Un buco in bilancio di “400 milioni” di euro a cui vanno aggiunti “decreti ingiuntivi, pignoramenti mobiliari e presso terzi” per “circa 250 milioni di euro”. Dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose, l’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria è destinata al default. Le casse sono vuote e il dissesto finanziario “appare necessario nell’interesse dell’Asp al fine di evitare ulteriori penalizzanti aggravi debitori e riflessi sulla collettività in termini di servizi pubblici sanitari da erogare”.
È quanto si legge nella delibera firmata giovedì dai commissari Giovanni Meloni, Maria Carolina Ippolito e Domenico Giordano con la quale hanno proposto “di disporre la gestione straordinaria dell’ente”. Gli approfondimenti fatti dai commissari prefettizi “hanno confermato la grave situazione di irregolarità e di squilibrio del bilancio aziendale”. In sostanza non ci sono alternative al dissesto di un Asp dove i bilanci – che dovevano per legge essere fatti – erano in realtà un optional. “L’Asp di Reggio Calabria – si legge nella delibera – dall’annualità 2013 non ha approvato i bilanci preventivi e d’esercizio”.
Come se non bastasse, “il processo di ricognizione del debito pregresso è stato avviato ma mai concluso” e questo ha fatto esplodere i contenziosi relativi ai crediti vantati dai fornitori che quando avviavano i pignoramenti non c’era nessuno che se ne occupava: “Il mancato governo dei pignoramenti presso il tesoriere, derivante dalla mancata regolarizzazione delle poste debitorie individuando a bilancio la risorsa di riferimento, segnalato dal collegio sindacale alla Corte dei conti, è pari a 400 milioni di euro circa”.
Una giungla di numeri dove nessuno leggeva i verbali del collegio sindacale che avrebbe segnalato “il mancato approntamento dei bilanci dell’Asp” e la necessità di fronteggiare il contenzioso pendente con “appositi fondi rischi”. “Il dissesto dell’Asp di Reggio Calabria, già sciolta per infiltrazione mafiosa, rappresenta l’acme delle malversazioni e delle umiliazioni perpetrate ai danni del nostro territorio” è stato il commento del sindaco della città dello Stretto Giuseppe Falcomatà (Pd). “La triste storia dell’Azienda sanitaria – aggiunge – deve farci riflettere perché segna il fallimento di intere classi dirigenti, siano state esse manager indicati dalla politica oppure commissari inviati dai governi per provare a ricostruire dalla macerie. Hanno fallito tutti e tutti hanno contribuito al fallimento dell’azienda”.