La condanna a 3 anni e 5 mesi per peculato stabilita dal Tribunale di Genova non va giù all’ex viceministro Edoardo Rixi, dimessosi subito dopo la sentenza. E a due giorni dal momento in cui – visto il contratto di governo – ha dovuto lasciare la poltrona al ministero delle Infrastrutture, torna a parlare della sua vicenda giudiziaria con La Stampa. E sono bordate alla procura e ai giudici, mentre il capo dei pubblici ministeri genovesi ricorda che “non c’era alcuna norma che lo obbligasse alle dimissioni, è stata una scelta loro”. Ovvero della maggioranza stessa.
Rixi: “Per paura della dittatura, limiti a democrazia”
Si definisce “stupefatto”, Rixi, e dice di aver riflettuto dopo la sua vicenda giudiziaria “sull’equilibrio dei poteri in Italia”, si “scusa” addirittura con gli altri consiglieri regionali della Liguria – ben 18 – condannati nello stesso procedimento perché, lascia intendere parlando di “sfortuna di essere capitati con me”, che siano stati condannati per questo. Ma soprattutto lega il successo del Carroccio alle Europee, dove ha raccolto il 34% delle preferenze, con la decisione del Tribunale: dopo il boom nelle urne, afferma, “ho capito che c’è qualcuno che per paura della dittatura limita la democrazia”.
Il procuratore: “Buon vice ministro, ma scorretto”
Allo stesso giornale, parla anche il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi. La sua riposta agli attacchi di questi giorni è fatta di distinguo, precisazioni, appunti. Innanzitutto, nell’intervista al quotidiano torinese, Rixi “era un buon viceministro, ma ha compiuto scorrettezze e perciò è stato condannato”. Il numero uno dei pubblici ministeri genovesi, dove si sono intrecciate nell’ultimo periodo diverse inchieste con la Lega o suoi uomini sul banco degli imputati, ricorda come il passo indietro del viceministro sia stata “una scelta loro, non c’era nessuna norma che obbligasse a prendere quella strada”. Giudici e pm, ricorda, “applicano la legge, non i contratti di governo: se poi dobbiamo smettere d’indagare sui reati contro la pubblica amministrazione be’, vicepremier e parlamentari facciano una legge”. Una provocazione, con annotazione: “Ai cittadini non gioverebbe”.
“Prima di commentare i processi, bisogna conoscerli”
Riguardo all’esito del processo, Cozzi spiega: “Non esulto (…) Mi pare che Salvini e il resto della Lega si siano detti tranquilli sull’innocenza di Rixi: bene, allora possono attendere tranquillamente i prossimi gradi di giudizio. Credo che prima di commentare i processi – rivendica – bisognerebbe conoscerli. Noi intanto continuiamo a indagare anche sugli spacciatori, come abbiamo sempre fatto”. Una risposta secca al leader del Carroccio che aveva bollato la condanna del suo uomo come “priva di prove” mentre “gli spacciatori restano a spasso”.
Cozzi: “A chi non ha fatto niente, non è successo niente”
Così, se da un lato Rixi dice d’essere stato “crocifisso per un presunto pranzo con ostriche che nemmeno c’erano” e si interroga (“giudici o dietrologi?”) sul funzionamento della giustizia, Cozzi ricorda che “in occasione di svariate spese ritenute indebite era presente anche lui” e “non dimentichiamo che il processo, sebbene riguardasse imputati trasversali a numerose formazione, non ha coinvolto tutti gli ex consiglieri regionali del periodo 2010-12: a chi non ha fatto niente, non è successo niente”. Il procuratore poi – specificando che “un conto è la complessiva valutazione personale e professionale, un altro quella su specifiche condotte” – aggiunge che è giusto che “la politica non dev’essere subordinata ai rivolgimenti giudiziari” ma “non può accadere il contrario”. E cioè “i giudici non devono distorcere le proprie valutazioni poiché da esse, in astratto, potrebbero dipendere gli equilibri politici d’una maggioranza, circoscritti da un accordo tra le parti che la compongono”.