Ai domiciliari in tre: Pasquale Rizzo, eletto con una lista civica di centrodestra, il suo predecessore Maurizio Renna, sostenuto dal centrosinistra, e l'ex presidente del Consiglio di amministrazione della società partecipata di riscossione tributi. Secondo l'inchiesta, avrebbero cagionato consapevolmente il dissesto della "Fiscalità locale". L'ex sindaco deve rispondere anche di corruzione
Hanno consapevolmente portato al fallimento la società locale di riscossione tributi, ma non solo. Perché durante l’inchiesta sono stati ricostruiti anche episodi di corruzione, soldi versati dai cittadini finiti sui conti di funzionari pubblici e addirittura il furto della fascia tricolore e di alcuni quadri dal Comune. Per questo, sono stati arrestati il sindaco di San Pietro Vernotico, Pasquale Rizzo, eletto con una lista civica di centrodestra, il suo predecessore Maurizio Renna, sostenuto dal centrosinistra, e il presidente del Consiglio di amministrazione della società partecipata di riscossione tributi, Luigi Conte.
Tutti e tre sono stati posti ai domiciliari e rispondono di bancarotta fraudolenta. In totale, nell’inchiesta coordinata dalla procura di Brindisi, ci sono dieci indagati e un dipendente del Comune, Cosimo Delle Donne, ha ricevuto l’interdizione dall’esercizio del pubblico ufficiale. La procura di Brindisi, guidata da Antonio De Donno, ha ottenuto dal gip del Tribunale anche il sequestro di denaro e beni per 200mila euro nei confronti di sei persone che sono sotto inchiesta.
Stando a quanto ricostruito dai finanzieri nel corso dell’indagine, la società di riscossione tributi “Fiscalità locale” sarebbe stata al centro di un “disegno criminoso”: in sostanza, attestando falsi crediti per decine di migliaia di euro, immobilizzazioni fittizie immateriali dello stato patrimoniale; la realizzazione di una sopravvenienza attiva in realtà mai conseguita, la realizzazione di componenti positive di reddito mai conseguite, rimanenze fittizie o inesistenti e ricavi mai conseguiti sarebbe stato “cagionato” il dissesto della società per poi “dichiararla fallita”. Conte, tra l’altro, secondo l’inchiesta, ha trasferito sui sui conti circa 200mila euro di somme versate dai cittadini a titolo di tributi. E un’operazione simile sarebbe stata effettuata anche dal liquidatore.
Nel corso degli accertamenti, gli inquirenti avrebbero anche accertato altri reati, compresa l’assegnazione pilotata di alcuni lavori pubblici – servizi cimiteriali, verde pubblico, manutenzioni edili – quando il sindaco era Renna, che risponde di corruzione insieme ad alcuni imprenditori e al responsabile dell’ufficio tecnico comunale Cosimo Delle Donne. Infine, gli investigatori avrebbe anche accertato il furto di tre quadri e della fascia tricolore del sindaco avvenuto nel luglio di due anni fa.
Il filone più curioso dell’inchiesta è quello relativo al furto di un quadro e della fascia tricolore del 6 luglio e di un tentato furto verificatisi nel municipio della cittadina pugliese per il gip ha deciso di non emettere alcuna misura cautelare. Secondo gli investigatori il presunto responsabile del fatto sarebbe entrato di notte. Ad aggravare il reato è il fatto di essere stato commesso su beni di uffici pubblici ed esposti per consuetudine alla pubblica fede, nonché per l’aver commesso il fatto con abuso di autorità o di relazioni domestiche e contro un pubblico ufficiale. In un altra occasione sarebbe avvenuto in tentato furto, sventato solo per la presenza, nei pressi della comune, di una pattuglia della Guardia di Finanza.