Su 174 nuove assunzioni effettuate dal 2014 a oggi il 18 per cento arriva dall’estero, da cervelli di rientro e talenti stranieri. Un risultato in controtendenza quello dell’Università Cà Foscari di Venezia, che con l’iniziativa “Brain Gain” riesce anche a riattrarre docenti italiani che avevano deciso di espatriare. Altre nuove assunzioni sono alle porte, per 28 posizioni di ricercatori e professori, per le quali sono pervenute 259 domande di cui la metà proveniente dall’estero.

Sono 32 i docenti provenienti dall’estero che hanno scelto Cà Foscari per svolgere la propria attività didattica e di ricerca; di questi 13 sono stranieri, mentre per 19 si tratta di un ritorno in Italia dopo esperienze internazionali, nelle quali i docenti hanno maturato conoscenze e competenze che faranno più competitivo l’ateneo veneziano.

Tra le prime università in Italia a lanciare un programma di reclutamento aperto a un perimetro internazionale, Cà Foscari ha deciso di aprirsi ulteriormente al mondo adottando piattaforme di talent acquisition già impiegate in università come Harvard, Oxford, Cambridge e Princeton. Il primo lancio di 28 nuove posizioni di ricercatori e professori su queste piattaforme ha ottenuto 259 candidature nei principali ambiti scientifici di sviluppo identificati dal Piano Strategico dell’Ateneo, di cui quasi la metà dall’estero. I campi vanno dalla preservazione del patrimonio culturale alla trasformazione digitale e alle tecnologie sostenibili, dall’economia in un mondo globalizzato ai modelli di innovazione sociale e di integrazione multiculturale. Oggi sono 575 i docenti e ricercatori che lavorano a Cà Foscari, dai 517 in organico a settembre 2014, pari a un incremento dell’11%. Venezia ha acquisito una leadership in Italia e in Europa per attrazione dei giovani ricercatori premiati dal programma Marie Skodowska-Curie finanziato dalla Comunità Europea, con 60 ‘Marie-Curie Fellows’ reclutati dal 2014.

Secondo il rettore, Michele Bugliesi “più che ai cervelli in fuga mi è sempre piaciuto pensare a ‘cervelli in circolo’, che si muovono dall’Italia all’estero e viceversa, senza confini. È stato un punto fermo del piano strategico del mio rettorato che non solo ha cambiato Cà Foscari, ma ha anche contribuito a dare un’apertura internazionale al modello di reclutamento del sistema universitario italiano. Il problema del nostro paese non è tanto nel fatto che non riusciamo a trattenere i nostri ricercatori più brillanti, quanto nel fatto che non riusciamo ad attrarne dall’estero in egual misura. Per questo abbiamo attivato una politica sistematica di incentivi. L’investimento è stato significativo, ma i risultati ci confermano che siamo nella giusta direzione per fare di Cà Foscari – conclude – un’università sempre più autorevole e riconosciuta sul piano internazionale”.

(immagine dell’inaugurazione dell’anno accademico)

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