ROCKETMAN - 3/6
di Dexter Fletcher. Con Taron Egerton, Bryce Dallas Howard, Richard Madden, Jamie BellGran Bretagna 2019, Durata: 121’ Voto 3/5 (AMP)
Una celebrazione ma non un’apologia di Elton John. E soprattutto un grandissimo interprete nei panni del musicista britannico al punto da poter affermare che Egerton fa impallidire il Malek/FreddieMercury dell’osannato Bohemian Rhapsody. Senza incoraggiare noiosi confronti, il film di Fletcher offre certamente qualcosa che l’opera di Singer non fa, ovvero inserire il biopic nel musical vero e proprio con le canzoni dell’artista assunte a parti integranti della narrazione. Su queste la produzione ha optato alla messa a punto di numeri musicali (Egerton canta personalmente e assai bene) e coreografie pirotecniche, avvalorate da scenografie psichedeliche su atmosfere cromatiche perfettamente intonate con un personaggio istrionico e bigger than life come Elton John. Da parte sua, l’artista londinese ha naturalmente contribuito alla diffusione dei materiali biografici, confortando la veridicità dei fatti ma anche l’arbitraria selezione degli stessi.
Esplosiva opera pop, Rocketman si struttura dentro la classica cornice, in questo caso rappresentata dal protagonista che entra nel rehab definendosi “drogato, alcolista, sessuomane, shopaholic, bulimico etc..”. In quell’incipit si concentra tutto il senso del film: la parabola di un uomo che passa dalle “stelle alle stalle” a causa dell’originaria mancanza d’amore da parte di due genitori glaciali ed egotici. Il ritorno alla vita e al successo passa dunque attraverso il rehab più profondo, il perdono verso chi lo ha trascurato ma soprattutto verso se stesso. In tal senso Rocketman è anche un film sulla ricerca ed accettazione d’identità, a suo modo il Bildungsroman di un proletario inglese che si rifiutò “di vivere in black&white”.