Il presidente Donald Trump ha più volte ribadito di non credere al cambiamento climatico: oltre ad aver ritirato gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi, ha portato avanti una politica di deregulation ambientale, smantellando le misure ‘verdi’ adottate dall’amministrazione Obama. Tra le ultime proposte, l’apertura alla costruzione di centrali elettriche alimentate a carbone di nuova generazione e il via libera alle esplorazioni petrolifere nelle aree naturali protette. Ma i democratici sono pronti a dare battaglia: a febbraio è stata presentata una risoluzione congressuale dalla deputata progressista Alexandria Ocasio-Cortez e dal senatore Ed Markey. Si tratta del cosiddetto Green New Deal, che vorrebbe velocizzare la transizione dall’economia del carbon fossile verso un sistema basato sulle fonti rinnovabili. Lo scopo è far sì che entro dieci anni il “100% dell’energia elettrica sia generata con fonti rinnovabili”. Il pacchetto di misure prevede anche investimenti massicci in nuove infrastrutture, nei veicoli elettrici e in nuove reti ferroviarie ad alta velocità. In California, uno degli Stati più virtuosi dal punto di vista ambientale, il governatore democratico Jerry Brown ha ratificato una legge approvata dal parlamento locale per produrre energia senza alcuna emissione di gas serra entro il 2045. Ma il governo federale si muove diversamente: l’ultima riunione del Consiglio Artico, in Finlandia, si è conclusa per la prima volta senza una dichiarazione condivisa contro il cambiamento climatico perché la delegazione degli Stati Uniti si è opposta alla formulazione proposta dagli altri Paesi.

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Giornata Mondiale dell’Ambiente, ecco l’impietosa classifica dell’Onu senza i primi tre posti

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