Anche se sul fronte dei redditi, dei livelli di istruzione e della diffusione della banda ultra larga sono ancora penalizzati, sono sempre di più le storie di tecnologica, di integrazione e di turismo sostenibile e nuova imprenditoria verde sul territorio italiano: nel report di Legambiente le storie virtuose lontano dalle metropoli
Da piccoli comuni a smart land. Perché, anche se sul fronte dei redditi, dei livelli di istruzione e della diffusione della banda ultra larga i piccoli comuni italiani sono ancora penalizzati, sono in corso forti processi di cambiamento che hanno già dato risultati in termini di attrattività e densità imprenditoriale. Sono tante le storie di innovazione sociale e tecnologica, di integrazione e di turismo sostenibile, di economia circolare, rigenerazione edilizia e nuova imprenditoria verde che s’incontrano nei piccoli comuni. E sono raccontate in un dossier presentato da Legambiente e Uncem in un incontro organizzato nell’ambito della festa dei piccoli comuni Voler Bene all’Italia 2019 che si celebra il 2 giugno. “L’Italia dei borghi – spiega Legambiente – che rappresenta il 69,7% delle municipalità italiane (5552 comuni al 2018) e governa oltre il 50% dell’intero territorio nazionale, offre numerose esperienze di innovazione che disegnano i contorni di un possibile cambio di passo verso un futuro di benessere e sostenibilità, capace di disegnare un argine allo storico abbandono, invecchiamento e spopolamento dei piccoli centri, a patto che le politiche pubbliche sappiano dare risposte a queste possibilità”.
STORIE DI SMART LAND – A Fluminimaggiore, in provincia di Carbonia Iglesias (Sardegna), tremila anime e molte case sfitte, è partito un progetto di welfare diffuso per gli over 65, con la creazione di una cooperativa di comunità capace anche di produrre e distribuire rinnovabili. A San Lorenzo Bellizzi (Cosenza), poco più di 660 abitanti, quasi i due terzi degli edifici pubblici ospitano impianti fotovoltaici e il Comune ridistribuisce gli introiti del Conto Energia alla cittadinanza attraverso l’esenzione della Tasi. Inoltre, con la vendita dell’energia prodotta, sono stati già azzerati i tributi comunali destinati alla ristrutturazione degli immobili del centro storico. Chiusano d’Asti è il comune capofila del progetto Agape, di cui fanno parte anche Castellero, Cortandone, Monale e Settime, di accoglienza diffusa dei migranti, oltre che alla “prevenzione” della violenza di genere e alla promozione dell’inclusione degli alunni con disabilità. Uggiano La Chiesa (Lecce), vanta un progetto di riqualificazione edilizia della scuola dell’infanzia Don Tonino Bello che ha portato a ridurre i consumi di energia con il conseguente abbattimento del 90% delle emissioni di CO2 in atmosfera e l’eliminazione completa del gas radon attraverso interventi di miglioramento dell’efficienza dell’impianto di riscaldamento, di raffrescamento, di produzione di acqua calda sanitaria, di illuminazione, anche con l’utilizzo delle fonti rinnovabili.
Il Distretto turistico della Costa d’Amalfi mette insieme 14 Comuni e 55 imprese che si stanno impegnando a creare una rete per la mobilità elettrica, installare dispenser ricaricabili, favorire gli acquisti verdi e sviluppare un’attenzione costante all’ambiente e all’accessibilità e fruibilità delle spiagge. Sul fronte delle start up, Apepak produce imballi alimentari ottenuti da teli di cotone biologico a filiera etica imbevuti di cera d’api, ponendo soluzione a tre grandi questioni: l’inquinamento da plastica, la tutela delle api e l’etica di inclusione sociale nel mondo del lavoro. Una filiera di economia circolare realizzata ad Altivole (Treviso). Lombricoltura Clandestina, invece, a Sezzadio (Alessandria), si occupa di allevamento di lombrichi per la produzione di humus e la realizzazione di impianti per il compostaggio.
LA VIVACITÀ DEI PICCOLI COMUNI – Il dossier suddivide i piccoli comuni in funzione dei loro caratteri identitari e della qualità del loro patrimonio storico culturale, analizzandoli secondo una serie di indicatori tematici. Il risultato è un quadro disomogeneo: da un lato una realtà vivace, dall’altro, divari ancora molto ampi rispetto al resto del Paese. “La densità del patrimonio culturale, l’intensità dei servizi ecosistemici, i prodotti tipici e i cammini – spiega Legambiente – riflettono le potenzialità dei territori e le positive e interessanti ricadute delle politiche pubbliche di valorizzazione”. Il 92% dei prodotti del territorio ha il suo domicilio in piccoli comuni, mentre i servizi ecosistemici qui presentano densità più alte: 3.500 euro all’ettaro contro una media di 3mila. Quasi due terzi dei comuni interessati dalla politica dei Cammini sono piccoli: 944 su 1.434. Negli ultimi quattro anni, inoltre, queste realtà hanno attratto in media 1,7 persone per ogni mille residenti, quando la media italiana era di 1,2. L’Italia dei piccoli comuni può mostrare, dunque, anche condizioni di reale attrattività. Un dato confermato anche dai dati sulla densità imprenditoriale, che nei piccoli comuni è di 10,4 imprese per cento residenti contro una media del Paese di 8,5. E un interessante segnale di vitalità proveniente dal segmento delle piccole città storiche è anche la concentrazione dei giovani in ingresso nel mercato del lavoro: 17,3% rispetto a una media nazionale di 16,9.
I RITARDI NELLE POLITICHE DI SISTEMA – Sul fronte delle politiche di sistema, invece, si registrano ancora notevoli ritardi. Nel 70% della superficie nazionale, i redditi della popolazione sono più bassi del 13,1% rispetto ai centri più grandi e in 2.600 piccoli comuni, il gap del reddito medio pro capite è circa del 35%. Evidenti, inoltre, alcune carenze strutturali dei servizi. In particolare, per la penalizzazione dei piccoli comuni nella diffusione della Banda Ultra Larga con il 17,4% delle utenze servite nel 2018 contro una media nazionale del 66,9. Sul fronte dei livelli di istruzione, nei piccoli comuni si contano appena 7,1 laureati per cento abitanti contro una media nazionale del 10,8 peraltro assolutamente insoddisfacente rispetto ai livelli dei paesi Ocse.