Le nuove statistiche diffuse dal Tesoro sulle dichiarazioni fiscali 2018 si concentrano sui contribuenti soggetti fino allo scorso anno agli studi di settore. I valori più alti si registrano nel settore delle attività professionali seguito dal manifatturiero e dai servizi. In coda il commercio
I765mila professionisti dichiarano in media 33.300 euro all’anno in più rispetto al contribuente medio: quasi 54mila euro contro i poco più di 20mila che sono il reddito medio comunicato al Fisco dagli italiani. I piccoli imprenditori e commercianti con partita Iva, circa 1,5 milioni, hanno invece un imponibile medio di 22mila euro, vicino a quello medio. Tra i contribuenti con redditi maggiori o uguali a 100mila euro prevalgono tra i professionisti avvocati e medici, tra gli imprenditori quelli attivi nel settore delle costruzioni, seguiti da quelli che si occupano di impianti idraulici e di condizionamento e dalle tabaccherie. I dati arrivano dalle nuove statistiche diffuse dal Tesoro sulle dichiarazioni fiscali 2018 (relative a redditi del 2017), che si concentrano sui contribuenti soggetti fino allo scorso anno agli studi di settore, oggi sostituiti dagli Indici di affidabilità fiscale: liberi professionisti, lavoratori autonomi e imprese.
Rispetto all’attività economica esercitata, spiega il ministero, il reddito medio dichiarato più elevato da queste categorie si registra nel settore delle attività professionali (49.190 euro, +3% rispetto al 2016), seguito dal settore delle attività manifatturiere (37.680 euro, -6,9% sul 2016) e dal settore dei servizi (27.330 euro, -4,5%). I valori non sono direttamente confrontabili con l’anno procedente a causa della modifica del criterio di determinazione del reddito d’impresa in contabilità semplificata, che determina la deduzione delle rimanenze iniziali e quindi un calo dei redditi dichiarati nell’anno. Di conseguenza nel settore del commercio, in cui “l’incidenza delle rimanenze è preponderante rispetto agli altri settori”, la modifica incide di più e il reddito medio risulta particolarmente basso: 4.410 euro.
Per quanto riguarda la composizione percentuale dei valori dichiarati, a fronte di oltre la metà del totale dei ricavi/compensi (54,5%) le società di capitali dichiarano solo il 24,5% circa del totale dei redditi. Mentre le persone fisiche, a fronte del 25,5% dei ricavi o compensi totali, dichiarano il 54% dei redditi complessivi. Un confronto tra i livelli di reddito medio dei soggetti congrui e non congrui, cioè quelli in linea con gli studi di settore e quelli che non lo sono, mostra differenze molto elevate: escludendo i soggetti di minori dimensioni, si passa complessivamente da un reddito medio di 46.640 euro per i soggetti congrui ad una perdita media di 3.160 euro per quelli non congrui.
Le nuove statistiche comprendono anche analisi sulle dichiarazioni Irpef in base al reddito prevalente. Ne risulta che l’83,8% dei circa 41,2 milioni di contribuenti Irpef detiene prevalentemente reddito da lavoro dipendente o pensione e solo il 4,7% del totale ha un reddito prevalente derivante dall’esercizio di attività d’impresa o di lavoro autonomo. Il reddito medio da lavoro dipendente presenta “un’elevata variabilità”: quello più basso, pari a 9.910 euro, è quello dei lavoratori dipendenti il cui datore di lavoro è una persona fisica, mentre sale a 13.850 euro per i dipendenti di società di persone e tocca i 21.120 euro nella P.a. Il reddito medio più elevato, pari a 23.470 euro, è tra i dipendenti delle società di capitali.