Ventiquattro ore dopo la notizia dell’indagine ai suoi danni ecco la perquisizione. E l’inchiesta su Luca Palamara si è allargata fino al Consiglio superiore della magistratura. La Guardia di Finanza si è presentata a casa dell’ex consigliere del Csm ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, attualmente in servizio alla procura di Roma come sostituto. La perquisizione rientra nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla procura di Perugia nei confronti di Palamara, indagato per corruzione. Nella stessa indagine è coinvolto Luigi Spina, consigliere togato del Csm di Unicost, la stessa corrente di Palamara. “Ho appreso dai giornali la notizia. Sono molto amareggiato di averlo dovuto apprendere prima dalla stampa che dall’autorità giudiziaria, da cui ho poi avuto riscontro. Sono a disposizione per ogni chiarimento”, dice Spina indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento. Avrebbe rivelato a Palamara l’esistenza di un’indagine a suo carico.
“Palamara corrotto da Centofanti” – Nell’indagine sono iscritti nel registro degli indagati anche l’imprenditore Fabrizio Centofanti e gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore. Anche nei loro confronti l’accusa è corruzione. Secondo i pm i tre avrebbero “corrisposto varie e reiterate utilità a Palamara, all’epoca consigliere del Csm, consistenti in viaggi e vacanze (soggiorni in alberghi anche all’estero) a suo beneficio”, è scritto nell’avviso di garanzia inviato oggi all’imprenditore.
Nell’avviso di garanzia si aggiunge che i tre avrebbero corrisposto utilità anche “a beneficio di familiari e conoscenti” di Palamara (la sorella Emanuela, ndr) “ed anche un anello non meglio individuato del valore di 2mila euro in favore di una sua amica, essendo Centofanti in rapporti di stretta ed illecita collaborazione e correità con Amara e Calafiore”. Una attività corruttiva messa in atto, secondo la procura di Perugia, “per danneggiare Marco Bisogni – sostituto procuratore di Siracusa (in precedenza già oggetto di reiterati esposti depositati presso la procura generale di Catania a firma di Amara e Calafiore, il primo indagato da Bisogni, il secondo, suo difensore) nell’ambito del procedimento disciplinare nel quale Palamara faceva parte della sezione che con ordinanza n.94/2017 rigettava la richiesta di archiviazione proposta dalla Procura generale della Corte di Cassazione, avanzando richiesta di incolpazione coatta a carico di Bisogni, che di seguito veniva assolto dalla commissione in diversa composizione il 29 gennaio del 2018″.
E ancora: “per fare in modo che Palamara mettesse a disposizione, a fronte delle utilità, la sua funzione di membro del Csm, favorendo nomine di capi degli uffici cui erano interessati Amara e Calafiore”. In pratica Amara e Calafiore avrebbero corrotto Palamara – grazie all’intercessione dell’amico Centofanti – per fare in modo che lo stesso Palamara – all’epoca consigliere del Csm – punisse il pm Bisogni, reo di aver indagato su Amara. Leggendo il decreto di perquisizione si evince che i magistrati umbri hanno ricostruito che Bisogni, a un certo punto, fosse “bersagliato (se non perseguitato) di esposti ad opera di Calafiore e Amara”.
Palamara iscritto dopo testimonianza del pm Bisogni
A convincere i pm all’iscrizione nel registro degli indagati di Palamara è stata proprio l’audizione di Bisogni – sentito il 22 maggio scorso – che ha consegnato a chi indaga l’ordinanza con cui Palamara rigettava la richiesta di non luogo a procedere e rimandava atti alla procura generale per l’incolpazione, mentre l’ex presidente dell’Anm non faceva parte del collegio che assolveva Bisogni. Agli atti anche le intercettazioni del 31 gennaio 2017 disposte dalla procura di Messina all’interno di Giancarlo Longo – il magistrato la cui nomina a procuratore di Gela – Palamara avrebbe dovuto favorire in cambio di 40mila euro. Longo parla con un imputato in un processo gestito da Bisogni proprio del procedimento disciplinare a carico del magistrato “bersagliato” (e di cui i due erano a conoscenza) ed esclama: “…è intanto adesso se ne va soprattutto a giudizio al Csm… al Csm c’è Palamara e secondo me lo condanna“.
Anm: “Nessun legame con corsa a procura di Roma”– Dopo le notizie pubblicate dai quotidiani sull’indagine a carico del pm, è arrivato l’intervento di Pasquale Grasso, presidente dell’Associazione nazionale magistrati: “Si susseguono notizie relative a indagini nei confronti di magistrati, anche ex componenti del Csm. Trattandosi di procedimento in corso, non intendo commentare se non per rimarcare il fatto che la magistratura adempie costantemente al proprio ruolo istituzionale e costituzionale nei confronti di qualsiasi soggetto. Ivi compresi gli stessi magistrati”. Secondo il presidente del sindacato delle toghe, poi, non ci sarebbe alcun collegamento tra l’indagine su Palamara e la corsa alla poltrona di procuratore di Roma: “Non ravviso alcun elemento di correlazione, salvo emersione di diversi elementi che allo stato non mi pare superino il livello della mera illazione. Il procedimento che condurrà a detta nomina è in corso nella sede costituzionalmente prevista, e nel rispetto delle norme di legge. Ogni altro commento mi parrebbe un ulteriore indebito tentativo di interferenza sull’attività del Consiglio”. La giunta dell’Anm ha anche diffusa una nota per confidare “che il percorso decisionale che porterà il Csm alla nomina di ogni dirigente degli uffici giudiziari, avvenga esclusivamente nell’ambito del confronto dialettico tra i componenti, togati e laici, che in base alle norme costituzionali lo compongono e che non sia in alcun modo influenzato da alcun altro fattore, esterno o interno alla magistratura”.