Non solo Matteo Salvini non prende le distanze dal sindaco leghista di Legnano ai domiciliari che ha deciso di ritirare le dimissioni, ma ha confermato il sostegno a lui e ai leghisti coinvolti in indagini giudiziarie o condannati nelle ultime settimane. Il caso che fa discutere oggi è quello di Gianbattista Fratus, primo cittadino della città simbolo del Carroccio, che ha deciso di riprendersi e tenersi la carica: proprio lui, dopo essere finito agli arresti a inizio maggio per corruzione e turbativa d’asta e corruzione elettorale, aveva spontaneamente annunciato il passo indietro. Poi il 6 giugno il cambio di strategia, con la Lega lombarda intervenuta in sua difesa: “Giusto non aspettare i tempi lunghi della giustizia”. E mentre il M5s ha chiesto a Salvini di intervenire, lui ha difeso i suoi: “Lo conosco come persona seria, corretta e perbene così come Siri, Rixi, Attilio Fontana e tanti altri”, ha detto. “Se l’ha fatto, vuol dire che si sente assolutamente tranquillo. Fare il sindaco è un mestiere difficile, quindi ha il mio sostegno”.
La difesa del ministro dell’Interno non si limita appunto a Fratus. In particolare i quattro casi citati da Salvini hanno riguardato il Carroccio nelle ultime settimane, creando non pochi problemi anche agli equilibri del governo. Il caso di Legnano ha riguarda mezza giunta leghista: a metà maggio, insieme al sindaco, sono stati arrestati il dimissionario vicesindaco Maurizio Cozzi, in carcere, e l’assessora Chiara Lazzarini, anche lei ai domiciliari. I tre, insieme ad altri indagati, sono accusati di aver truccato concorsi per posti dirigenziali in aziende a partecipazione pubblica. Il caso più delicato e che per poco non ha fatto saltare il governo è quello di Armando Siri: il sottosegretario ai Trasporti è stato fatto dimettere a inizio maggio dopo settimane di braccio di ferro con il M5s. Il motivo? E’ indagato per corruzione perché secondo gli inquirenti di Roma avrebbe favorito l’ex deputato Fi e ora imprenditore Paolo Arata inserendo nella legge di Bilancio delle norme a favore dell’eolico. Salvini ci ha messo più di tre settimane a scaricarlo e di quella vicenda ancora si sentono le conseguenze nelle dinamiche con gli alleati 5 stelle. Ben diversa è stata la gestione del caso Edoardo Rixi. Il 30 maggio scorso il viceministro è stato condannato in primo grado per peculato a 3 anni e 5 mesi nell’ambito del processo per le spese pazze in Liguria. A differenza di Siri, Rixi è stato abbandonato immediatamente dal partito e ha lasciato il suo posto nel governo. Infine c’è il presidente della Lombardia Attilio Fontana: è indagato da inizio maggio per abuso d’ufficio dalla procura di Milano perché secondo l’accusa ha conferito un incarico in Regione all’ex socio di studio avvocato Luca Marsico.
Ieri è arrivata la notizia che la richiesta di scarcerazione per Fratus è stata respinta dal Riesame e, nonostante questo, il primo cittadino leghista ha deciso di tenersi la carica. Per i 5 stelle rimane una posizione inaccettabile e i vari esponenti, locali e nazionali, hanno chiesto un passo indietro e l’intervento della Lega nazionale. Se al momento dell’arresto aveva parlato lo stesso Luigi Di Maio definendola “una nuova tangentopoli”, oggi è intervenuto il sottosegretario M5s Stefano Buffagni: “Bisogna dare dei segnali chiari, mi auguro che il ministro degli Interni faccia il suo lavoro su questo tema, più da ministro degli interni che da leghista”. Un richiamo diretto a Matteo Salvini che però questa volta non ha scaricato il primo cittadino. Proprio sul sostegno della Lega al sindaco, Buffagni ha detto: “E’ una cosa che non mi trova per niente d’accordo, il paradosso che un sindaco ai domiciliari ritiri le dimissioni fa un po’ sorridere”.
I leghisti però non hanno intenzione di cedere sul caso Fratus. Se sul governo sono state accolte alcune mediazioni, costretti anche dal contratto che prevede l’esclusione di membri condannati, diversa è la gestione a livello locale. Tanto che a Buffagni ha replicato il ministro leghista alle Politiche agricole Gian Marco Centinaio: “Io sono d’accordo con il ritiro delle dimissioni e quindi si va avanti, altrimenti dovevamo guardare quando i sindaci dei 5 stelle ricevevano un avviso di garanzia. Diciamo a Buffagni che la campagna elettorale è finita. O cominciano ad abbassare i toni o se no altro che amici come prima”. Solo ieri i due leader, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, si sono visti per un faccia a faccia che ha sancito la ritrovata intesa. E non è un caso che sul caso Fratus il vicepremier M5s abbia deciso per il momento di non esporsi e abbia lasciato che vadano avanti i suoi.