Il testo passa al Senato. Il disavanzo nei conti della sanità della Regione è di circa 168 milioni di euro
Due le priorità: ripristinare i livelli essenziali di assistenza socio-sanitaria e rimediare al profondo rosso dei bilanci delle Asl. Il decreto Calabria, approvato un mese e mezzo fa nel consiglio dei ministri in trasferta a Reggio Calabria, riceve il primo via libera alla Camera, con 240 sì e 76 no (le opposizioni: Pd, Leu, Fi, Fdi) e ora passa al Senato. Così la sanità calabrese prova a uscire dall’emergenza e riformarsi, sotto la stretta imposta dal governo.
Nel giorno delle dimissioni flash del viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi, condannato a 3 anni e 5 mesi nel processo spese pazze in Liguria, a Montecitorio un passo indietro tocca pure ai Cinquestelle: è quello della deputata calabrese Dalila Nesci, al secondo mandato, che ha rimesso il mandato da relatrice del provvedimento dopo il pressing neanche troppo velato della Lega e la richiesta ufficiale del Pd. Da due giorni, infatti, Nesci doveva rispondere alle accuse di conflitto d’interessi per via del fatto che un suo collaboratore figura tra i candidati per il posto di commissario di un’azienda sanitaria locale. Al suo posto, dunque, è finita la presidente della commissione Affari sociali Marialucia Lorefice, anche lei del Movimento.
Il testo del decreto prevede, tra l’altro, norme più stringenti sulla verifica del lavoro dei direttori generali nei vari ospedali e aziende sanitarie calabresi e passa la linea dei “super poteri” dei commissari straordinari sulla sanità della regione, penalizzata da un disavanzo di gestione salito a 168 milioni di euro nell’ultimo trimestre 2018.
Tra i 10 articoli sulla Calabria spunta una serie di interventi previsti per rafforzare i controlli sui direttori generali, introducendo verifiche straordinarie sulla loro attività, che spettano al commissario ad acta. “Sorvegliati speciali” anche i direttori amministrativi e sanitari: sul loro lavoro pendono controlli periodici dei commissari straordinari. In Aula respinti quasi tutti gli emendamenti tranne due, proposti dalle opposizioni, che mettono dei paletti ai compensi dei commissari straordinari. Con il primo sono spariti i 20mila euro, previsti come indennità aggiuntiva per i commissari straordinari se residenti fuori regione. Il secondo condiziona gli ulteriori 50mila euro, previsti nel contratto, ai risultati realmente ottenuti dai commissari.