Nel 2006 viene varata la legge Bersani sulla concorrenza: abolisce una serie di posizioni di rendita a favore di una maggiore concorrenza dei servizi erogati dai professionisti ai cittadini.
Ovviamente esistono le “storture del sistema”: casi in cui più aziende si mettono d’accordo e creano dei “cartelli” a danno dei cittadini. Basti pensare al recente caso del 2018 dove è stato scovato un accordo di cartello tra le maggiori compagnie telefoniche per mantenere una sorta di “standard” di tariffe.
Perché la faccio lunga su questo tema? Di recente ho letto del sottosegretario leghista Armando Siri e dell’indagine sulla compravendita di immobili. Paolo De Martinis, il notaio che ha sollevato i dubbi sulla casa dell’ex sottosegretario Siri, mi ha incuriosito: uno degli articoli che leggo descrive il notaio come “stakanovista”. E’ una strana storia quella di Paolo De Martinis: dal successo alla persecuzione, a quanto pare.
Quando Bersani vara la legge, il notaio De Martinis si lancia. La strategia è semplice e nel mondo dei consulenti logica: prezzi più concorrenziali rispetto ai competitor, stessa qualità di servizio e ti porti a casa più clienti. Il sistema funziona e, come riportano varie testate, Paolo “fa i soldi”. Qui però cominciano i problemi e il caso, da successo imprenditoriale, diventa caso giudiziario dai retroscena surreali, tanto da finire alla Corte dei diritti umani (dove il caso viene accettato).
De Martinis registra nel suo ufficio una conversazione (pubblicata sull’Espresso) con il sovrintendente dell’archivio notarile, Mario Molinari, il quale gli spiega che lui (De Martinis) è il capofila di una decina di notai messi nel mirino dell’Ordine perché lavorano troppo e gli fa capire che se riduce il suo fatturato o condivide con qualche altro la sua cospicua attività, la guerra contro di lui finirà. Nel frattempo, l’Ordine chiede a tutti i notai una serie di informazioni per poter stabilire quale sia la media “giusta” del numero di atti che i notai possono stipulare.
Il fatto strano è che secondo i dati diffusi da Report ci sono dei notai di Milano che lavorano più di De Martinis arrivando a oltre 30 atti (contro i 20 al giorno contestati a De Martinis). Ma su questo l’Ordine dei notai sembra non accorgersi di nulla. Si accorge invece di De Martinis, reo di applicare prezzi concorrenziali (in coerenza con la legge del 2006).
De Martinis contrattacca: denuncia all’Antitrust il suo Ordine accusandolo di voler imporre una sorta di intesa per controllare la quantità di lavoro che ogni notaio svolge e i prezzi che pratica. Alla fine di una lunga istruttoria l’Antitrust accusa l’ordine di Milano di ostacolare la concorrenza dopo la denuncia del notaio. Ma l’Ordine dei notai non sta con le mani in mano e, a fine 2017, riesce a infilare nella legge di Bilancio un emendamento che sottrae le attività disciplinari del notariato alle norme Antitrust. Il deputato 5 stelle Ivan Catalano tuona alla Camera definendo “banda bassotti” i sostenitori dell’emendamento a favore dei notai.
In ambito legale il De Martinis, come si evince dalla sentenza a suo sfavore, enfatizza le implicazioni derivanti dalla modifica apportata alla disposizione con la legge n. 246/2006. Si tratta secondo il giudizio, come riporta il link, di “un modello manageriale futuribile, allo stato contrastante con la legge”. In pratica si ammette nel giudizio che la strategia imprenditoriale di De Martinis è il futuro ma che, al momento, non si può accettare.
L’Antitrust ha concluso che il consiglio del notariato di Milano ha costituito fin dal 2012 un’intesa grave tuttora operante per ostacolare la libera concorrenza tra i notai. Entro giugno l’Autorità deciderà se e come sanzionare il notariato milanese. Contro le prime due condanne De Martinis si è rivolto alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha dichiarato ammissibili i suoi ricorsi. La guerra dei notai contro De Martinis potrebbe subire una pesante sconfitta se il Consiglio dell’Antitrust accoglierà le proposte dell’istruttoria condotta dal costituzionalista Michele Ainis.
Per riassumere: un notaio fa prezzi più bassi a vantaggio dei suoi clienti e in coerenza con la legge. L’Ordine del quale è membro lo mette sotto, l’Antitrust decide che l’Ordine dei notai ha violato la legge. Domanda: chi fa il bene della popolazione? Il notaio e l’Antitrust o l’Ordine dei notai?
Riceviamo e pubblichiamo la rettifica dello studio Danovi&Giorgianni in nome e per conto del Consiglio Notarile di Milano
Il Consiglio Notarile di Milano ha sempre evitato, per rispetto istituzionale, di entrare nel merito delle vicende disciplinari; tuttavia le questioni sollevate dall’articolo citato, soprattutto per la suggestione che determinano nei lettori, meritano alcune precisazioni, rese più facili dal fatto che, su tali questioni, sono intervenute varie pronunce di legittimità e di merito ormai definitive. Di seguito, quindi, non vengono espresse opinioni o valutazioni personali, ma fatti e giudizi accertati in via definitiva dai competenti organi giurisdizionali. La questione disciplinare, per come citata nell’articolo, non tiene conto dei provvedimenti giudiziari intervenuti dai quali si evince che mai nella storia del notariato, e tanto meno nel caso di cui parla l’articolo in questione, un Notaio è stato sanzionato perché “lavora molto e fa pagare poco”.
