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Giovani Confindustria: “Crediamo nelle grandi opere, no a grandi chiacchiere. La nostra pazienza è finita”

Il presidente Alessio Rossi, intervenendo a Rapallo, ha attaccato gli ultimi esecutivi e la poca considerazione per gli imprenditori: "Dobbiamo riattivare una cabina di regia per la crescita, ma stavolta chiamate i protagonisti, non le comparse". E ancora: "Abbiamo chiesto provvedimenti urgenti, ma la risposta ancora una volta è stata debole"

“Serve un new deal infrastrutturale” e delle grandi opere a partire dall’Alta velocità Torino-Lione. Il messaggio che arriva dai Giovani imprenditori di Confindustria, riuniti nel 49esimo convengono a Rapallo, è rivolto naturalmente al governo Lega-M5s e insiste tra le altre cose sul Tav voluto dalla Lega e inviso al M5s. “Se ci fosse, Italia e Francia sarebbero ancora più vicine”, ha detto il presidente Alessio Rossi. “Non ci separano le Alpi, ma 57 chilometri di pregiudizi. Basterebbero invece 57 secondi di buon senso per dire sì ad un’infrastruttura che fa bene all’Europa”. E ha aggiunto: “Noi crediamo nell’Italia che collega con le grandi opere, non che divide con le grandi chiacchiere”.

In generale Rossi ha espresso grande malumore nei confronti dei vari esecutivi che si sono succeduti negli ultimi anni. “Da anni facciamo proposte”, ha detto, “ci siamo rivolti a tutti i governi. Stavolta non c’è più niente da aggiungere. Non è che non abbiamo niente da dire, non sappiamo a chi dirlo, perché davanti a noi ci sono solo campagne elettorali interminabili e mai un confronto serio“. Quindi: “E’ finita la nostra pazienza”, ha aggiunto. Allora “la nostra proposta al governo è una sola: dobbiamo riattivare una cabina di regia per la crescita, ma stavolta chiamate i protagonisti, non le comparse”. Per i Giovani di Confindustria le attese di dialogo sono state completamente tradite: “Torniamo per un attimo ad un anno fa: 1 giugno 2018, giuramento del governo Conte. Una settimana dopo, il nostro convegno qui a Rapallo. Allora chiedevamo al Parlamento più giovane della storia repubblicana di saldare un’alleanza con le imprese giovani. Un anno dopo, ancora niente alleanza e niente per i giovani. Solo crescita ingessata“.

Oggi, secondo Rossi, “ogni millennial porta 55mila euro di debito pubblico sulle spalle: come possono solo provare ad immaginare un futuro diverso da quello attuale? Dobbiamo decidere se vogliamo che questa sia la loro eredità più duratura o se pensiamo di fare altro per loro. Alcuni penseranno: ‘è tutta colpa del reddito di cittadinanza’, altri ‘è tutta colpa di quota 100’ e altri ancora ‘è tutta colpa dello spread’. Giusto o no, non c’è più tempo per rivendicare la ragione o sottolineare i torti”. Per questo, ha detto ancora Rossi, gli imprenditori “sono costretti a scegliere il meno peggio”: “Ormai i nostri conti pubblici sono ufficialmente sotto la vigilanza europea e insieme alla flessibilità economica è finita anche la nostra pazienza. Siamo costretti a fare il gioco della torre, a scegliere il ‘meno peggio’, tra una procedura di infrazione, una recessione per depressione dei consumi e aumento Iva, o nuove tasse”. Rossi ha anche criticato in particolare quota 100 che “ci sta tornando indietro come un boomerang, perché la Commissione europea l’ha messa all’indice. Ma il problema vero è che questa misura genera un paradosso: in uno dei Paesi più vecchi d’Europa non si può avere un sistema pensionistico insostenibile”.

Il presidente Rossi ha anche criticato la mozione approvata nei giorni scorsi dal Parlamento che chiede al governo di introdurre i minibot: “Pensare che il problema del debito pubblico sia risolvibile con i minibot è come provarci con i soldi del Monopoli”, ha detto. Per Confindustria giovani non bastano neppure i decreti Crescita e Sblocca cantieri appena approvati: “Di fronte ad una situazione di stallo, abbiamo chiesto provvedimenti urgenti, ma la risposta ancora una volta è stata debole: i decreti crescita e sblocca-cantieri. Decreto crescita, che forse sarebbe più prudente chiamare ‘decreto dita incrociate'”, ha detto. E ha rimarcato: “Eppure, se c’è un obiettivo su cui tutti concordano, è proprio la crescita“, che però “non c’è nel testo e figuriamoci nei fatti”. Dunque, “visto che questi due provvedimenti sono ora in Parlamento, non è troppo tardi per dare il tanto atteso segnale: il governo stia dalla parte giusta, stia dalla parte dello sviluppo. Dalla parte delle imprese”.

Rossi ha anche parlato di un altro dei provvedimenti che divide l’esecutivo: l’Autonomia. “L’Autonomia regionale funziona se ogni regione può entrare in catene globali del valore politico e confrontarsi col resto del mondo, consapevole che la propria sovranità si completa con la connettività. Autonomia sì, ma solo all’interno di uno stato forte”. Quindi i Giovani di Confindustria dicono sì, ma “solo se significa potenziare lo Stato nazionale. Se significa efficienza e solidarietà tra i territori. Solo se significa rafforzare la nostra appartenenza all’Unione europea”.