I sardi vogliono conquistare il capoluogo lombardo, il Nord Italia e già che ci sono la Penisola tutta. L'Olimpia, in tutto ciò, sembra voler abdicare al ruolo di prima della classe per sprofondare sotto terra e rimanerci. Dall'altra parte, Cremona capitola sotto le pugnalate, chirurgiche, di una Venezia ritrovata in trasferta. Sono i responsi di gara1 della semifinale di playoff, col fattore campo che non conta nulla: Milano-Sassari 79-86, Cremona-Venezia 80-87
Gli spettatori, occhi a terra, si alzano dai seggiolini rossi degli spalti e alla spicciolata abbandonano il Forum. Sotto si gioca ancora, ma si sa già chi vince. Quando suona la sirena, dalla panchina di Sassari il commento è “testa alla 21esima“. Tradotto: alla 21esima partita consecutiva portata a casa. Pressing psicologico, strafottenza o sicurezza nei propri mezzi? Forse tutt’e tre le cose insieme. Sta di fatto che Gianmarco Pozzecco ci crede. E noi gli crediamo. Perché questa Dinamo fa paura. Corre, gioca, si diverte e diverte. Miglior prestazione della vita per Stefano Gentile, rigenerato da quando la Mosca atomica è sbarcata in terra sarda: 26 punti (8/10 da due, 3/5 da tre) con triple alla scadere dei 24 secondi con l’uomo appiccicato addosso e tirando pure storto. Incredibile. Accanto a lui, quella bestia di Rashawn Thomas (25+11+7 falli subiti) a tratti dominante, quasi sempre immarcabile (lo vedremo in Eurolega l’anno prossimo?) e il sempre utile Dyshawn Pierre (12+11+4 assist).
Dall’altra parte una Milano ancora imbarazzante. Sgonfia, svogliata, senza uno straccio di gioco. Resta in piedi, per 37′, grazie ai lampi di giocatori che per il nostro basket sono fenomeni: Mike James, Vlado Micov, James Nunnally. Sta in piedi perché segna da 3 (alla fine sono 13/30, ma a un certo punto era 11/22). Stop. Il resto è totalmente da rivedere. La fotografia del match è a 4’20” dalla fine, con Sassari avanti di sette: Thomas va a canestro, vola per terra per un fallo non fischiato e ci rimane; Milano recupera, va in contropiede 5 contro 4, non costruisce nulla, Thomas ritorna e l’attacco muore. A metà primo tempo la valutazione delle squadre segnava 50 a 29 per gli ospiti. A fine partita 99 a 73. Ma la disamina di Simone Pianigiani è: “Noi troppo nervosi e meno scaltri degli avversari. Potevamo girarla con un niente”. Confusione. Chi vince la serie? Sassari, a meno di miracoli.
Tripla di Haynes, tripla di Bramos, schiacciata di Watt. Gli 8 punti con cui Venezia dà il colpo di grazia a Cremona in poco meno di un minuto e mezzo, quando alla fine della partita mancano 90 secondi, racchiudono l’approccio perfetto di coach Walter De Raffaele e dei suoi uomini in gara1 al PalaRadi. La Vanoli chiude avanti di 3, 40 a 37, il primo tempo. Ma ciò che stona, in un match sin lì equilibrato, è il 25% da tre degli ospiti (3/12). La Reyer, infatti, ha messo a punto un piano partita solido: andare, con insistenza, sotto canestro. Dove i due lunghi, Mitchell Watt e Gasper Vidmar producono, insieme, 30 punti (22+8). E quando i tiri dai 6,75 iniziano a entrare, ecco che Venezia prende il controllo. Se poi Bruno Cerella, in campionato 6 su 30 da 3, te ne mette due (una di tabella) a spezzarti le gambe, hai poco da fare. Gli ospiti chiudono il terzo quarto avanti di 5, 64 a 59. Poi sale in cattedra Watt, con 8 punti in 3 minuti tra cui una spettacolare schiacciata rovesciata su rimbalzo in attacco. La percentuale da dietro l’arco, come detto, sale (8/15 nel secondo tempo) e gli assalti di Cremona risultano vani.
Breve riflessione, al di là di gara1, che può indirizzare la serie in modo determinante. Per De Raffaele vanno sul parquet dieci giocatori. Chi ci sta più a lungo è Marquez Haynes (29 minuti). Per Meo Sacchetti, invece, i soliti 8 (Gazzotti solo 3 minuti), con punte di minutaggio che alla lunga potrebbero farsi sentire nelle gambe: 36 minuti Crawford, 35 Saunders, 31 Mathiang, 30 il 37enne Diener. Se vuole raddrizzare la serie, la Vanoli deve vincere gara2. Sarà, in ogni caso, una (spettacolare) battaglia.