Un gruppo di ricercatori dell’Università di Copenaghen ha messo a punto un sistema per combinare i big data con l’Intelligenza Artificiale in modo da determinare con un’esattezza del 90% se un compito è stato davvero prodotto dall’autore o da qualcun altro. Quello dei “copioni” a quanto pare è un problema diffuso ben oltre gli italici confini, e dilaga soprattutto fra gli studenti delle scuole superiori.
Per cercare di arginarlo, il Dipartimento di Scienze Informatiche dell’Università di Copenaghen ha passato al setaccio 130.000 compiti scritti da 10.000 studenti danesi, e ha collezionato un significativo patrimonio di “big data” ossia un’enorme mole di dati eterogenei. Li ha dati in pasto a un’Intelligenza Artificiale appositamente “addestrata” mediante apprendimento automatico ed è riuscita a determinare se il contenuto era davvero farina del sacco dello studente firmatario o se era frutto del lavoro di qualcun altro.
In Danimarca sono già in uso strumenti avanzati nelle scuole, come ad esempio la piattaforma Lectio, fatta apposta per verificare se uno studente ha consegnato uno scritto con passaggi copiati da lavori precedentemente consegnati da altri. Lectio però “non capisce” se il compito sia stato effettivamente scritto dal firmatario o meno. Capisce solo se il testo è stato “preso in prestito” da elaborati precedenti, con il risultato che le scuole superiori hanno difficoltà a scoprire se uno studente abbia “assunto” qualcun altro per lavorare al posto suo.
Emblematico il caso di un importante esame scritto dell’ultimo anno della scuola superiore danese, la cui valutazione è determinante: alcuni studenti di successo hanno pubblicato online i loro elaborati a beneficio di chi doveva sostenere l’esame. L’Intelligenza Artificiale si è rivelata efficace perché scova le differenze negli stili di scrittura, confrontando tutti gli elaborati dello stesso studente in un determinato arco di tempo. Tra le variabili, il programma esamina la struttura delle frasi, la modalità d’uso delle parole, i tempi di consegna.
Per ora il progetto è ancora allo stadio di ricerca, ma secondo gli autori è verosimile pensare che si possa mettere al lavoro nelle scuole superiori in un futuro non troppo lontano, vista l’esigenza di risolvere un problema grave e diffuso.
Da notare poi che la stessa tecnica potrebbe essere impiegata in altri ambiti, come ad esempio dalle forze dell’ordine per integrare l’analisi dei documenti falsi.