Le facce da schiaffi esistono e ieri c’è stata la prova regina. A cinque chilometri dall’arrivo della penultima e massacrante tappa dolomitica del Giro d’Italia un tifoso idiota ha provocato la caduta di Miguel Angel Lopez, un fior di ciclista che stava tentando di conquistare la vittoria ed era nel suo sforzo maggiore e anche nella sua migliore condizione fisica. Il tifoso (tali le sue sembianze) ha scelto di sfregiare la prova, per quel che si è visto in tv, sbucando da un lato della carreggiata e facendolo rovinare a terra. Lopez è effettivamente caduto, ma poi si è rialzato. E quando si è rialzato l’ha preso a schiaffi. Ceffoni ben assestati, diretti, decisi. So che non bisognerebbe darli, so che ogni violenza, anche la più minuta, è sempre figlia dell’intollenanza. So che dovrei scrivere il contrario di quel che sto per scrivere. E che cioè quei ceffoni sono stati giusti, opportuni, perfino balsamici. Lopez non poteva difendersi da quell’oltraggio in un altro modo. È stata cioè una resistenza a un atto idiota e vile (sembra che il tifoso sia sloveno, stessa nazionalità di Roglic, un fuoriclasse che lotta per la vittoria finale). Ecco, se possiamo parlare di legittima difesa, quei ceffoni mi sono parsi come la difesa legittima contro un sopruso, una grande e definitiva ingiustizia.

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