Si erano salutati con un lungo abbraccio e con quella frase, “non volevo“, carpita dalle telecamere. Francesco Totti e Daniele De Rossi, i due simboli della storia moderna della Roma, ora entrambi lontani dal campo e dalla fascia da capitano. Chi non voleva fare cosa? Se lo sono chiesti in tanti dopo quel video. Il quotidiano La Repubblica dà la sua versione dei fatti, partendo da una mail, datata 16 dicembre 2018, scritta dal preparatore atletico Ed Lippie, uomo di fiducia di James Pallotta. Lippie avverte il presidente giallorosso di come il capitano De Rossi e altri tre senatori dello spogliatoio, Kolarov, Dzeko e Manolas, stiano facendo pressione per chiedere di cacciare tre persone: l’allenatore Eusebio Di Francesco, il direttore sportivo Monchi e Francesco Totti. Una ricostruzione smentita dalla società: “La Roma desidera prendere le distanze dalla ricostruzione apparsa sulle pagine sportive della Repubblica in data odierna – si legge sul sito giallorosso – l’AS Roma ritiene che non sia attendibile trasformare in fatti eventuali opinioni espresse da terzi, e riportate a terzi, delineando in questo modo un quadro distorto e totalmente distante dalla realtà“.
Parte dell’articolo di Repubblica ricostruisce una storia nota: a fine anno arriva l’addio di De Rossi, tra accuse incrociate di tradimento e mancato rispetto. L’ormai ex capitano giallorosso ha raccontato di una società distante che avrebbe perfino rifiutato di proporgli un contratto “a gettone”. La versione del club invece racconta di una decisione presa dal calciatore, peraltro all’ultimo momento. L’epilogo di una stagione disastrosa, in cui l’eliminazione dagli ottavi di Champions League ha portato all’esonero dello stesso Di Francesco e alle dimissioni di Monchi. Insieme a loro salutarono Trigoria anche il medico sociale Riccardo Del Vescovo e il fisioterapista Damiano Stefanini.
Un dettaglio che secondo Repubblica è centrale nella narrazione di quanto accaduto all’interno dello spogliatoio giallorosso. Nella sua mail infatti, riporta il quotidiano, Lippie indica proprio Del Vescovo e Stefanini come le fonti che gli hanno riferito della congiura interna e che più la sostengono. Proprio Stefanini è uno degli uomini a cui De Rossi è più legato nell’ambiente. Dopo il repulisti di fine inverno, i senatori dello spogliatoio si sarebbero convinti che il mandante sia stato proprio Totti. A quel punto, secondo Repubblica, lo strappo tra l’ottavo re di Roma e gli ex compagni sarebbe diventato insanabile, portando al finale che tutti conosciamo.
Per spiegare il perché della rivolta contro Totti, la ricostruzione di Repubblica parte dall’estate scorsa e in particolare dall’arrivo a Trigoria di Steven Nzonzi, mediano fresco campione del mondo. De Rossi avrebbe interpretato l’acquisto come una sfiducia nei suoi confronti. Sarebbe stato il primo scricchiolio. Il resto lo fa un inizio di stagione claudicante, in cui, sempre secondo la mail del preparatore atletico Lippie, i senatori della squadra finiscono per mettere in discussione sia il gioco del tecnico Di Francesco sia la campagna acquisti della società, poco adattata alle idee dell’allenatore. Anche Monchi finisce quindi sotto accusa da parte dei giocatori, reo anche di aver ceduto due pilastri come Alisson e Nainggolan. In questo contesto, la figura dirigenziale di Totti sarebbe stata percepita come negativa dallo spogliatoio, sostiene La Repubblica. Come unico motivo di una faida interna tra i due simboli della Roma, pare troppo poco. In ogni caso, la figura di Pallotta ha mostrato tutte le sue carenze nel capire e gestire un ambiente come quello giallorosso.