Il taglio delle quote tonno per l'isola in provincia di Trapani compatta la Sicilia contro il governo centrale. Anzi: contro Franco Manzato, il sottosegretario della Lega autore del decreto che stabilisce le cifre massime di pescato. Sull'isola delle Egadi si potranno pescare solo 100 pesci all'anno, pari a 14 tonnellate delle 357 a disposizione dei cinque impianti italiani: gli altri quattro sono in Sardegna. Il governatore Musumeci: "Ridiscutere tutto". Bartolo (Pd): "Regole cambiate in corsa". Corrao (M5s): "Intervenga Centinaio". Il sottosegretario: "Diffusi dati falsi, senza mia norma al massimo 2 tonnellate"
Aveva riaperto da neanche un mese dopo dodici anni di vuoto. Ma adesso la storica tonnara di Favignana è pronta a chiudere di nuovo i battenti, scatenando uno scontro politico senza precedenti. Il taglio delle quote tonno per l’isola in provincia di Trapani compatta la Sicilia contro il governo centrale. Anzi: contro Franco Manzato, il sottosegretario della Lega autore del decreto che stabilisce le cifre massime di pescato. A Favignana vengono assegnate 14 tonnellate di tonno delle 357 a disposizione dei cinque impianti italiani: gli altri quattro sono in Sardegna. Una quantità considerata assolutamente insufficiente per la sostenibilità economico finanziaria delle attività di pesca. Anche perché a Favignana contavano di accaparrarsi di una quota pari a 84 tonnellate. Il decreto del sottosegretario all’Agricoltura e alla pesca, però, ne riconosce settanta di meno: vuol dire che sull’isola siciliana si potranno pescere fino a un massimo di circa cento tonni, visto che ormai un pesce rosso di medie dimesioni pesa tra il quintale e il quintale e mezzo.
L’imprenditore chiude lo stabilimento – All’imprenditore Nino Castiglione cento tonni l’anno non bastano. Per riaprire lo stabilimento favignanese ha già investito circa un milione di euro, creando posti di lavoro tra pesca, conservazione e indotto. Adesso batte in ritirata: “Contavamo di ottenere 100 tonnellate o, nella peggiore delle ipotesi, 70. Invece la quota assegnata dal ministero è di 14 tonnellate. Non voglio fare polemica, dico solo che, se questo è il metodo della politica per sviluppare il Mezzogiorno, possiamo chiudere bottega”, dice Castiglione, spiegando che in queste ore “con grande dispiacere e profonda amarezza, nelle Egadi sono in corso le operazioni di sospensione dell’intera operazione”. Quanti posti di lavoro farà perdere il decreto con le nuove quote tonno? “Il calo della tonnara – spiega Castiglione – coinvolge, oltre l’indotto, 40 unità lavorative, nonché l’impiego di imbarcazioni e reti. Per calare la tonnara abbiamo dovuto affrontare una sfilza di pastoie burocratiche, che ci hanno rubato tempo e denaro. Adesso la doccia gelata”.
L’attacco di Pd e Fi – La chiusura della tonnara di Favignana riesce nel miracolo di compattare l’intera classe politica siciliana, solitamente tra le più litigiose del Paese. Da Forza Italia al Pd fino addirittura al Movimento 5 stelle: sono tutti uniti contro Gian Marco Centinaio e Franco Manzato, il ministro e il sottosegretario della Lega autori del decreto sul tonno. “Soltanto un leghista di Oderzo, comune che dista 50 chilometri dal mare, uno che non sa neanche cosa sia il mare – figuriamoci l’industria conserviera ittica – poteva rendersi protagonista di una distribuzione delle quote tonno a totale svantaggio di Favignana”, dice Gianfranco Micciché, presidente dell’Assemblea regionale siciliana riferendosi a Manzato. “Ho già chiesto al ministro dell’Agricoltura, Gian Marco Centinaio, di fissare un Tavolo tecnico a Roma per riesaminare il decreto di assegnazione delle quote tonno, magari in un utile confronto con le autorità sarde”, annuncia il governatore Nello Musumeci. “Il decreto sulle quote tonno va ritirato e riformulato, non ci sono altre alternative. Cambiare le regole in corsa significa condannare a morte un intero comparto. Oltre al danno, risulta insopportabile la beffa di un provvedimento ad orologeria, adottato subito dopo le elezioni. Giusto per ricordare ancora una volta ai siciliani che la campagna elettorale è finita e che loro sono tornati ad essere il nemico“, dice Pietro Bartolo, appena eletto europarlamentare col Pd. Il segretario siciliano dei dem, Davide Faraone, ha approfittato del week end di sole per andare direttamente a Favignana e twittare: “Sono qui per difendere i pescatori, gli imprenditori. Non in nome di un partito, ma nel nome della Sicilia. Faremo le barricate contro il governo Lega-M5s”.
