L'inviato di Del Debbio a Mediaset condurrà il contenitore di Rai1. La consigliera di viale Mazzini Borioni (quota Pd): "Schiaffo ai giornalisti dell'azienda". Il tema rischia di finire come oggetto centrale dell'audizione di Salini in commissione di vigilanza, in programma giovedì.
L’ultimo guaio in Rai è il nuovo conduttore di UnoMattina Estate, il contenitore mattutino di RaiUno. Sarà infatti Roberto Poletti, che da inviato dei programmi di Paolo Del Debbio su Rete 4 sarà promosso come volto del programma quotidiano. UnoMattina, come altri programmi dell’estate, era entrato nel confronto tra la direttrice della rete Teresa De Santis e l’amministratore delegato Fabrizio Salini, anche perché – spiega l’AdnKronos – l’ad aveva auspicato l’utilizzo di risorse interne. Dal canto suo la De Santis ha agito nell’ambito della sua autonomia editoriale anche in funzione di un “pluralismo di voci“. Inevitabile che la questione arrivi già domani in commissione di Vigilanza Rai dov’è in programma l’audizione di Salini.
Proprio sul punto delle “risorse interne” l’Usigrai, il sindacato interno di viale Mazzini, contesta la scelta di Poletti: “Dopo aver vinto le elezioni, il ministro dell’Interno Matteo Salvini passa all’incasso in Rai – si legge in una nota dell’esecutivo – Ora capiamo perché il presidente Foa ha voluto bloccare il via libera alla nuova selezione pubblica per giornalisti. Agli ingressi meritocratici e trasparenti, preferisce quelli a chiamata diretta indicati dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. L’ingresso in Rai dell’ex direttore di Radio Padania e biografo del leader della Lega sarebbe uno schiaffo ai 1700 giornalisti Rai e agli oltre 200 che da tempo attendono il ‘giusto contratto’ giornalistico”. L’Usigrai quindi si aspetta che “l’amministratore delegato eserciti i suoi poteri fermando questo insulto a tutti loro e mantenga gli impegni assunti: trasparenza e meritocrazia con una nuova selezione pubblica, e accordo per regolarizzare chi in Rai fa da anni il giornalista ma non ha ancora il ‘giusto contratto'”.
Non tutto l’esecutivo la pensa così. In una nota separata a parlare sono i due componenti di “Pluralismo e libertà“, la lista di destra, Elisa Billato e America Mancini che si chiedono perché “Poletti no e Gad Lerner sì“, ricordando che Poletti ha “una biografia trasversale” perché “è stato direttore di Radio Padania (20 anni fa) e biografo di Salvini”, ma “nel 2006 è stato anche eletto deputato con i Verdi, passato poi con Sinistra democratica”. “Però ci si ferma a quella parte che più fa comodo per fare strumentalizzazioni politiche” contestano Billato e Mancini. “Quanto poi alla battaglia sindacale per i colleghi atipici da regolarizzare e per la nuova selezione pubblica – concludono le due esponenti di Pluralismo e libertà – siamo con loro per arrivare ad una soluzione ma non li si utilizzi strumentalmente per dispute che non c’entrano nulla e di cui forse farebbero volentieri a meno”.
Dal cda a protestare è la consigliera in quota centrosinistra Rita Borioni: “Ho già avuto occasione di dire che le risorse interne e storiche della Rai vanno tutelate sempre, anche in estate, e anche su Rai1. Perché l’inserimento di nuovi professionisti esterni ed estranei alla Rai non può essere trasformato nell’occupazione militare di intere trasmissioni che corrisponde, drammaticamente, alla espulsione di decine di professionisti (interni ed esterni) che hanno dimostrato valore e competenza. E’ uno schiaffo in faccia ai giornalisti della Rai; è la negazione, nei fatti, dell’articolo 24 del Contratto di Servizio“. Per la Borioni “è triste e drammatico vedere la Rai, che è patrimonio pubblico dell’intero paese, utilizzata per concedere favori e guadagnarsi le indulgenze da parte del potente di turno. Servono talento e buoni programmi, serve creatività, innovazione, competenza e coraggio per fare una buona televisione. La distribuzione di cariche, conduzioni e contratti in spregio dei minimi criteri di merito e capacità professionale è un segno di disprezzo nei confronti di chi in questa azienda lavora e di chi paga il canone”.
Sul tema, fuori dal coro, interviene anche il direttore del TgLa7 Enrico Mentana che ormai quasi quarant’anni fa cominciò proprio in Rai e trent’anni fa diventò vicedirettore del Tg2. Per Mentana “non è accettabile che i diritti e le libertà – sacrosanti- valgano per Fazio o Lerner, e poi vengano dimenticati o addirittura aboliti per Poletti”. “Non faccio nomi – aggiunge Mentana su fb – ma se Poletti non può lavorare in Rai ne conosco almeno un altro paio di centinaia che dovrebbero lasciarla entro domani, approdati nell’azienda non vent’anni, ma un giorno dopo aver finito di lavorare in giornali o emittenti di partito, o direttamente nei loro uffici stampa. E in gran parte si tratta di validi professionisti, come alcuni ottimi giornalisti tornati in Rai dopo esser stati prestati alla politica. Magari Poletti si rivelerà una delusione, ma il fuoco di sbarramento preventivo, fatemelo dire, sa un po’ di doppio standard”.