Dopo il comunicato di Magistratura Indipendente - considerata da sempre la corrente di destra delle toghe - che ha invitato i suoi consiglieri che si sono autosospesi a ritornare a lavorare, arrivano come una replica le parole di Cristina Ornano, segretario di Area, il gruppo che rappresenta i magistrati progressisti
Dopo il comunicato di Magistratura Indipendente – considerata da sempre la corrente di destra delle toghe – che ha invitato i suoi consiglieri che si sono autosospesi a ritornare a lavorare, arrivano come una replica le parole di Cristina Ornano, segretario di Area, il gruppo che rappresenta i magistrati progressisti: “Lobby trasversali composte da politici disinvolti e spregiudicati imprenditori, alcuni pure indagati da una di quelle stesse Procure e con il coinvolgimento di magistrati, hanno messo a punto un tentativo estremamente pervasivo di eterodirezione e di condizionamento esterno dell’autogoverno per le nomine di alcune nevralgiche Procure della Repubblica. Un fatto che, se confermato, sarebbe di una gravità inaudita e che, come è già stato da molti ricordato, ci riconduce al solo precedente della P2“. Proprio su questo riferimento la nota di Mi era stata durissima definendo il parallelismo calunnioso.
“Vulnus gravissimo ha investito il Csm”
In apertura del congresso di Area Ornano lancia l’allarme sulla “drammatica attualità e centralità della questione morale in magistratura”, emersa con forza con l’inchiesta di Perugia che vede tra gli indagati indagati Luca Palamara e l’ex consigliere del Csm Luigi Spina e il pm Stefano Fava. Questione che “non si esaurisce nei fatti pure gravissimi di corruzione che riguardano singoli magistrati”, che “hanno venduto la loro funzione”, ma investe il Consiglio Superiore della Magistratura” alla cui credibilità è stato inferto un “vulnus gravissimo”, dice Ornano.
Il 4 giugno scorso l’assemblea di Palazzo dei marescialli si era aperta con le autosospesioni di quattro consiglieri togati: Lepre e Cartoni, di Magistratura Indipendente e non indagati, ma che avrebbero partecipato con Palamara a incontri con l’ex sottosegretario Luca Lotti e Cosimo Ferri (magistrato in aspettativa, già leader di Mi e oggi deputato del Pd) in cui si discuteva della nomina del procuratore di Roma. Gianluigi Morlini (Unicost, corrente di centro) Criscuoli avevano invece fatto un passo indietro poco prima dell’inizio della riunione. Criscuoli non era citato nelle carte dell’inchiesta di Perugia in cui è indagato l’ex presidente dell’Anm ed ex consigliere del Csm Palamara e i magistrati Stefano Fava e Luigi Spina. E Morlini ha dichiarato di aver avuto un incontro casuale.
“Chi ha sbagliato deve fare un passo indietro”
“Per la prima volta nella sua storia è accaduto che – sottolinea la toga — uno dei componenti togati si sia dimesso per delle indagini che lo coinvolgevano nella sua funzione di consigliere superiore (Spina, ndr) e che hanno attinto, a vario titolo, altri quattro consiglieri superiori in carica i quali, con un’atipica iniziativa, si sono autosospesi dalle funzioni”. E non si può ridurre questa vicenda a un “fatto illecito che riguarda singoli magistrati” o un episodio di “spartizione correntizia” per il coinvolgimento di politici e “imprenditori noti alle cronache giudiziarie. Chi ha sbagliato ferendo così gravemente l’onore e la credibilità dell’Istituzione giudiziaria deve fare responsabilmente un passo indietro, si dimetta, senza indugi, evitando imbarazzi ed empasse istituzionali”, è l’invito esplicito.
Le conseguenze dell’inchiesta di Perugia sul Csm hanno scatenato una serie di polemiche e anche ipotesi sul destino del Consiglio della magistratura. Sarebbe un “rimedio certo peggiore del male” l’adozione del sorteggio quale metodo di selezione dei consiglieri togati del Csm. Un sistema che non “garantisce alcunché sul piano del recupero dell’impermeabilità dell’istituzione”, ma costituisce anche “una rinuncia al principio di rappresentanza dei magistrati in aperta violazione della Costituzione“. Bocciatura netta anche per il ddl costituzionale che prevede carriere separate per giudici e pm e due distinti Csm e modifica in maniera “dirompente” l’obbligatorietà dell’azione penale. “Il suo vero obiettivo” è la “normalizzazione della magistratura” e il “depotenziamento della sua autonomia e indipendenza” e finirebbe col “creare un superpoliziotto controllato dall’Esecutivo e, comunque, potentissimo, perché non soggetto al controllo della giurisdizione e non più parte della sua cultura”.
“Riformare sistema elettorale del Csm”
“L’invocazione dell’approvazione di tale riforma – dice Ornano – nulla ha in realtà a che vedere con la questione morale, perché certo non varrebbe a rendere l’autogoverno più impermeabile rispetto ai tentativi di etero direzione e di condizionamento esterno, né darebbe di certo maggiore trasparenza nella selezione dei dirigenti e nell’assegnazione degli incarichi, ma semmai produrrebbe una maggiore permeabilità, atteso il più alto tasso di politicizzazione dei due Csm che essa postula”. Che occorra riformare il sistema elettorale del Csm è indubbio: “da tempo invochiamo il ritorno al sistema proporzionale per liste concorrenti” perché “la legge elettorale attuale favorisce proprio i localismi e l’accentramento di potere che sono uno dei fattori di crisi del sistema”.
Infine secondo Area occorre attuare riforme “ineludibili” per assicurare la “trasparenza e leggibilità delle decisioni del Csm” indicando come una delle strade obbligate per restituire “autorevolezza” al Csm dopo lo scandalo nomine. Ed è proprio dalle nomine che bisogna partire con nuove regole: le pratiche vanno decise seguendo “il rigoroso rispetto cronologico“; assicurando pubblicità per i curriculum e i progetti organizzativi presentati dai candidati, e facendo un’istruttoria approfondita che preveda anche le audizioni dei concorrenti. Così si garantisce “trasparenza” e “un limite a quel potere discrezionale del Consiglio che, al momento attuale, sottratto a parametri certi, rende possibile pratiche spartitorie, consente un arbitrio delle maggioranze ed espone ogni decisione ad attacchi delegittimanti, anche quando infondati e strumentali, con un grave vulnus alla autorevolezza del Consiglio”.