M5s: “Centinaio ritiri decreto” – Per la verità a protestare contro il decreto sono anche i 5 stelle. L’eurodeputato Ignazio Corrao chiede a Centinaio di “ritirare e modificare il decreto di assegnazione delle quote tonno. La ripartizione alla Sicilia delle quote tonno da parte del ministero segue logiche folli ed evidentemente lontane dal buonsenso. Non può essere uccisa così la storica tonnara di Favignana. Se non verranno presi provvedimenti immediati, investirò della questione direttamente la Commissione Ue per valutare l’eventuale violazione del Regolamento Ue che prevede l’assegnazione di quote che garantiscano la sostenibilità economica e finanziaria dell’attività di pesca della tonnara”. Il deputato Antonio Lombardo, il senatore Francesco Mollame e il sottosegretario Vincenzo Santangelo – tutti dei 5 stelle – hanno incontrato il cda dell’azenda Castiglione e promettono di battere i pugni a Roma: “Quest’impresa che dopo anni ha deciso di riprendere la pesca del tonno rosso, rinnovando un’attività fortemente legata alla tradizione e cultura siciliana va assolutamente tutelata. Approfondiremo ancora meglio la questione in tutti i suoi aspetti di concerto con gli uffici competenti e col ministero per cercare di dar risposte concrete a questa azienda”. Ma non è solo la politica a compattarsi contro il ministero dell’Agricoltura. Sia i sindacati che gli imprenditori, infatti, attaccano il governo. La Cgil definisce la chiusura della tonnara “inaccettabile, ci sembra del tutto in linea con una politica leghista che chiude prima i porti poi le aziende siciliane”. “Chiederemo al ministro un provvedimento urgente per scongiurare gli effetti catastrofici del decreto emanato ieri. Curioso che il principio di equità, sottolineato più volte nelle premesse del decreto, venga poi usato per giustificare un’assegnazione tardiva e che penalizza soltanto la Sicilia. Infatti, alle aziende sarde sarà assegnata una quota per circa 340 tonnellate a fronte delle 14 tonnellate assegnate alla Sicilia”, dice Gregory Bongiorno, vicepresidente di Confindustria Sicilia.
Il sottosegretario: “Cifre inventate. Grazie a me hanno riaperto” – Un attacco concentrico quello nei confronti del sottosegretario Manzato. Che si difende: “Sul tema delle tonnare, si sta facendo un gran parlare, evidentemente strumentale, senza conoscere (o volere conoscere) davvero come stanno le cose. Chi ha attaccato il mio provvedimento ha detto che a Favignana erano state assegnate (o promesse?) più di 40 tonnellate della quota spettante per quest’anno al settore delle tonnare fisse. Questo è semplicemente falso. Quella cifra è inventata: dove l’hanno letta? Se qualcuno gliel’ha garantita questo qualcuno ha commesso un abuso, e cercherò di capire quale sia la fonte”, dice l’esponente della Lega. “La situazione prima del decreto che ho firmato era tale che Favignana sarebbe uscita da questa stagione di pesca con 0 o al massimo 2 tonnellate di tonno, quelle che fino ad oggi è riuscita a pescare (sulla base dei dati ufficiali al 31/5). Infatti, – aggiunge – era vigente un sistema per cui la quota era indivisa tra tutti: chi riusciva ad accaparrarsene di più in meno tempo la esauriva a danno degli impianti meno efficienti o fortunati rispetto ai movimenti dei branchi di tonno. Come appunto quello di Favignana, evidentemente. I dati di fatto contano più delle parole”. Centinaio, da parte sua, twitta: “Su Favignana disponibile a parlare ovunque e con chiunque ma partendo da dati oggettivi e non falsità come ho letto in questi giorni. Bravo a Franco Manzato per il lavoro che sta facendo”.
I due decreti – Ma perché sia l’azienda che i politici siciliani attaccano il sottosegretario, accusandolo di aver cambiato in corsa le regole della ripartizione? Perché in un primo decreto del 17 aprile 2019 il dicastero guidato da Centinaio stabiliva un quantitativo che consentiva ai neo stabilimenti di piazzarsi sul mercato. Infatti assegnava una quotadi 279,73 tonnellate agli stabilimenti che potevano vantare già anni di attività (cioè tre stabilimenti della Sardegna), e permetteva agli stabilimenti nuovi – cioè quello di Favignana e il quarto sardo di Cala Vinagra – di accedere ad un quantitativo aggiuntivo di circa 84 tonnellate. Il 30 maggio, però, ecco che nel nuovo decreto si seguivano criteri diversi: i 3 stabilimenti esistenti dovevano spartirsi una quota da 357 tonnellate. Alle nuove tonnare, invece, spettano solo 29 tonnellate, cioè 14 e mezzo a testa per Cala Vinagra e Favignana. Troppo poche: in Sicilia, anche quest’anno, la tonnara delle Egadi sarà soltanto un museo. E dire che alle ultime Europee la Lega è stata il primo partito anche a Favignana.