Sassari ora conosce un altro modo di vincere. Il 21esimo diverso, il più folle di tutti. I singoli di Milano l’hanno bombardata, aggredita, messa in un angolo. E la squadra di Pozzecco ha vinto comunque, ai supplementari e dopo la tripla del pareggio a 9 secondi dalla sirena, rendendo reale quello che pareva impossibile fino a qualche settimana fa: dopo gara2 di semifinale dei playoff scudetto i campioni d’Italia sono sotto 2-0. In Sardegna ci sono due match point per mandare Milano in vacanza. È tornata giusto in tempo invece la difesa di Cremona, capace di battere Venezia pur restando sotto gli 80 punti: la serie è sull’1-1 e viaggia su un equilibrio quasi totale, spezzato negli ultimi minuti di gara2 dal genio eterno di Travis Diener.
Per psicanalizzare quello che è successo sul parquet del Forum di Assago bisogna partire dalla fine. Dai 5 minuti supplementari chiusi con un clamoroso parziale di 17 a 6 per i sardi che fissa il punteggio finale sul 101 a 112. In quel momento Sassari ha scoperto cosa vuol dire l’invincibilità mentre Milano capiva ancora una volta quanto fragile sia la sua pallacanestro. Polonara ha scoperto che può essere l’Mvp di una semifinale scudetto (29 punti, 8/8 da due e 34 di valutazione), ma come al solito hanno giocato tutti: prima Cooley, poi Gentile, Spissu e infine Thomas. Senza considerare Pierre: per spiegare la sua partita basta la tripla che ha portato la sfida ai supplementari.
Prima, perché c’è stato anche un prima, più che un match di basket è stata una gara di sassate. Milano non conosce altro modo di giocarsela se non bombardare da dietro l’arco e puntare sui suoi big three, Mike James, Nunnally e Nedovic: sarebbe anche un buon piano, visto che di girare il pallone e accorciare il palleggio non se ne parla. Quando James, tornato in formato Eurolega, piazza 5 triple su 5, tutto sembra dar ragione all’Olimpia. E’ un’illusione ottica, un inganno del tabellone (Milano arriva più volte alla doppia cifra di vantaggio), perché la partita racconta un’altra verità.
Sassari non molla mai, anche quando le triple non entrano e per racimolare punti serve di tutto: ad esempio i rimbalzi (58 a 38 per gli ospiti alla fine). Pozzecco tenta ancora di dipingersi come un allenatore tarallucci e vino che carica “i ragazzi” prima di scendere in campo. In realtà i suoi meriti si vedono: i sardi giocano da squadra, hanno soluzioni per ogni momento di difficoltà, hanno fiducia in se stessi e nei compagni. Il risultato è che dopo 32 punti di James, 21 di Micov e il 43% da tre, Milano ha perso comunque. Anche se sulla carta resta la più forte, in Sardegna potrà davvero fare più di così?
Lo spettacolo visto al Forum non è stato certo replicato la sera dopo al PalaRadi di Cremona: il 78 a 74 con cui i padroni di casa impattano la serie non è una partita che racconterete ai nipoti. Ma in una semifinale scudetto è giusto sia così: sorpassi, tensioni, controsorpassi. Come in gara1, nessuna delle due squadre decolla mai nel punteggio, ma questa volta è la Vanoli a dare la sensazione di avere qualcosa in più: un’intensità difensiva degna di questo nome che limita la predominanza di Venezia sotto canestro, un Saunders da 18 punti nonostante il 2 su 9 da tre, un Travis Diener che quando dice di avere 37 anni mente spudoratamente.
L’andamento di gara2 ha visto in realtà gli ospiti prendersi la partita in mano nel terzo quarto, quando Watt ha messo a segno 8 dei suoi 17 punti. Prima Daye e dopo Haynes sono i migliori di Venezia. Questa volta però Cremona è rimasta in partita, ha trovato punti dalla panchina con Ricci e Stojanovic quando le difficoltà di Crawford iniziavano a farsi sentire. Ma soprattutto ha trovato un Mathiang con l’elmetto in testa pronto a combattere: l’allungo decisivo nel finale è firmato da un doppio uno-due con Diener che manda Cremona a +4 a 30 secondi dall’ultima sirena.
Ora si va a Venezia sull’1-1: l’equilibrio che domina la serie sembra protendere proprio a favore della Reyer che potrà anche sfruttare il fattore campo. Ma gara2 ha dato alcuni spunti in controtendenza. Cremona ha vinto anche senza trovare ritmo al tiro, ma sopperendo con una fase difensiva che per le squadre di coach Sacchetti non è scontata. Ha vinto nonostante Crawford sia ancora totalmente escluso dalla serie: De Raffaele finora è riuscito a ingabbiarlo, prima o poi però arriverà una contromossa. Venezia ha perso nonostante abbia tirato con il 41% dall’arco: finora non era mai uscita battuta da un parquet ospite quando aveva trovato queste percentuali da tre. Insomma, l’equilibrio proseguirà: Cremona ne ha dato la prova.