parcheggiare quasi fin dentro la classe, ecco finalmente una norma che vincola i sindaci a creare aree di rispetto, pedonali, Ztl o zone 30 davanti a tutte le scuole, almeno negli orari di entrata-uscita!
Purtroppo però, tra le modifiche che avrebbero potuto rendere il Codice della strada più umano e meno “auto-centrico” manca il limite di velocità di 30 km/h nelle strade urbane locali e il “doppio senso ciclabile”. Fiab, Legambiente, Salvaiciclisti, Italian cycling embassy, il gruppo Famiglie senz’auto, la Fondazione Scarponi e tante altre associazioni per l’ambiente, per la mobilità sostenibile e per la sicurezza stradale con una lettera alla Camera hanno chiesto che venissero introdotte queste due importanti misure.
La prima misura – i 30 km/h nelle strade locali delle città – è decisiva per ridurre la velocità che è la prima causa di incidenti, morti e feriti; dunque per salvare vite umane di pedoni, ciclisti, bambini, anziani, disabili, automobilisti e motociclisti stessi. Attualmente lo standard è 50 km/h, ma non è assolutamente sufficiente a garantire sicurezza: lo spazio di frenata a 50 km/h resta troppo lunga. D’altra parte una collisione a 50 km/h è come cadere dal terzo piano di un palazzo. La morte è quasi assicurata. Le zone 30 non allungherebbero i tempi di percorrenza, perché sono esclusi tutti gli assi viari principali, come testimoniato da tutte le esperienze italiane ed europee.
La seconda misura – il “doppio senso ciclabile” – non vuol dire, come erroneamente riportano molti giornali, via libera alle “bici in contromano”. Le bici vanno sempre secondo mano, cioè stando alla destra. Esiste già (C. 1368 Scagliusi, art. 11, comma 1, lettera b) una concreta proposta di testo legislativo che tratta di doppio senso ciclabile. Con questa riforma i Comuni potrebbero istituire, ove necessario, un doppio senso di marcia per bici, mantenendo senso unico per le auto, in tutte le strade secondarie, senza limiti di ampiezza (attualmente c’è limite minimo di 4,25 metri).
L’obiettivo è quello di facilitare la mobilità sostenibile, aumentare i percorsi ciclabili, favorire la sicurezza dei ciclisti che così evitano vie troppo transitate e hanno un percorso protetto e continuo. Non ci sono rischi per la sicurezza, come dimostrato da tutte le sperimentazioni ormai decennali, anche in città italiane. Certo, molto spesso, per creare corsie ciclabili, occorre “sacrificare” dei posti auto, ma non è proprio questo il punto? Non vogliamo forse incentivare la mobilità sostenibile, ostacolando invece l’uso dell’auto? Non vogliamo liberare lo spazio occupato dalle auto, ridandolo agli utenti deboli e non inquinanti? Quale mobilità vogliamo favorire?
Ricordiamo poi che esiste una correlazione tra ciclabilità e riduzione dell’incidentalità, che a sua volta porta un ulteriore aumento dei ciclisti (Safety in Numbers): questo perché più persone utilizzano la bici, meno persone andranno in auto, decongestionando il traffico. Inoltre all’aumentare dei ciclisti i conducenti di mezzi motorizzati fanno maggiore attenzione alla loro presenza e cercano di anticiparne i comportamenti. Non solo: la velocità media di tutti i veicoli diminuisce, soprattutto in città, e la sicurezza aumenta.
Mi auguro quindi che i deputati, nel valutare il Testo Unico delle riforme al Codice della strada, sappiano pensare criticamente, valutare questi utili emendamenti e agire con coraggio, controcorrente e… controsenso!