Un “fatto grave” che non sarebbe dovuto accadere e “senza dubbio danneggia il negoziato” con la Commissione Europea. Lo ripete due volte, il ministro dell’Economia Giovanni Tria, in un’intervista al Corriere della Sera nella quale annuncia di aver depositato una denuncia in procura sulla “manina” che ha fatto filtrare alle agenzie di stampa il contenuto della lettera di risposta alla Ue e che sulla fuga di notizie verrà avviata anche un’indagine interna al Mef. Perché quel testo “non era definitivo” ma una bozza “incompleta con varie opzioni aperte” e quindi non era stata pensata per la pubblicazione.
Insomma: “Non sarebbe dovuta uscire”. Di più: neanche i suoi vice avrebbero dovuto avere quel documento riservato, eppure Laura Castelli ha spiegato già venerdì sera di averlo letto. “Se ha quel testo, non doveva averlo – dice Tria al Corriere – Quello era un documento riservato, una bozza di lavoro con i miei appunti annotati a mano in cui osservavo nei vari passaggi ‘questo sì, ‘questo no’. La corretta linea istituzionale vuole che prima di tutto un testo consolidato vada al presidente del Consiglio e poi al resto del governo”.
Quindi il ministro non ci sta ed è sicuro che a Bruxelles non avranno preso bene l’incidente tutto interno al governo e quindi finirà per influire sulla reazione della Commissione Ue. Anche se alcuni osservatori internazionali, come l’economista francese Jean Paul Fitoussi si dicono certi che i commissari sono “troppo deboli” e non hanno “interesse a iniziare un braccio di ferro con l’Italia”. Il docente di Economia alla Luiss di Roma e all’Institut d’Etudes Politiques di Parigi, Sciences Po, lo dice chiaramente: “Non credo che le cose andranno oltre questo episodio, accetterà la lettera di Tria”.
Una missiva nella quale il ministro dell’Economia risponde alle proteste del M5s sul contenuto della bozza divenuta pubblica sulla riduzione delle proiezioni di spesa per le “nuove politiche di welfare nel periodo 2020-22″. Quel passato, afferma Tria, “si riferisce al fatto che almeno per i primi due anni il tiraggio delle due misure chiave del governo – reddito di cittadinanza e probabilmente anche sulle pensioni anticipate a quota 100 – sarà inferiore a quanto già messo in bilancio”. Secondo Tria, insomma, “sapevamo dall’inizio che sarebbe stato così, le stime sui costi erano ampiamente prudenziali”. Come anche quelle sul deficit al 2,4%, che l’Ue fissa invece al 2,5: “Si prospetta inferiore a quanto preventivato nel Def, proprio perché all’inizio siamo stati molto cauti nelle stime sui costi del reddito e di quota 100″.