In generale, neppure l’avvio dei procedimenti disciplinari viene deciso dal Consiglio Notarile, ma è valutato dalla CO.RE.DI. (organismo autonomo presieduto da un Magistrato di Corte d’appello) e sottoposto al successivo giudizio della magistratura. Tra le questioni che assumono tradizionalmente rilevanza (lo si ripete non certo a discrezione del Consiglio Notarile, ma secondo le indicazioni della Magistratura) vi è l’obbligo della personalità della prestazione, ossia il dovere di ciascun Notaio di occuparsi in modo personale dei problemi dei clienti in modo da poterli tutelare al meglio come prescritto chiaramente dalla legge.
La Cassazione, nel decidere in merito alla questione di cui ha parlato erroneamente l’articolo, ha scritto parole chiarissime, che inquadrano perfettamente l’obbligo di personalità della prestazione notarile, precisando anche che “non c’è spazio, dunque, per un ruolo in cui il notaio ‘non appaia’, come vorrebbe il ricorrente, limitandosi ad una gestione mediata o indiretta dello studio; al contrario, ‘deve apparire’, e non solo ‘parlare’ con i propri atti, in quanto a lui, e non a non meglio individuati collaboratori, è affidato il sigillo dell’attestazione, facente fede a querela di falso e il compito di alta consulenza di cui s’è detto immediatamente sopra”. Il tutto può essere approfondito leggendo il testo integrale di tale sentenza che è stato allegato all’articolo di cui si discute.
Per quanto riguarda l’ulteriore affermazione, circa il fatto che il Consiglio Notarile di Milano non abbia assunto iniziative nei confronti di altri notai che avrebbero ricevuto un numero rilevante di atti in un solo giorno, va puntualizzato e ribadito che il numero di atti non è e non è mai stato un elemento autonomamente rilevante ai fini delle valutazioni svolte: si può essere scorretti anche se si riceve un solo atto al giorno. Quelli che rilevano sono tutti i comportamenti che siano contrari ai doveri e alle norme di legge, posti a tutela del corretto svolgimento della funzione. Su questo si esercita la vigilanza del Consiglio.
A ciò aggiungiamo che, in generale, tutti i vari casi disciplinari esaminati nel procedimento pendente innanzi all’Autorità Antitrust sono stati decisi dalla Magistratura ordinaria (con sentenze e provvedimenti passati in giudicato o già decisi dalla Corte d’appello) e tutti i provvedimenti intervenuti hanno accertato la correttezza dell’operato del Consiglio Notarile riconoscendo l’importanza dei principi affermati tra i quali, ad esempio, la sicurezza dei trasferimenti immobiliari e il corretto versamento dei contributi e delle tasse dovuti per legge e ciò per una tutela effettiva e reale degli interessi della collettività.
In ogni caso, tutte le decisioni che hanno accertato la responsabilità sono pubbliche e a disposizione di chi volesse approfondire i fatti, e non sono quindi possibili o accettabili ricostruzioni approssimative e unilaterali.
Riceviamo e pubblichiamo la risposta del blogger
Riceviamo e pubblichiamo la replica del notaio Paolo De Martinis
A smentita della replica Cnm l’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato (Antitrust), a seguito di segnalazione del Notaio Paolo De Martinis, con decisione del 24 luglio 2019, divenuta definitiva, ha accertato che “…le iniziative poste in essere dal Consiglio Notarile di Milano rappresentano un’intesa unica e complessa, idonea a limitare il confronto competitivo tra i notai del distretto, in violazione dell’art. 2 della Legge n. 287/90...”.
L’Agcm ha accertato da parte del Cnm un uso distorto, a fini anticoncorrenziali, dei propri poteri, affermando che “…le iniziative poste in essere dal Consiglio e oggetto del presente accertamento non sono riconducibili all’esercizio della genuina attività di vigilanza….”. E che lo stesso Consiglio ha agito “…non per perseguire obiettivi legittimi di interesse generale ma per vigilare sullo squilibrio tra le posizioni economiche dei notai, a tutela degli interessi corporativi...” ed anzi “…il Cnm anteponendo la tutela degli interessi della categoria a quella degli utenti manifesta il reale obiettivo di agire al fine di evitare che … alcuni notai possano sviluppare la propria attività a scapito di altri…”.
Agcm ha accertato inoltre un uso selettivo dei propri poteri da parte del Cnm, atteso che altri notai del distretto che avevano tenuto comportamenti assimilabili a quelli addebitati al Notaio De Martinis, contrariamente a quest’ultimo, non sono stati sanzionati.
Circa le iniziative disciplinari subite dal dott. De Martinis la stessa Agcm con propria delibera di “Avvio di Istruttoria” del 11.01.2017 afferma: “…sulla base degli elementi agli atti, il Cnm appare aver posto in essere un’articolata strategia collusiva, sviluppatasi attraverso un insieme di iniziative, consistenti in: … ii) la promozione di controlli e procedimenti disciplinari nei confronti dei notai del distretto maggiormente produttivi ed economicamente performanti, quali quelli che hanno coinvolto il notaio segnalante…”.
Il Notaio De Martinis non ha peraltro mai contestato la “personalità della prestazione” e si è sempre difeso sostenendo di essere intervenuto personalmente nella preparazione e lettura degli atti chiedendo in giudizio a riprova di ciò la testimonianza delle parti intervenute. Prove però sempre rifiutate dai giudici, che hanno ritenuto sufficiente per condannarlo il solo numero di atti stipulati. Dunque il dott. De Martinis è stato davvero condannato perché ha “lavorato troppo”.
Contro la decisione della Cassazione citata nella replica pende ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che lo ha ritenuto ammissibile e deciderà a breve.