La Corte di appello ha confermato la sentenza emessa dal Tribunale dei minorenni nei confronti di Lucio Marzo, il 19enne che nel 2017, quando era minorenne, uccise la fidanzata di 16 anni. La condanna è per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi
È stata confermata la condanna a 18 anni e 8 mesi di carcere per Lucio Marzo, il 19enne che nel 2017, quando era minorenne, uccise la fidanzata di 16 anni, Noemi Durini. La Corte di appello di Lecce ha confermato la sentenza emessa dal Tribunale dei minorenni il 4 ottobre 2018. Il giovane, dopo averla uccisa, nascose il cadavere sotto un cumulo di pietre. Venne ritrovato nelle campagne salentine di Castrignano de’ Greci dieci giorni dopo l’omicidio. Il processo si è svolto con rito abbreviato, garantendo lo sconto di un terzo della pena all’imputato. La condanna è per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi.
“Non sarò mai contenta ma posso ritenermi soddisfatta” ha detto Imma Rizzo, madre della vittima, appena uscita dal Tribunale. “Ho incrociato i suoi occhi in aula per un istante ma lui ha abbassato subito lo sguardo”. La donna, che porta al collo una collanina d’argento con inciso il nome della figlia, assicura: “La nostra battaglia giudiziaria continua perché ci sono tanti lati oscuri in questa vicenda che devono essere chiariti, confidiamo nella magistratura che sta lavorando molto bene”. Il riferimento è all’indagine in corso da parte della Procura di Lecce per accertare il coinvolgimento di altre persone nella successiva attività di favoreggiamento. Il padre e la madre di Noemi sospettano infatti che i genitori di Lucio, oggi assenti in aula, possano aver avuto un ruolo nello svolgimento di fatti successivi al delitto.
Prima di entrare in tribunale, la madre aveva detto di aspettarsi la riconferma della condanna: “Se li deve fare tutti, e in galera, perché Lucio è capacissimo di intendere e volere. Non basterebbe una vita per quello che ha fatto a mia figlia. Non lo perdonerò mai per quello che ha fatto. Mi ha tolto un pezzo di cuore e a mia figlia ha tolto il bene più prezioso, la vita”. L’imputato tornerà ora nel carcere di Quartuccio, in Sardegna, dov’è detenuto.