Attualità

Massimo Troisi, cinque frammenti tra cinema e tv per ricordarlo: anche quando fu censurato a Sanremo

A venticinque anni dalla morte vogliamo omaggiare l’artista napoletano con cinque momenti d’arte comica dove il suo irresistibile intarsio verbale si amalgama ad un’incredibile mimica di viso e corpo fino a renderlo maschera universale

di Davide Turrini

NON CI RESTA CHE PIANGERE (1986) - 4/5

Va bene, il film in sé registicamente non ha la grazia dei migliori titoli del Troisi regista. La co-regia alimentare con Benigni è evidente. Capita. Nessun dramma. Però ci sono tante piccole battute memorabili. Una in particolare, celebre, reiterata ovunque, ma ancora una volta straordinariamente autoironica e sommessamente demenziale. Il bidello Troisi catapultato nel Medioevo è al balcone, mezzo nascosto dal parapetto. In strada passa un frate e da basso il religioso lo incalza lanciando una profezia di sventura non una ma ben tre volte: “Ricordati che devi morire”. Alla terza Mario/Troisi fa segno con la mano del gesto della penna su un foglio: “Sì, sì, no: mo’ me lo segno”.

NON CI RESTA CHE PIANGERE (1986) - 4/5
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