Un gruppo di ricercatori sta lavorando per perfezionare il rapporto fra uomo e macchina nelle auto a guida autonoma. Il computer di bordo potrebbe "capire" qual è lo stato del conducente e assumere il controllo del veicolo se non lo reputasse in grado di proseguire.
La Commissione Europea ha finanziato con circa 9 milioni di euro il progetto ADASANDME coordinato dalla Svezia, a cui partecipa anche l’Italia. L’obiettivo, entro il 2020, è di mettere a punto soluzioni capaci di affinare il rapporto fra uomo e macchina per rendere più sicura la circolazione dei veicoli. Prima che entrino in circolazione i veicoli totalmente a guida autonoma, la tecnologia può supportare le persone alla guida mettendo in atto azioni capaci di scongiurare incidenti. Oggi esistono, ad esempio, la frenata automatica o l’avviso di cambio di corsia, l’idea è di potenziare le capacità d’intervento dei software di bordo per compensare meglio gli errori umani.
La chiave di volta è fare in modo che la tecnologia agisca di concerto con la persona dietro al volante, ed è di questo che si stanno occupando i partner che partecipano ad ADASANDME. Intendono combinare tutte le tecnologie possibili per rilevare e prevedere i fattori che influenzano l’attenzione di un conducente in varie situazioni: stanchezza, stress, distrazione, paura, eccetera.
L’idea è di sviluppare sistemi di assistenza alla guida così avanzati da fare sì che i veicoli possano alternare in maniera sicura la guida con e senza conducente. In parole semplici, una serie di strumenti tecnologici dovrebbe fare in modo che il sistema “capisca” quando il conducente non è in grado di guidare con la dovuta attenzione, e prendere il controllo del veicolo.
Gli ambiti di cui tenere conto sono più di quanti si possa pensare: i ricercatori del progetto ADASANDME hanno individuato diverse aree, che includono fra l’altro la disattenzione in viaggi a lungo raggio, le manovre di emergenza da mettere in atto quando un guidatore non reagisce, lo svenimento di motociclisti, lo scarico dei passeggeri degli autobus. Importanti parametri sono anche la fisiologia del guidatore e il suo comportamento tipico alla guida, per non parlare di variabili quali le condizioni del traffico e quelle meteorologiche.
Appare chiaro come l’interazione uomo macchina sia tutt’altro che semplice, per questo verranno chiamate in causa sia tecnologie esistenti e collaudate, sia quelle esordienti e più innovative. Una volta individuate, verranno messe alla prova con conducenti e veicoli reali, su strade reali, per garantire che i sistemi siano in grado di rilevare prontamente quando il guidatore non è in grado di guidare in sicurezza, e prendere il controllo del veicolo in modo da evitare pericoli per chi è all’interno e all’esterno dell’auto.
In una fase più avanzata del progetto i ricercatori verificheranno anche se i sistemi avanzati di assistenza alla guida siano in grado di riconoscere con precisione le condizioni del conducente e fornirgli informazioni chiare sul da farsi. Infine, sarà oggetto di test la fiducia dei conducenti rispetto al sistema, perché è fondamentale che reagiscano prontamente agli avvertimenti e ai suggerimenti.