Il Papa chiede scusa ai Rom per le “discriminazioni, le segregazioni e i maltrattamenti” subiti. Lo ha fatto di persona, confessando di portare dentro di sé “un peso”, durante l’incontro con la comunità Rom di Blaj, in occasione della sua visita in Romania per la beatificazione di sette vescovi greco-cattolici vittime del Comunismo. “La storia ci dice che anche i cristiani, anche i cattolici, non sono estranei a tanto male – ha detto Francesco – Vorrei chiedere perdono per questo. Chiedo perdono, in nome della Chiesa al Signore e a voi, per quando, nel corso della storia, vi abbiamo discriminato, maltrattato o guardato in maniera sbagliata, con lo sguardo di Caino invece che con quello di Abele”, ha detto dopo l’evento che ha attirato in piazza 60mila persone.
Bergoglio nel suo “mea culpa” chiede perdono per tutte le volte in cui “non siamo stati capaci di riconoscervi, apprezzarvi e difendervi nella vostra peculiarità. A Caino non importa del fratello. È nell’indifferenza che si alimentano pregiudizi e si fomentano i rancori. Quante volte giudichiamo in modo avventato, con parole che feriscono, con atteggiamenti che seminano odio e creano distanze. Quando qualcuno viene lasciato indietro, la famiglia umana non cammina”.
Poi, ricollegandosi al tema dello scambio e della reciproca conoscenza, invita la comunità Rom a “lasciar cadere le barriere” perché ha valori da condividere: “Voi come popolo avete un ruolo da protagonista da assumere – ha esortato Papa Francesco – e non dovete avere paura di condividere e offrire quelle specifiche caratteristiche che vi costituiscono e che segnano il vostro cammino e delle quali abbiamo tanto bisogno. Il valore della vita e della famiglia in senso allargato, la solidarietà, l’ospitalità, l’aiuto, il sostegno e la difesa dei più deboli all’interno della comunità, la valorizzazione e il rispetto degli anziani, il senso religioso della vita, la spontaneità e la gioia di vivere. Non private le società in cui vi trovate di questi doni e disponetevi anche a ricevere tutte le cose buone che gli altri vi possano offrire. Perciò desidero invitarvi a camminare insieme, lì dove siete, nella costruzione di un mondo più umano andando oltre le paure e i sospetti, lasciando cadere le barriere che ci separano dagli altri alimentando la fiducia reciproca nella paziente e mai vana ricerca di fraternità. Impegnarsi per camminare insieme, con la dignità. La dignità della famiglia, la dignità di guadagnarsi il pane ogni giorno, è questo che ti fa andare avanti. E la dignità della preghiera. Sempre guardando avanti”.
Per favorire questo incontro, continua Bergoglio, c’è bisogno di distinguere tra coloro che, nella storia dell’umanità, si sono aperti all’altro o, al contrario, l’hanno respinto: “Sempre, nella storia dell’umanità, ci sono Abele e Caino. C’è la mano tesa e la mano che percuote. C’è l’apertura dell’incontro e la chiusura dello scontro. C’è l’accoglienza e c’è lo scarto. C’è chi vede nell’altro un fratello e chi un ostacolo sul proprio cammino. C’è la civiltà dell’amore e c’è quella dell’odio. Ogni giorno c’è da scegliere tra Abele e Caino. Come davanti a un bivio, si pone tante volte di fronte a noi una scelta decisiva, percorrere la via della riconciliazione o quella della vendetta. Scegliamo la via di Gesù. È una via che costa fatica, ma è la via che conduce alla pace. E passa attraverso il perdono. Non lasciamoci trascinare dai livori che ci covano dentro, niente rancori. Perché nessun male sistema un altro male, nessuna vendetta soddisfa un’ingiustizia, nessun risentimento fa bene al cuore, nessuna chiusura avvicina”.