Un gruppo di ricercatori statunitensi ha realizzato una biobatteria in carta polimerica che è leggera, economica e flessibile. Si degrada immergendola in acqua, è facile da produrre e costa poco.
In futuro ci potrebbero essere piccoli dispositivi usa e getta, fatti anche di carta o plastica, in grado di connettersi a Internet per brevi periodi, fornendo informazioni rapide su tutto, dall’assistenza sanitaria ai prodotti di consumo. A renderlo possibile potrebbe essere una biobatteria microscopica che alimenta sensori monouso.
Ci stanno lavorando i ricercatori della Binghamton University State University of New York per concretizzare quello che viene definito l’Internet of Disposable Things (IoDT), in italiano L’Internet degli oggetti usa e getta. È il fenomeno secondo cui sensori wireless collegati praticamente a quasi oggetto permetteranno di ricevere informazioni aggiornate via Internet. Ad esempio, un sensore collegato alla confezione del latte potrà fornire informazioni in tempo reale sulla freschezza della bevanda.
Seokheun Choi, professore associato di ingegneria elettrica e informatica presso la Binghamton University, sottolinea che “IoDT è un nuovo paradigma per la rapida evoluzione delle reti di sensori wireless. È una nuova tecnica che si basa su un piccolo contenitore compatto e usa e getta, collegato agli oggetti e programmato per funzionare solo per un periodo di tempo limitato, quindi essere gettato”.
Per la realizzazione pratica sono state impiegate biobatterie flessibili, realizzate in carta polimerica leggera, economica e flessibile. Sono energeticamente più efficienti di quelle sperimentate in precedenza, e che hanno il vantaggio di non inquinare l’ambiente. La biobatteria, infatti, utilizza un ibrido di carta e polimeri ingegnerizzati. Proprio i polimeri sono stati la chiave per conferire alle batterie proprietà biodegradanti: i test condotti in laboratorio hanno dimostrato che si degradano autonomamente immergendole in acqua, senza l’impiego di sostanze o microorganismi particolari, o di determinate condizioni ambientali.
A questo si aggiunge il basso costo, e il fatto che produrre queste biobatterie su larga scala è abbastanza semplice, inoltre il materiale consente modifiche a seconda della configurazione richiesta.