CENSURA A SANREMO (1981) - 3/5
È un pezzo di storia della tv che, appunto, per via della censura mai si è potuto vedere. Troisi a poche settimane dall’uscita di Ricomincio da tre prepara il lancio in diretta nazionale sul palco del festival appena tornato in Rai. Troisi non era comico da mezze misure. Mezzi toni magari sì, ma i bersagli a livello politico li prendeva sempre brillantemente in pieno. Gli archivi dei giornali online sono parchi di dettagli. Esistono poche fonti a cui rifarsi. Una è l’Enciclopedia di Sanremo di Marcello Giannotti, l’altro è un servizio di Gianni Vasino poche ore prima rispetto a quella che doveva essere l’apparizione di Troisi all’Ariston che mai avvenne. Giannotti scrive che il comico napoletano aveva previsto un monologo che prevedeva battute sull’Annunciazione, sul presidente della Repubblica Pertini in visita ai terremotati dell’Irpinia. I testi vengono letti dagli organizzatori. Terrore e censura. O Troisi taglia i riferimenti più forti e riduce da tre a uno gli interventi senza improvvisare, o non se ne fa nulla. Troisi allora preferisce “niente”. Ma è la battuta fulminante che rilascia a Vasino poco prima di andare in onda, anche se non ci andrà, a riportare alla memoria cultura, retorica, e arguzia del nostro. “Piena libertà? Eeehh… sì mi hanno detto fai tutto meno parlare di religione, politica, terrorismo, terremoto, perché il paese sta in una situazione così… allora sto decidendo tra una poesia di Giovanni Pascoli e una di Carducci”. Sipario, grazie.