Dopo l'impatto del transatlantico con il battello turistico il sindaco e il governatore hanno parlato di un piano già pronto che avrebbe evitato l'incidente. In realtà anche se anche i lavori di scavo del canale Vittorio Emanuele, per portare il traffico a Porto Marghera, cominciassero domani servirebbero degli anni. In più non si sarebbe evitato il problema perchè navi con quella stazza (65mila tonnellate) continuerebbero ad attraccare a Marittima (l'incidente è avvenuto poco prima del terminal passeggeri), seppur facendo un percorso diverso, evitando il Bacino di San Marco e il Canale della Giudecca
Secondo il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e il governatore del Veneto Luca Zaia, la soluzione del problema delle Grandi Navi a Venezia e bella e pronta da anni. Confezionata in un progetto a cui soltanto la volontà politica ministeriale non ha dato corso. Per questo l’incidente si sarebbe potuto evitare. E siccome lo stesso concetto è ribadito dal vicepremier Matteo Salvini, è evidente che l’obiettivo polemico è il ministro pentastellato alla infrastrutture, Danilo Toninelli. Ma è davvero così? Davvero esiste un progetto nel cassetto? Davvero l’ipotesi di portare il traffico crocieristico a Marghera, avrebbe impedito un incidente come quello accaduto a San Basilio? E infine, quanto tempo ci vorrà per completare l’operazione?
In realtà le domande hanno risposte un po’ diverse dalla propaganda manifestata dai politici a caldo. Cominciassero domani i lavori di scavo del canale Vittorio Emanuele, per portare il traffico a Porto Marghera servirebbero 3-4 anni. Ma l’orologio comincerebbe a girare quando fossero espletate tutte le valutazioni di impatto ambientale. E quindi i tempi sarebbero ancora più lunghi. Il progetto Brugnaro, inoltre, non avrebbe evitato l’incidente, perchè navi con quella stazza (65mila tonnellate) continuerebbero ad attraccare a Marittima (l’incidente è avvenuto poco prima del terminal passeggeri), seppur facendo un percorso diverso, evitando il Bacino di San Marco e il Canale della Giudecca. Ma nessun progetto è al momento pronto, anche se il Comitatone del 2017 diede linee guida nel senso indicato da Brugnaro. Infatti, tecnici romani e del Provveditorato alle Opere Pubbliche stanno esaminando, su indicazione del ministro Danilo Toninelli, tutte le 14 ipotesi da anni del dicastero, ma con particolare attenzione a quelle che prevedono gli attracchi a Chioggia, a Malamocco o al Lido.
La dimostrazione che l’incidente sarebbe accaduto anche se il governo (allora alle infrastrutture c’era Graziano Del Rio) avesse cominciato a dar corso alla direttiva del Comitatone 2017 è contenuta nello stesso dossier inviato a inizio anno all’Unesco dal Comune di Venezia. Un documento di 116 pagine che risponde alla richiesta di istruttoria che l’organismo mondiale ha aperto, con il rischio che Venezia venga inserita tra i siti bene dell’umanità a rischio. La decisione al momento è stata rinviata al 2020. Brugnaro ha riproposto, assieme al prefetto, come prioritaria la soluzione Porto Marghera-Stazione Marittima, durante l’incontro del Comitato per l’ordine e la sicurezza che si è riunito a Venezia dopo l’incidente. In una nota congiunta, sindaco e Prefetto riaffermano la “centralità dell’esistente Stazione Marittima, prevedendo nel breve e medio periodo l’adeguamento del Canale Vittorio Emanuele III, utilizzando la bocca di Porto di Malamocco”. E la Marittima è esattamente dove era diretto il transatlatico. Inoltre chiedono immediate verifiche sulla percorribilità del canale, con carotaggi e misurazioni dei fondali. Il progetto Brugnaro, quindi, ipotizza il passaggio dalla bocca di porto di Malamocco, attraverso Canale dei Petroli e Canale Vittorio Emanuele “fino alla Marittima, o in alternativa fino a Marghera per le navi più grandi”. Quali siano le più grandi non è detto da nessuno, ma le 65mila tonnellate come Opera sarebbero comunque andate a Marittima.
Infatti, rispondendo all’Unesco, il Comune di Venezia scrive: “Con questo intervento tutte le navi sopra le 40.000 tonnellate di stazza lorda potranno accedere alla Stazione Marittima senza transitare per il bacino di S. Marco… salvaguardando la Marittima quale Home Port crocieristico e quindi l’eccellenza mondiale crocieristca”. Ipotesi attuativa? Dai tre ai quattro anni. E Marghera? Nel Programma Triennale dei Lavori Pubblici 2019-2021, redatto e approvato dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale nell’ottobre scorso è stato previsto di realizzare un nuovo terminal in Prima Zona Industriale di Porto Marghera “raggiungibile attraverso la Bocca di Porto di Malamocco per le navi di maggiori dimensioni” Il progetto però è ancora un abbozzo e prevede un terminal passeggeri, con una banchina lunga 800 metri che costerà 63 milioni di euro, di cui 60 milioni di capitale privato.
Se anche il governo Gentiloni avesse dato immediata attuazione alla direttiva del Comitatone dell’autunno 2017, non sarebbe cambiato nulla. Le grandi navi continuerebbero ad andare in Marittima e solo le più grandi, ma a partire dalla fine del 2021, andrebbero a Porto Marghera. Ma questa soluzione non è gradita al ministro Toninelli, che a breve farà sapere la sua decisione. Intanto il ministro della cultura Alberto Bonisoli, pure di M5S, interviene polemicamente contro il sindaco Brugnaro e l’Autorità Portuale. “Oggi tutti dicono di non volere che le grandi navi passino per il canale della Giudecca. Anche quelli che hanno fatto ricorso al Tar contro il vincolo del Ministero dei beni culturali sul Canal Grande, sul Bacino di San Marco e sul Canale della Giudecca. Per coerenza, ora ritirino il ricorso. Basta ipocrisia”. Infatti il ministro ha avviato una procedura che dovrebbe sfociare in una misura protezionistica (rispetto alla Grandi Navi) sul centro storico di Venezia. Ma ha trovato una decisa opposizione da parte degli amministratori locali.