Il Mugello giallo, uniforme e speranzoso, si scolora definitivamente all’ottavo giro. E’ il momento in cui Valentino Rossi, eterno uomo delle rimonte, cade e saluta. Il dottore, dopo un weekend da ritiro, parte 18° e questa volta non ha le forze per recuperare. Prima passa un altrettanto sbiadito Jorge Lorenzo, si porta 15°, poi sbaglia ed esce di pista. Rientra 22°, si rimette in corsa, ma il secondo errore gli costa la gara: scivolata in percorrenza di curva e Mugello finito.

Per fortuna dei tifosi, a sostituirlo c’è il rosso della Ducati. In una gara in cui gli italiani cadono tipo birilli (il già detto Rossi è in buona compagnia con Bagnaia e Morbidelli) tocca a Dovizioso e Petrucci riaccendere il tifo in gara. E che gara. I due italiani, insieme agli spagnoli Marquez e Rins si rincorrono a colpi di staccata per almeno dieci giri in cui sembra che nessuno abbia il decimo di secondo necessario a strappare la testa. Marquez guida per un po’, poi arriva Petrucci, poi Dovizioso. A ogni cambio in testa dritti in staccata, palpitazioni e sindrome Guido Meda. Al quarto posto Rins arranca, ma resta attaccato più per le legnate tra gli altri tre che per i meriti della sua Suzuki, oggi in modalità cavallo imbizzarrito ogniqualvolta lo spagnolo spalanca il gas in uscita di curva.

A decidere alla fine sono gli episodi. Quando manca un giro alla fine, Marquez, a quel punto terzo, tenta l’attacco in fondo al rettilineo e si riporta primo. Lo spagnolo va leggermente lungo e i tre contendenti si ritrovano affiancati, talmente vicini che si toccano. Dalle sportellate esce avvantaggiato il pilota umbro che prende la prima posizione. Ci rimette Dovizioso che si trova terzo e si lancia per l’ultimo disperato tentativo. A due curve dalla fine ci potrebbe provare per fare doppietta rossa, ma il redivivo Rins prova a infilarlo e lo costringe a una difesa che lo allontana dallo spagnolo della Honda. Risultato: Petrucci si prende la prima meritata vittoria in motoGp, Marquez festeggia per un secondo posto che lo fa allungare di 5 punti in classifica generale. Dovi si lecca le ferite ma non piange: il campione del mondo è a 12 punti ma non è imbattibile. Il campionato è tutt’altro che chiuso.

Almeno per Ducati, Honda e persino Suzuki. La Yamaha invece è un legno di traverso in mezzo alla pista: al di là degli errori di Valentino Rossi (fin qui sempre primo della casa e costante nei risultati con i suoi 40 anni), la casa dei tre diapason sembra un apecar in mezzo alle moto vere: curiosa da vedere, ma inappropriata. Vinales, per una volta in palla dall’inizio alla fine della gara, non va oltre il 7° posto, a un secondo da Nakagami. La sua motoretta va 20 km/h più lenta degli altri in rettilineo. E la colpa, incredibile, non è sua.

 

 

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