Il procuratore aggiunto Francesco Pinto ha chiesto per il sottosegretario ai Trasporti in quota Lega 3 anni e 4 mesi. In giornata al tribunale di Genova è prevista la sentenza: in caso di condanna, si aprirebbe un nuovo fronte di scontro all'interno della maggioranza di governo
È il giorno della sentenza per il sottosegretario ai trasporti Edoardo Rixi e per gli altri 18 imputati accusati di peculato nel processo per le “spese pazze” in regione Liguria. Il procuratore aggiunto Francesco Pinto ha chiesto per l’esponente della Lega 3 anni e 4 mesi. In caso di condanna, si aprirebbe un nuovo fronte di scontro all’interno della maggioranza. Il contratto di governo infatti parla chiaro: dell’esecutivo M5s-Lega non possono fare parte condannati, anche in primo grado, per il reato di peculato. Nonostante questo la Lega tiene il punto. E blinda il sottosegretario ai Trasporti: anche in caso di sentenza sfavorevole, rimarrà al suo posto.
“Rixi sta al suo posto”, aveva detto ieri il capogruppo del Carroccio al Senato, Massimiliano Romeo. E oggi a ribadirlo è l’ex sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri che, dopo un lungo silenzio in seguito alle sue dimissioni richieste per il coinvolgimento in un’indagine per corruzione, è tornato a parlare e a partecipare alle riunioni del partito. “Mi auguro che venga riconosciuta la sua innocenza. Secondo me anche se sarà una sentenza di condanna non deve dimettersi. Una persona è innocente fino al terzo grado di giudizio. Non credo proprio che Salvini sarà d’accordo con un’eventuale richiesta di dimissioni“, ha detto in un’intervista alla Stampa. “L’appuntamento con la giustizia non si sostanzia solo con le condanne, c’è anche l’opportunità di essere innocenti”, ha aggiunto Siri.
I 5 stelle, però, promettono l’ennesima battaglia. “Non cambiamo linea: se condannato, per noi Rixi è fuori. In questo Di Maio ieri è stato chiaro, il M5S non si snatura e anche il contratto con la Lega ci da ragione perché saremmo favanti a una condanna”, fanno sapere fonti del Movimento. E a ribadirlo è stato anche Alessandro Di Battista: “Che Rixi, se condannato, si debba dimettere non lo dice solo il contratto ma la morale comune. Io non posso pensare che Salvini, dopo aver vinto le elezioni, possa mandare tutto a carte quarantotto con la lettera Ue, una manovra complicata, per difendere un condannato”, ha detto al termine dell’assemblea riunita per fare il punto dopo il fallimento alle elezioni europee.
Nel caso in cui oggi i giudici dovessero dare ragione all’accusa, si verificherebbe proprio uno dei punti previsti dal Codice etico dei membri del Governo, contenuto dal contratto siglato tra Salvini e Luigi Di Maio alla vigilia della nascita dell’esecutivo. A pagina 8 del contratto c’è scritto che “non possono entrare a far parte del governo soggetti che abbiano riportato condanne penali, anche non definitive, per i reati dolosi di cui all’articolo 7 del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n.235 (legge “Severino”), nonché per i reati di riciclaggio, auto-riciclaggio e falso in bilancio”. Tra i reati previsti dalla legge Severino c’è anche quello disciplinato dall’articolo 314 del codice penale: il peculato. Lo stesso di cui deve rispondere Rixi, finito nei guai per il suo vecchio ruolo di capogruppo della Lega. in consiglio regionale della Liguria.
Per l’accusa sarebbero ingiustificati i 97mila euro usati dal gruppo e rimborsati in quanto spese istituzionali. Nell’elenco ci sono sono infatti viaggi in montagna, gite fuoriporta nei week end e una mangiata di ostriche al Cafè de Turin di Nizza. Persino 600 euro spesi in un’armeria e rimborsati – come tutto il resto – con fondi pubblici. “È evidente che come capogruppo rispondo di tutte le spese del gruppo indipendentemente da chi le ha effettuate. Se ci sono stati errori li abbiamo fatti in buona fede e in un contesto di scarsa chiarezza normativa. Abbiamo spiegato tutto nelle memorie che abbiamo consegnato al pm quando siamo stati interrogati”, si era giustificato il leghista con il Secolo XIXquand’era scoppiata l’inchiesta. E i 600 euro spesi in un’armeria a cosa era serviti? “Fumogeni comprati per una manifestazione a sostegno dei tassisti”, spiegava il futuro sottosegretario. Perché i fumogeni per i tassisti debbano pagarli i cittadini, però, non è dato sapere.