Quello dell'ex ministro dello Sport, imputato per favoreggiamento, è il nome su cui puntano i sostenitori dell'ex presidente del Consiglio nonostante il nuovo corso di Zingaretti
In Toscana i renziani non mollano la presa. Nonostante il nuovo corso di Nicola Zingaretti, i fedelissimi dell’ex premier vogliono tenersi stretta la regione da cui tutto partì nel 2014. Come? Candidando il braccio destro di Renzi e membro del “giglio magico” Luca Lotti alle elezioni regionali del 2020. La conferma arriva da tre esponenti del Pd toscano, due dei quali molto vicini all’ex presidente del Consiglio. “E’ un’idea che circola da diverse settimane – dice uno di questi a ilfattoquotidiano.it – e l’exploit della Lega in Toscana alle Europee di domenica sta dando una grossa spinta a questa ipotesi: se non vogliamo far cadere anche l’ultimo bastione del Paese nelle mani della Lega, dobbiamo presentare un candidato in discontinuità rispetto alla giunta di Enrico Rossi”. L’altro nome in campo è quello del presidente del consiglio regionale, Eugenio Giani, che negli ultimi mesi ha girato in lungo e in largo la regione da candidato in pectore. Il suo nome però non scalda i renziani: “E’ troppo debole e troppo vicino a Rossi” dicono. Non è nemmeno esclusa la candidatura di Simona Bonafè che alle elezioni europee di domenica ha fatto il pieno di preferenze con 124.117 nella circoscrizione centro, di cui 63mila solo in Toscana. Ma al momento è solo una suggestione: i renziani preferiscono di gran lunga Lotti. Resta peraltro il problema dell’inchiesta pendente sull’ex sottosegretario a Palazzo Chigi, indagato per favoreggiamento nell’indagine su Consip (secondo l’accusa rivelò la presenza di cimici nell’ufficio dell’ex ad Luigi Marroni).
Lotti parla già da candidato
Che l’aspirazione dell’ex ministro dello Sport fosse proprio quella di succedere a Rossi era cosa nota da tempo. Ora, dopo i risultati delle Europee, l’ipotesi si fa più concreta. Martedì Lotti ha concesso un’intervista al Corriere Fiorentino in cui non ha né confermato né smentito le voci sulla sua candidatura ma ha parlato già da candidato, imponendo la linea al presidente Rossi: “Sarà una partita da giocare bene fino in fondo perché non esistono più i finali scontati – ha detto –. In questo ultimo anno bisogna lavorare sodo e bene per i toscani. Insomma serve un’amministrazione che fa cose concrete, resta vicina alla gente e non si divide. Pedalare, pedalare e ancora pedalare”. Poi, come aveva già fatto Renzi nei giorni scorsi, ha sminuito il risultato elettorale del Pd zingarettiano alle elezioni europee: “Siamo di fronte ad un salomonico 0-0 ma in politica il pareggio spesso ha il sapore più di una sconfitta che di una vittoria. Il Pd è il secondo partito e a me non piace arrivare secondo”.
La battaglia per la Regione
L’idea della candidatura di Lotti alla presidenza della Regione risale all’estate scorsa quando nel Pd toscano si era iniziato a parlare di modificare la legge elettorale – il cosiddetto “Toscanellum” – eliminando il ballottaggio in chiave anti-Lega. E questa ipotesi si è rafforzata dopo il risultato delle elezioni europee e amministrative: nonostante la Toscana sia rimasto l’ultimo avamposto in mano al Pd, la Lega qui ha quasi decuplicato il proprio risultato rispetto al 2014 (passando dal 2,6 al 31,4% di oggi) e in sette province su dieci (tutte tranne Firenze, Livorno e Siena) è il primo partito. Ergo, è il ragionamento dei renziani, “bisogna dare una svolta al corso di Rossi per non lasciare la Toscana alla Lega”. Non solo: i fedelissimi dell’ex premier per sostenere il nome di Lotti fanno riferimento ai casi di Firenze ed Empoli, dove i due sindaci renziani Dario Nardella e Brenda Barnini sono stati rieletti al primo turno con risultati da record. Il centrodestra nel frattempo ha già in campo un candidato per le regionali del 2020: la sindaca di Cascina e braccio destro di Salvini, Susanna Ceccardi, che nel collegio dell’Italia centrale domenica è arrivata solo seconda dietro a Matteo Salvini con 48mila preferenze.
Ma il Pd non lo vuole
Eppure, dopo la vittoria alle primarie di Zingaretti, i renziani sono diventati minoranza anche in Toscana e buona parte del partito vede Lotti come fumo negli occhi. “Ma è possibile – ribatte un democratico vicino a Zingaretti – che si continui a parlare di un nome legato a una classe dirigente che ha portato il Pd al 17 per cento e che ormai ha consenso solo a Montelupo Fiorentino?”. L’idea del Pd toscano invece è quella di uscire dal perimetro del Pd guardando alla sua sinistra e rivolgendosi alle liste civiche: “E’ oggettivo che con Zingaretti le cose comincino a migliorare – spiega Valerio Fabiani, membro della direzione nazionale ed segretario della Val di Cornia – ma dobbiamo sicuramente migliorare e non siamo certo tranquilli rispetto alle elezioni del prossimo anno. Per questo dobbiamo rivolgerci alla nostra sinistra cercando di recuperare quegli elettori che hanno votato per il M5s o si sono astenuti”. Sulla candidatura di Lotti poi va all’attacco del fronte renziano: “Se pensiamo di scegliere il candidato dall’alto prima di capire dove vogliamo andare, cominceremmo subito male – conclude – possiamo anche candidare Barack Obama ma se non cambiamo approccio rispetto agli ultimi anni, perdiamo sicuramente”. La maggioranza del partito toscano è già pronta a lanciare alle primarie un candidato che si opponga a Lotti: in cima alla lista c’è sempre l’ex vicepresidente della Toscana Federico Gelli ma anche gli assessori uscenti Vincenzo Ceccarelli (Infrastrutture) o Vittorio Bugli (Bilancio). E poi rimane sempre in piedi l’ipotesi di un candidato civico: nascondere il Pd potrebbe essere la soluzione per non perdere la Regione.