Contro la parlamentare l’accusa che diversi parlamentari delle opposizioni (Pd, Forza Italia e LeU) le hanno rivolto ovvero che un suo collaboratore era candidato a diventare commissario della Asl di Vibo Valentia. La pentastellata: "Poiché credo fermamente nell’urgenza della conversione di questo decreto, con grande senso di responsabilità, serietà e assoluta fermezza sono a ribadire e a informare che ho rimesso il mandato"
Dalila Nesci, deputata del M5s, ha rinunciato alle sue funzioni di relatrice del decreto Calabria. Ad annunciarlo in Aula è stato il vicepresidente del Senato Fabio Rampelli riprendendo l’esame alla Camera. Al suo posto, la presidente della commissione Affari sociali Marialucia Lorefice, anche lei M5s. Contro la parlamentare l’accusa che diversi parlamentari delle opposizioni (Pd, Forza Italia e LeU) le hanno rivolto ovvero che un suo collaboratore era candidato a diventare commissario della Asl di Vibo Valentia. E, dunque, un conflitto d’interessi. Accusa respinta dalla relatrice e anche dalla ministra della Salute Giulia Grillo che aveva detto ieri: “State facendo una critica alle intenzioni perché state lanciando delle accuse su una candidatura che non è stata nemmeno effettuata. Ci tengo al decreto – ha proseguito – e se non ritenete sufficiente quanto ho detto prima, posso senza problemi dire che se questo problema diventa dirimente, rinunciamo all’ipotesi di fare questa nomina, anche se non è conflitto di interessi“.
Anche oggi la Nesci ha respinto questa ricostruzione: “Ho sempre svolto con correttezza, dedizione e spirito di servizio – gli incarichi ricevuti ha detto la deputata – In queste ore ho subito tanti attacchi e qualcuno ha cercato di buttare ombre sul mio operato e la mia correttezza ma poiché intendo assolutamente collaborare al buon andamento dei lavori dell’Aula e poiché credo fermamente nell’urgenza della conversione di questo decreto, con grande senso di responsabilità, serietà e assoluta fermezza sono a ribadire e a informare che ho rimesso il mandato”.
A sollevare la questione ieri era stata Enza Bruno Bossio (Pd), seguita da Enrico Borghi, che aveva puntato il dito contro Gianluigi Scaffidi, collaboratore della parlamentare pentastellata. Era quindi intervenuta la ministra: “So quanto ho combattuto per fare questo decreto per una regione che ho preso a cuore a causa delle gravi difficoltà che ha. Ho fatto questo decreto consapevolmente, per rispettare la missione che mi sono presa come ministro e che voi, come Parlamento, avete nell’approvarlo. Non ho alcun attaccamento per alcun curriculum, purché i candidati abbiano la professionalitànecessaria. Non ho alcun motivo di difendere Scaffidi o Pinco Pallo ma ci tengo a dire che non vi è alcun conflitto di interessi”, ha dichiarato in aula alla Camera. Non è una norma ad personam – aveva aggiunto – come sapete molte regioni si sono trovate costrette ad assumere medici in pensione, perché non sempre ci sono le professionalità adatte tra i medici. Ci siamo voluti dare una chance in più per avere dei medici che possano andare in Calabria. Se ritenete che io, in questo momento, debba darvi una risposta su qualcosa che non è ancora avvenuto ma dovrà avvenire e se non ritenete sufficiente la mia assicurazione che verrò in Aula a informarvi sulle nomine, posso garantire che, se questo elemento diventa dirimente per proseguire correttamente, noi rinunceremo a qualunque ipotesi, di fare questa nomina in questo momento”.
Oggi il Pd è tornato all’attacco: “Il decreto Calabria è fatto con i piedi, va corretto prima di combinare altri pasticci che avrebbero conseguenze devastanti sui pazienti e i cittadini calabresi” ha detto il deputato del Pd Francesco Boccia, criticando il fatto che in caso di dissesto finanziario nell’ambito sanitario “non si può far fallire la pubblica amministrazione senza prevederne gli effetti”. E quindi chiede: “Che facciamo se non si lega l’azienda sanitaria al fondo nazionale spazza debiti? Vendiamo gli immobili, vendiamo le brande?”. Per Boccia la relatrice Dalila Nesci “appare sempre più inadeguata e inquieta” per cui chiede che il provvedimento torni in commissione e di sostituire Nesci perché “non più in grado di seguire questo provvedimento, a causa del palese conflitto di interessi connesso alla designazione del direttore generale dell’Asp della sua provincia, Vibo Valentia, un suo ex collaboratore. Una vicenda ben lontana dalla fin troppo spesso abusata etica e sempre sbandierata onestà grillina”.